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Vaticano

Nasce il Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione

Con la lettera apostolica Motu proprio "Ubicumque et semper" di Benedetto XVI

di Rita SALERNO Redazione

12 Ottobre 2010

Un dicastero per la nuova evangelizzazione, capace di contrastare «il deserto interiore» che si insinua nelle regioni di antica cristianizzazione alle prese con il «relativismo e il secolarismo che emergono come nota caratteristica» di questi tempi.
A illustrare finalità e obiettivi del Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione – durante la conferenza stampa di presentazione del Motu Proprio di Benedetto XVI che istituisce l’organismo vaticano – è stato monsignor Rino Fisichella, alle cui cure è affidato. Quello attuale – sono parole di monsignor Fisichella – è un tempo di grandi sfide «che incidono non poco nei comportamenti di intere generazioni». A tanti elementi positivi, corrispondono non di rado forme di «distacco dalla fede come conseguenza di una diffusa forma di indifferenza religiosa, preludio per un ateismo di fatto. Spesso la mancanza di conoscenza dei contenuti basilari della fede porta, inevitabilmente, ad assumere comportamenti e forme di giudizio morale spesso in contrasto con l’essenza stessa della fede». Per Fisichella, a risentire di questa condizione di «secolarismo teso ad allontanare il contemporaneo dalla sua relazione fondamentale con Dio» sono soprattutto le Chiese di antica tradizione.
È il primo mondo, dunque, ad avere bisogno in modo specifico di una nuova evangelizzazione. È quanto afferma il Papa nel Motu Proprio. In particolare, puntualizza Benedetto XVI, nel tempo che viviamo «si è verificata una preoccupante perdita del senso del sacro, giungendo persino a porre in questione quei fondamenti che apparivano indiscutibili, come la fede in un Dio creatore e provvidente, la rivelazione di Gesù Cristo unico salvatore, e la comune comprensione delle esperienze fondamentali dell’uomo quali il nascere, il morire, il vivere in una famiglia, il riferimento a una legge morale naturale». Nasce da questa premessa il dicastero che, si legge all’articolo due del Motu Proprio del Pontefice, «persegue la propria finalità sia stimolando la riflessione sui temi della nuova evangelizzazione, sia individuando e promuovendo le forme e gli strumenti atti a realizzarla».
Il terzo punto spiega infine le finalità di fondo: «promuovere e favorire, in stretta collaborazione con le Conferenze Episcopali interessate, che potranno avere un organismo ad hoc, lo studio, la diffusione e l’attuazione del magistero pontificio relativo alle tematiche connesse con la nuova evangelizzazione».
«Le trasformazioni sociali alle quali abbiamo assistito negli ultimi decenni – scrive nel documento istitutivo il Pontefice – hanno cause complesse, che affondano le loro radici lontano nel tempo e hanno profondamente modificato la percezione del nostro mondo. Si pensi ai giganteschi progressi della scienza e della tecnica, all’ampliarsi delle possibilità di vita e degli spazi di libertà individuale, ai profondi cambiamenti in campo economico, al processo di mescolamento di etnie e culture causato da massicci fenomeni migratori, alla crescente interdipendenza tra i popoli». «Tutto ciò – annota il Papa – non è stato senza conseguenze anche per la dimensione religiosa della vita dell’uomo». Per Ratzinger «indifferentismo, secolarismo e ateismo» dilagano soprattutto in Paesi nei quali «il benessere economico e il consumismo, anche se frammisti a paurose situazioni di povertà e di miseria, ispirano e sostengono una vita vissuta “come se Dio non esistesse”». Un dicastero per la nuova evangelizzazione, capace di contrastare «il deserto interiore» che si insinua nelle regioni di antica cristianizzazione alle prese con il «relativismo e il secolarismo che emergono come nota caratteristica» di questi tempi.A illustrare finalità e obiettivi del Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione – durante la conferenza stampa di presentazione del Motu Proprio di Benedetto XVI che istituisce l’organismo vaticano – è stato monsignor Rino Fisichella, alle cui cure è affidato. Quello attuale – sono parole di monsignor Fisichella – è un tempo di grandi sfide «che incidono non poco nei comportamenti di intere generazioni». A tanti elementi positivi, corrispondono non di rado forme di «distacco dalla fede come conseguenza di una diffusa forma di indifferenza religiosa, preludio per un ateismo di fatto. Spesso la mancanza di conoscenza dei contenuti basilari della fede porta, inevitabilmente, ad assumere comportamenti e forme di giudizio morale spesso in contrasto con l’essenza stessa della fede». Per Fisichella, a risentire di questa condizione di «secolarismo teso ad allontanare il contemporaneo dalla sua relazione fondamentale con Dio» sono soprattutto le Chiese di antica tradizione.È il primo mondo, dunque, ad avere bisogno in modo specifico di una nuova evangelizzazione. È quanto afferma il Papa nel Motu Proprio. In particolare, puntualizza Benedetto XVI, nel tempo che viviamo «si è verificata una preoccupante perdita del senso del sacro, giungendo persino a porre in questione quei fondamenti che apparivano indiscutibili, come la fede in un Dio creatore e provvidente, la rivelazione di Gesù Cristo unico salvatore, e la comune comprensione delle esperienze fondamentali dell’uomo quali il nascere, il morire, il vivere in una famiglia, il riferimento a una legge morale naturale». Nasce da questa premessa il dicastero che, si legge all’articolo due del Motu Proprio del Pontefice, «persegue la propria finalità sia stimolando la riflessione sui temi della nuova evangelizzazione, sia individuando e promuovendo le forme e gli strumenti atti a realizzarla».Il terzo punto spiega infine le finalità di fondo: «promuovere e favorire, in stretta collaborazione con le Conferenze Episcopali interessate, che potranno avere un organismo ad hoc, lo studio, la diffusione e l’attuazione del magistero pontificio relativo alle tematiche connesse con la nuova evangelizzazione».«Le trasformazioni sociali alle quali abbiamo assistito negli ultimi decenni – scrive nel documento istitutivo il Pontefice – hanno cause complesse, che affondano le loro radici lontano nel tempo e hanno profondamente modificato la percezione del nostro mondo. Si pensi ai giganteschi progressi della scienza e della tecnica, all’ampliarsi delle possibilità di vita e degli spazi di libertà individuale, ai profondi cambiamenti in campo economico, al processo di mescolamento di etnie e culture causato da massicci fenomeni migratori, alla crescente interdipendenza tra i popoli». «Tutto ciò – annota il Papa – non è stato senza conseguenze anche per la dimensione religiosa della vita dell’uomo». Per Ratzinger «indifferentismo, secolarismo e ateismo» dilagano soprattutto in Paesi nei quali «il benessere economico e il consumismo, anche se frammisti a paurose situazioni di povertà e di miseria, ispirano e sostengono una vita vissuta “come se Dio non esistesse”».