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Azione cattolica

Al lager di Dachau: dov’è Dio?

"Nel luogo del dolore, fare memoria dell'amore". È il pensiero di don Luca Ciotti, che con queste parole ha introdotto i giovani di Ac alla visita del lager di Dachau

di Luca CIOTTI Redazione Diocesi

4 Settembre 2009

Sono quattro le parole che ci accompagneranno alla visita del campo di Dachau: silenzio, iniquità, memoria e attesa. Oltre al silenzio mi veniva in mente la parola iniquità. Il cardinale Carlo Maria Martini andando ad Auschwitz parla del mistero dell’iniquità, del male che assume diverse fattezze e che si propaga dal singolo alla collettività sino addirittura alla teorizzazione del male stesso. Qui a Dachau ci troviamo esattamente in questa situazione. La terza parola che mi veniva in mente da pensare e che questo è il luogo della memoria. È già stato citato Primo Levi dove dice: «Meditate che questo è stato, vi comando queste parole a dirvi non perdere la memoria». Sono quattro le parole che ci accompagneranno alla visita del campo di Dachau: silenzio, iniquità, memoria e attesa. Oltre al silenzio mi veniva in mente la parola iniquità. Il cardinale Carlo Maria Martini andando ad Auschwitz parla del mistero dell’iniquità, del male che assume diverse fattezze e che si propaga dal singolo alla collettività sino addirittura alla teorizzazione del male stesso. Qui a Dachau ci troviamo esattamente in questa situazione. La terza parola che mi veniva in mente da pensare e che questo è il luogo della memoria. È già stato citato Primo Levi dove dice: «Meditate che questo è stato, vi comando queste parole a dirvi non perdere la memoria». Dio è appeso alla forca In questo luogo della memoria non possiamo non raccogliere l’interrogativo di fondo che don Angelo ci richiamava: dov’è Dio? Mi veniva in mente il libro di Elie Wiesel «La notte» in cui raccontando di questa domanda nel momento in cui un bambino viene messo sulla forca il commento che vie fatto è: «Dov’è dunque Dio? E io sentivo in me una voce che gli rispondeva: Dov’è? Eccolo: è appeso lì, a quella forca� Quella sera la zuppa aveva un sapore di cadavere». In questo luogo della memoria faremo memoria di quell’amore che è esattamente l’opposto del mistero dell’iniquità perché l’Eucaristia ci consegna la memoria viva di una vita donata, così che anche la nostra vita diventi un dono e non una sopraffazione dell’altro. L’attesa e la speranza Mi sembra che sia anche il luogo dell’attesa. La pensavo in questi due termini: attesa della morte, per tanti è stato proprio così, ma anche attesa della liberazione. Chi ha qualcosa o qualcuno da attendere, o a cui tendere, ritrova le ragioni della speranza. Ci sono racconti di persone che sono state in campo di concentramento che ci hanno consegnato le ragioni profonde della speranza. L’ultima parola, anche se ce ne sono tante altre, è un luogo di riconciliazione perché, solo così, nel perdono si possono costruire relazioni che ci fanno dire «questo è un uomo», anzi «questo è mio fratello». Allora chiediamo proprio al Signore di accompagnarci questa mattina perché possiamo entrare un po’ di più nel mistero stesso di Dio e nel mistero stesso dell’uomo. – – – La Rosa Bianca oggi: pensieri dei giovani di Ac – Franz J. Muller: «Io, membro della Rosa Bianca» – Azione Cattolica nella Chiesa e nella società – Al lager di Dachau: dov’è Dio?