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Zambia

A Chirundu l’aiuto a mamme e bimbi affetti da Hiv

Continua il sostegno al progetto “Positivi nell’anima” per il Mtendere Mission Hospital, una struttura voluta dalla diocesi di Milano, che da due anni realizza un programma di prevenzione della trasmissione dell’Aids. Nei giorni scorsi la visita di don Antonio Novazzi e mons. Bruno Marinoni

di Luisa BOVE

15 Aprile 2013

Dall’aprile 2011 la Diocesi di Milano sostiene la campagna “Positivi nell’anima” tra le parrocchie e con spot televisivi per informare che al Mtendere Mission Hospital di Chiurundu è in atto un programma di prevenzione della trasmissione del virus Hiv dalla madre al bambino grazie alla somministrazione di farmaci (dalla 14esima settimana e per tutta la gravidanza). In questi giorni don Antonio Novazzi, responsabile della Pastorale missionaria, e mons. Bruno Marinoni, Vicario episcopale per gli Affari generali, sono in Zambia per visitare l’Ospedale africano voluto dalla Chiesa ambrosiana e per incontrare i preti fidei donum.

In due anni sono stati raccolti oltre 172.274,30 euro grazie a 414 donazioni provenienti da privati (91.672,67), parrocchie (35.468,84), enti (18.459), cappellanie ospedaliere e case di cura (4.410) e attraverso sms solidali (22.263,79).

Quello avviato due anni fa all’ospedale di Chirundu è un programma innovativo per lo Zambia e ha permesso di abbattere la trasmissione del virus Hiv dalla mamma al bambino dal 9% allo 0,9%, ciò significa che meno di un bimbo su 100, nato da madre affetta, risultava sieropositivo. «La donna viene invitata a partorire in ospedale e in caso di necessità si esegue il taglio cesareo per ridurre ulteriormente il rischio di trasmissione del virus al bambino», spiega suor Erminia Ferrario, medico presso il Mtendere Mission Hospital. In seguito il neonato riceve gli antiretrovirali per 6 settimane, poi l’assistenza continua per 2 anni alla Umoyo Clinic (che significa “clinica della vita”) per la somministrazione di farmaci contro le malattie opportunistiche e il monitoraggio – ogni sei mesi fino ai due anni di età del bambino – attraverso test specifici per verificare lo stato di sieroconversione all’Hiv.

«Grazie ai fondi raccolti con la campagna “Positivi nell’anima” – aggiunge la suora di Maria Bambina -, siamo riusciti ad acquistare un ecografo che permette di monitorare le donne Hiv positive in gravidanza e valutare l’accrescimento fetale per tutto il periodo della gestazione». Con una parte dei fondi raccolti è stato inoltre finanziato un training chirurgico che ha coinvolto la stessa suor Erminia e un medico congolese.

Il programma “Positivi nell’anima” ha assistito negli ultimi due anni circa 2.500 donne in gravidanza, offrendo a loro e ai rispettivi partner il test dell’Hiv. Questo ha permesso di attestare che ogni anno quasi 300 mamme risultavano affette e in seguito di intervenire assistendole con un programma specifico di terapia e monitoraggio. I bambini coinvolti invece erano circa 600.

Nell’ottobre scorso il ministero della Sanità zambiana, in collaborazione con una onlus americana (Aids ReLiv) che sostiene programmi di prevenzione e trattamento dell’Hiv, hanno organizzato un congresso al quale hanno invitato il Mtendere Mission Hospital perché presentasse il progetto “Positivi nell’anima”: dal percorso medico fino ai risultati ottenuti nei due anni di lavoro. Il grande apprezzamento per il successo raggiunto nell’abbattimento del virus ha portato a indicare questo modello come valido per tutto il Paese, da esportare non solo nei centri di eccellenza cittadini, ma anche negli ospedali rurali.

«Ora le sfide più grandi sono quelle di continuare il programma “Positivi nell’anima” per la prevenzione dell’Hiv – conclude suor Erminia -, ma anche di garantire una sanità pediatrica e un’educazione sanitaria che permettano al bambino di raggiungere l’età scolare e di affrontare in buone condizioni fisiche l’iter scolastico».