Sirio 26-29 marzo 2024
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6 dicembre

Sant’Ambrogio e il cuore di Milano

Non solo autorità ma anche moltissimi cittadini milanesi hanno assistito al Discorso alla città che l'Arcivescovo ha tenuto questa sera in Basilica. Il Sindaco Moratti: «I cantieri una proposta bellissima, da raccogliere e rilanciare subito»

di Francesca LOZITO Redazione

6 Dicembre 2010

Ha il cuore in mano Milano, si dice sempre così. E la mano questa sera è quella di Ambrogio, che ancora una volta nella basilica a lui dedicata vede raccogliersi tutta la città. Pregano i milanesi prima di tutto. E ascoltano le parole del cardonale, l’articolato discorso su quella possibilità che la città ha di riscattarsi rispetto alle tante situazioni difficili e, finalmente, dare frutto.
Ha il cuore in mano Milano perché il cardinale invita la città ad aprire quattro nuovi cantieri sociali di solidarietà e il sindaco Letizia Moratti accoglie la proposta. “Bellissima” la definisce, perché fatta con quello slancio che ha sempre caratterizzato questa città ed i suoi figli migliori.
Ci sono le autorità, sì, ma anche tanta gente semplice. Ci sono i giovani di Milano, quelli della Scuola di formazione socio politica. Sono loro i protagonisti di alcuni dei più toccanti passaggi del discorso del cardinale, loro, quelli che vogliono una Milano migliore e studiano e fanno un percorso di formazione per realizzarla. Ma non sarà solo per loro: non bisogna dimenticare quei tanti ragazzi per cui come dice Tettamanzi è “difficile germogliare se non si trova una terra feconda”. Anche per loro, anche con loro occorre costruire Milano.
Ci sono quelli che sono presenti fisicamente alla celebrazione, ma ci sono anche quelli che stanno negli stessi momenti magari rientrando dal lavoro. Oppure quelli che sono a casa perché il lavoro lo hanno perso: l’arcivescovo parla a tutti, perché tutti quelli che vivono nella città vuole raggiungere con le sue parole e la sua preghiera. E’ una Milano senza steccati quella che “sogna” Tettamanzi, una città in cui, ad esempio, i frutti del Fondo famiglia lavoro, da lui fortemente voluto due anni fa, non siano solo una questione di aiuto economico: aprire le porte di casa, ricostruire trame di vicinato, come una volta, perché ora non è più così?Il cardinale sa che per farlo occorre riconoscere il proprio fratello anche in chi viene da una terra lontana, e tra le tante persone che affollano la Basilica si nota anche qualche straniero, gente comune, cristiani come gli altri, perché, come vuole lo stesso Tettamanzi, non esiste un noi e loro, ma un’unica e sola comunità.
Tutti impegnati, “nessuno escluso” nel costruire la città di domani. Chiamati a cominciare già oggi. Ha il cuore in mano Milano, si dice sempre così. E la mano questa sera è quella di Ambrogio, che ancora una volta nella basilica a lui dedicata vede raccogliersi tutta la città. Pregano i milanesi prima di tutto. E ascoltano le parole del cardonale, l’articolato discorso su quella possibilità che la città ha di riscattarsi rispetto alle tante situazioni difficili e, finalmente, dare frutto.Ha il cuore in mano Milano perché il cardinale invita la città ad aprire quattro nuovi cantieri sociali di solidarietà e il sindaco Letizia Moratti accoglie la proposta. “Bellissima” la definisce, perché fatta con quello slancio che ha sempre caratterizzato questa città ed i suoi figli migliori.Ci sono le autorità, sì, ma anche tanta gente semplice. Ci sono i giovani di Milano, quelli della Scuola di formazione socio politica. Sono loro i protagonisti di alcuni dei più toccanti passaggi del discorso del cardinale, loro, quelli che vogliono una Milano migliore e studiano e fanno un percorso di formazione per realizzarla. Ma non sarà solo per loro: non bisogna dimenticare quei tanti ragazzi per cui come dice Tettamanzi è “difficile germogliare se non si trova una terra feconda”. Anche per loro, anche con loro occorre costruire Milano.Ci sono quelli che sono presenti fisicamente alla celebrazione, ma ci sono anche quelli che stanno negli stessi momenti magari rientrando dal lavoro. Oppure quelli che sono a casa perché il lavoro lo hanno perso: l’arcivescovo parla a tutti, perché tutti quelli che vivono nella città vuole raggiungere con le sue parole e la sua preghiera. E’ una Milano senza steccati quella che “sogna” Tettamanzi, una città in cui, ad esempio, i frutti del Fondo famiglia lavoro, da lui fortemente voluto due anni fa, non siano solo una questione di aiuto economico: aprire le porte di casa, ricostruire trame di vicinato, come una volta, perché ora non è più così?Il cardinale sa che per farlo occorre riconoscere il proprio fratello anche in chi viene da una terra lontana, e tra le tante persone che affollano la Basilica si nota anche qualche straniero, gente comune, cristiani come gli altri, perché, come vuole lo stesso Tettamanzi, non esiste un noi e loro, ma un’unica e sola comunità. Tutti impegnati, “nessuno escluso” nel costruire la città di domani. Chiamati a cominciare già oggi. – – – Il Discorso alla Città (https://www.chiesadimilano.it/or/ADMI/pagine/00_PORTALE/2010/Discorso_alla_Città_2010.pdf) – La sintesi del testo – Il saluto dell’Abate di Sant’Ambrogio (https://www.chiesadimilano.it/or/ADMI/pagine/00_PORTALE/2010/Saluto_De_Scalzi.pdf) – Photogallery