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Turchia

«Eminenza, ci regali uno dei suoi sacerdoti»

L'incontro dei pellegrini milanesi con alcuni testimoni della Chiesa locale. Il rapporto con i musulmani, le conversioni al cattolicesimo. E una intensa richiesta di aiuto

Davide MILANI Redazione

24 Aprile 2009

«Facciamolo uscire subito, altrimenti tutti i detenuti diventeranno cristiani». Li racconta senza soluzione di continuità, uno dietro l’altro, gli episodi della sua vita padre Roberto Ferrari, missionario cappuccino originario di Reggio Emilia da 59 anni in Turchia. L’inizio della sua arrembante presenza tra i musulmani non è stato facile: per due volte incarcerato, non per aver commesso reati ma semplicemente perché religioso cattolico. Ma anche nelle tre grandi stalle di cavalli a Trebisonda adibite a prigione, padre Roberto è riuscito a essere testimone credibile del Vangelo e a mettersi a servizio dei compagni di detenzione, al punto di guadagnarsi l’ammirazione di tutti. E di provocare la decisione del responsabile del carcere di buttarlo fuori, per timore di una conversione di massa al cattolicesimo.

Padre Roberto Ferrari, in Turchia da 59 anni