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Valle d'Aosta

«Supportate la vostra vita con un progetto preciso»

Queste le parole del cardinale Tettamanzi ai ragazzi ambrosiani in campeggio in Valgrisenche e in Val di Rhemes: «Qui non c'è spazio per il superfluo e per tutte le distrazioni che caratterizzano la quotidianità. Si coglie l'essenzialità delle cose e si acquista consapevolezza di ciò che non è necessario»

di Filippo MAGNI Redazione

17 Luglio 2009

Il vialetto che collega la strada asfaltata al campeggio è lungo un centinaio di metri. Ai suoi lati, i ragazzi schierati in due file attendono l’arrivo del loro Arcivescovo. È iniziata così ieri, in Val di Rhemes, l’ultima visita della giornata del cardinale Tettamanzi ai campeggi ambrosiani della Val d’Aosta. In mattinata l’Arcivescovo di Milano si era recato in Valgrisenche, dove aveva celebrato la messa con gli oratori di Cinisello Balsamo, Dairago, Milano-San Barnaba al Gratosoglio, Saronno, Castelleone, Arconate e Gorgonzola (leggi l’articolo).
Il pomeriggio è stato invece dedicato ai ragazzi accampati a Rhemes Notre Dame, ma con un curioso fuoriprogramma. Saputo che sulla strada da percorrere in automobile si trova una piccola cappella montana dedicata a San Dionigi (martire parigino), il Cardinale non ha voluto mancare la visita. Parcheggiata la macchina, Tettamanzi si è inerpicato per un vialetto che, in una decina di minuti, l’ha portato alla chiesetta, già colma dei ragazzi che alloggiano lì vicino. Una breve preghiera insieme ai giovanissimi ha caratterizzato l’incontro e la ripartenza per la Val di Rhemes.
L’accoglienza calorosa dei giovani di Induno Olona, Novate Milanese e Casate Ticino ha scaldato subito l’atmosfera, carica del celebre coro «tutti pazzi per Tettamanzi». Il Cardinale ha rivolto parole semplici e impegnative ai ragazzi, spronandoli a «darsi da fare per un futuro che passi attraverso la sobrietà e la solidarietà per portarli alla felicità». Una felicità che, ha detto il Cardinale, «si raggiunge se la vita è supportata da un progetto preciso», fatto di scelte consapevoli come quella di San Matteo, il cui brano di Vangelo ha caratterizzato l’incontro. Il campeggio, ha aggiunto Tettamanzi, è una palestra di sobrietà: nelle tende della Val d’Aosta «non c’è spazio per il superfluo e per tutte le distrazioni che caratterizzano la quotidianità». In montagna, ha detto il Cardinale, «si coglie l’essenzialità delle cose e si acquista consapevolezza di ciò che non è necessario».
Durante la giornata l’Arcivescovo ha posato per centinaia di foto, ma il premio per l’originalità va sicuramente alle ultime tre. In un attimo, tra i tre oratori presenti nel campo di Rhemes Notre Dame, è scattata la gara a chi inventasse la posa più bella. Al Cardinale il compito di decretare la migliore. La conclusione è stata, per usare le parole di Tettamanzi, «salomonica». Tutti hanno vinto: Induno Olona per la categoria “spiritualità”, rappresentando l’immagine di una matita, oggetto nelle mani di Dio come amava definirsi Madre Teresa di Calcutta; Novate Milanese ha conquistato il premio per il simbolismo, con una piramide umana che si elevava verso il cielo; ai ragazzi di Casate Ticino, infine, la categoria “artistica”, grazie alla posa plastica di alcune ragazze. «Così potete essere felici – ha concluso Tettamanzi – e dire “siamo noi ad aver vinto!”». Il vialetto che collega la strada asfaltata al campeggio è lungo un centinaio di metri. Ai suoi lati, i ragazzi schierati in due file attendono l’arrivo del loro Arcivescovo. È iniziata così ieri, in Val di Rhemes, l’ultima visita della giornata del cardinale Tettamanzi ai campeggi ambrosiani della Val d’Aosta. In mattinata l’Arcivescovo di Milano si era recato in Valgrisenche, dove aveva celebrato la messa con gli oratori di Cinisello Balsamo, Dairago, Milano-San Barnaba al Gratosoglio, Saronno, Castelleone, Arconate e Gorgonzola (leggi l’articolo).Il pomeriggio è stato invece dedicato ai ragazzi accampati a Rhemes Notre Dame, ma con un curioso fuoriprogramma. Saputo che sulla strada da percorrere in automobile si trova una piccola cappella montana dedicata a San Dionigi (martire parigino), il Cardinale non ha voluto mancare la visita. Parcheggiata la macchina, Tettamanzi si è inerpicato per un vialetto che, in una decina di minuti, l’ha portato alla chiesetta, già colma dei ragazzi che alloggiano lì vicino. Una breve preghiera insieme ai giovanissimi ha caratterizzato l’incontro e la ripartenza per la Val di Rhemes.L’accoglienza calorosa dei giovani di Induno Olona, Novate Milanese e Casate Ticino ha scaldato subito l’atmosfera, carica del celebre coro «tutti pazzi per Tettamanzi». Il Cardinale ha rivolto parole semplici e impegnative ai ragazzi, spronandoli a «darsi da fare per un futuro che passi attraverso la sobrietà e la solidarietà per portarli alla felicità». Una felicità che, ha detto il Cardinale, «si raggiunge se la vita è supportata da un progetto preciso», fatto di scelte consapevoli come quella di San Matteo, il cui brano di Vangelo ha caratterizzato l’incontro. Il campeggio, ha aggiunto Tettamanzi, è una palestra di sobrietà: nelle tende della Val d’Aosta «non c’è spazio per il superfluo e per tutte le distrazioni che caratterizzano la quotidianità». In montagna, ha detto il Cardinale, «si coglie l’essenzialità delle cose e si acquista consapevolezza di ciò che non è necessario».Durante la giornata l’Arcivescovo ha posato per centinaia di foto, ma il premio per l’originalità va sicuramente alle ultime tre. In un attimo, tra i tre oratori presenti nel campo di Rhemes Notre Dame, è scattata la gara a chi inventasse la posa più bella. Al Cardinale il compito di decretare la migliore. La conclusione è stata, per usare le parole di Tettamanzi, «salomonica». Tutti hanno vinto: Induno Olona per la categoria “spiritualità”, rappresentando l’immagine di una matita, oggetto nelle mani di Dio come amava definirsi Madre Teresa di Calcutta; Novate Milanese ha conquistato il premio per il simbolismo, con una piramide umana che si elevava verso il cielo; ai ragazzi di Casate Ticino, infine, la categoria “artistica”, grazie alla posa plastica di alcune ragazze. «Così potete essere felici – ha concluso Tettamanzi – e dire “siamo noi ad aver vinto!”». –