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Cei

Questione educativa, un “sì” alla fiducia

Le parole del cardinale Bagnasco all'assemblea dei vescovi italiani

Alberto CAMPOLEONI Redazione

27 Maggio 2009

Sono molti i temi che la prolusione del presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, ha posto all’attenzione dei vescovi italiani e del Paese. Molti e decisivi per chi ha a cuore le persone e lo sviluppo armonico della nostra società, indipendentemente da una scelta di fede che pure non è indifferente. La riflessione appassionata sul senso della vita di ogni uomo, la difesa della sua dignità nelle espressioni fondamentali, a cominciare dal lavoro, l’attenzione al rispetto delle condizioni più deboli si aprono a una ferma speranza di futuro per unumanità che sia sempre più piena per tutti.
Difficile cogliere un tema “più importante” di altri. Certo però che la questione educativa sollevata dal Cardinale è e resta in qualche modo discriminante. Se non si riesce, infatti, a entrare profondamente in relazione con le persone, così da provocare in esse quel “risvegliarsi del soggetto” cui si richiama il cardinale Bagnasco, allora è difficile poter dire parole significative, capaci di orientare lo sviluppo delle persone e della società. Educare è questo ed è compito inesauribile e inesaurito, che accompagna l’intera esistenza di ogni uomo e di ogni donna.
Ecco allora due richiami che vengono, forti, dalle parole del presidente. Il primo riguarda gli adulti, nell’accezione di coloro che hanno responsabilità verso i più piccoli e i più giovani. Questi adulti sono oggi un problema, incapaci di proporre modelli e ideali all’altezza della grande sete che prova ogni uomo, a livello personale e sociale. È sotto gli occhi di tutti, per esempio, la deriva della vita pubblica, la banalizzazione di un’attività grande e importante come la politica, l’emergenza di interessi piccoli e privati laddove ci si aspetterebbe di cogliere tensioni e progetti per la trasformazione reale del mondo e delle relazioni intorno a noi. Sono molti i temi che la prolusione del presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, ha posto all’attenzione dei vescovi italiani e del Paese. Molti e decisivi per chi ha a cuore le persone e lo sviluppo armonico della nostra società, indipendentemente da una scelta di fede che pure non è indifferente. La riflessione appassionata sul senso della vita di ogni uomo, la difesa della sua dignità nelle espressioni fondamentali, a cominciare dal lavoro, l’attenzione al rispetto delle condizioni più deboli si aprono a una ferma speranza di futuro per unumanità che sia sempre più piena per tutti.Difficile cogliere un tema “più importante” di altri. Certo però che la questione educativa sollevata dal Cardinale è e resta in qualche modo discriminante. Se non si riesce, infatti, a entrare profondamente in relazione con le persone, così da provocare in esse quel “risvegliarsi del soggetto” cui si richiama il cardinale Bagnasco, allora è difficile poter dire parole significative, capaci di orientare lo sviluppo delle persone e della società. Educare è questo ed è compito inesauribile e inesaurito, che accompagna l’intera esistenza di ogni uomo e di ogni donna.Ecco allora due richiami che vengono, forti, dalle parole del presidente. Il primo riguarda gli adulti, nell’accezione di coloro che hanno responsabilità verso i più piccoli e i più giovani. Questi adulti sono oggi un problema, incapaci di proporre modelli e ideali all’altezza della grande sete che prova ogni uomo, a livello personale e sociale. È sotto gli occhi di tutti, per esempio, la deriva della vita pubblica, la banalizzazione di un’attività grande e importante come la politica, l’emergenza di interessi piccoli e privati laddove ci si aspetterebbe di cogliere tensioni e progetti per la trasformazione reale del mondo e delle relazioni intorno a noi. Andare controcorrente Il secondo richiamo è quello a non lasciarsi travolgere dal pessimismo e dalla sfiducia. Come è vero questo pericolo! Bisognerebbe chiedere ai papà e alle mamme, guardare all’interno delle famiglie, scrutare le relazioni e le sofferenze che abitano le nostre case per capire che qui si annida il rischio di mollare tutto. Come impegnarsi nella costruzione di relazione vere, in progetti a lungo termine come quelli di crescere figli in autonomia e libertà – figli che se ne andranno, che non sono proprietà – quando manca il tempo della vita insieme, quando le preoccupazioni economiche e il lavoro assorbono le energie più grandi. Quando il messaggio quotidiano dei mass media, dei cartelloni pubblicitari, dei modelli vincenti è rivolto al benessere personale da raggiungere in fretta, senza fatica… Un vero imbroglio che non fa che aumentare frustrazioni e senso di impotenza. Qui sta il nodo, qui arriva la sfiducia, che innesta spirali da togliere il fiato.Il messaggio che viene una volta di più dalla Chiesa, da sempre protagonista di un impegno educativo che dà sostanza alla sua stessa missione, è avere fiducia. Perché Qualcun Altro ha fiducia nell’uomo. Vale la pena giocare la vita anche controcorrente. Vale la pena di dedicarsi agli altri più che a se stessi, vale la pena continuare a scommettere sulla bellezza e sulla pienezza dell’esistenza, da scoprire pur con fatica. Se la Chiesa può dirlo in virtù anzitutto della propria fede, tuttavia questa testimonianza può diventare lievito nella società, con l’attenzione e la capacità di cogliere e valorizzare tutti i fermenti positivi, i segnali di attenzione e le richieste che vengono da più parti. Può diventare invito e stimolo alle diverse istituzioni perché svolgano bene il proprio compito: la famiglia, la scuola e via via salendo in una scala di sussidiarietà che meriterebbe, peraltro, una tappa per ogni gradino.