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Milano

Affori, la sfida bella e difficile del dialogo

Conclusa la visita pastorale dell'Arcivescovo nel decanato a nord della città, impegnato a favorire l'integrazione dei moltissimi stranieri presenti. Ai giovani proposte di pastorale unitaria

Cristina CONTI Redazione

9 Febbraio 2009
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Dergano, Bovisasca, Comasina. Il Decanato Affori si trova a Nord di Milano. Ieri l’Arcivescovo ha concluso la visita pastorale decanale con la celebrazione della messa nella parrocchia di S. Bernardo. Abbiamo chiesto al decano, don Maurizio Lucchina, quali sono le caratteristiche di questa zona e i suoi problemi.

Un decanato periferico, al confine della città. Chi sono gli abitanti della vostra zona?
Molti anziani e molti immigrati. Tra gli anni Cinquanta e Sessanta qui sorgevano grandi fabbriche, ora dismesse. E questo ha portato alla nascita di nuovi insediamenti e alla riqualificazione delle diverse aree a scopo abitativo. In particolare nella zona di Bruzzano e Affori sono arrivate circa 500-600 famiglie nuove. Le difficoltà nel cammino insieme certo non mancano: penso però che essere parroco, o comunque cristiano a Milano, sia un compito arduo, ma anche bello. È un po’ una sfida per chi lo vive.

L’immigrazione è uno dei problemi che in questo periodo sono più presenti nel capoluogo lombardo. Come viene vissuta da voi?
Nel nostro decanato c’è una presenza fortissima di immigrati. I caseggiati più vecchi, in particolare quelli costruiti quaranta-cinquant’anni fa, negli ultimi anni hanno visto un alto incremento di stranieri. Si tratta di persone in prevalenza di religione cattolica e islamica. Basta fare il nome di qualche via del nostro decanato per capire subito la densità di immigrati che abita qui. Viale Jenner, via Imbonati zone che richiamano alla mente noti episodi di cronaca. Ma ci sono anche molti cattolici, che hanno in qualche modo legami con la comunità. In tanti partecipano, infatti, alle funzioni domenicali. Per favorire l’integrazione noi preti richiamiamo spesso l’attenzione sul dialogo. Sarebbe bello che le persone riuscissero a incontrarsi, chiacchierare, scambiarsi esperienze anche fuori dalla parrocchia. In particolare cerchiamo di insistere sull’importanza di non considerare i fedeli stranieri come extra-comunitari, dopo tutto i cristiani fanno parte tutti di un’unica comunità, che è la Chiesa.

Spesso nelle periferie è presente il problema della solitudine. Come vivono gli anziani da voi?
Le persone ultrassessantacinquenni sono aiutate in particolar modo dalla Caritas e dal V.S.P. Bruzzano onlus. La Caritas segue sia gli anziani che gli immigrati attraverso i centri di ascolto ed è coordinata, come avviene ormai in tutte le parrocchie, da una equipe. Non è certo un discorso solo economico. L’obiettivo è quello di dare un sostegno anche morale e psicologico a tutti coloro che si trovano a vivere un disagio. Per quanto riguarda gli anziani, la preoccupazione maggiore è sempre e comunque stare loro vicino, perché anche qui la solitudine è dietro l’angolo. Le persone che hanno difficoltà a muoversi e i disabili, inoltre, a Bruzzano possono contare su un altro servizio, il V.S.P. (Volontari Sostegno Persona), un’associazione di volontariato nata nel 1979 che dà loro una mano nelle attività quotidiane.

Si parla sempre di più della crisi economica. Da voi come viene vissuto questo momento?
Durante il periodo delle benedizioni, entrando nelle case, spesso mi è capitato di incontrare situazioni difficili. Chi vive di pensione fa fatica. Se l’appartamento è di proprietà le cose vanno ancora bene, altrimenti è dura. Ma l’impressione che ho avuto è comunque quella di una crisi sommessa. Molti ancora sono restii a venire a chiedere aiuto ai preti o alla Caritas. Le difficoltà ci sono ma nessuno ancora ne parla: nelle celebrazioni e nella catechesi cerchiamo, in ogni caso, di fare appello alla solidarietà nei rapporti umani.

Passiamo invece ai giovani. Sono presenti nelle attività parrocchiali?
La situazione dei questa fascia d’età è piuttosto difficile in tutta la città, certo i problemi di disagio e addirittura di droga sono presenti come altrove. Ma da noi molti giovani sono ben integrati nelle attività parrocchiali e addirittura direi che sono più avanti degli adulti nella visione di una pastorale unitaria. Sono disposti a muoversi da una parrocchia all’altra, frequentano cammini decanali comuni, si conoscono tra loro, si muovono di più. Dergano, Bovisasca, Comasina. Il Decanato Affori si trova a Nord di Milano. Ieri l’Arcivescovo ha concluso la visita pastorale decanale con la celebrazione della messa nella parrocchia di S. Bernardo. Abbiamo chiesto al decano, don Maurizio Lucchina, quali sono le caratteristiche di questa zona e i suoi problemi.Un decanato periferico, al confine della città. Chi sono gli abitanti della vostra zona?Molti anziani e molti immigrati. Tra gli anni Cinquanta e Sessanta qui sorgevano grandi fabbriche, ora dismesse. E questo ha portato alla nascita di nuovi insediamenti e alla riqualificazione delle diverse aree a scopo abitativo. In particolare nella zona di Bruzzano e Affori sono arrivate circa 500-600 famiglie nuove. Le difficoltà nel cammino insieme certo non mancano: penso però che essere parroco, o comunque cristiano a Milano, sia un compito arduo, ma anche bello. È un po’ una sfida per chi lo vive.L’immigrazione è uno dei problemi che in questo periodo sono più presenti nel capoluogo lombardo. Come viene vissuta da voi?Nel nostro decanato c’è una presenza fortissima di immigrati. I caseggiati più vecchi, in particolare quelli costruiti quaranta-cinquant’anni fa, negli ultimi anni hanno visto un alto incremento di stranieri. Si tratta di persone in prevalenza di religione cattolica e islamica. Basta fare il nome di qualche via del nostro decanato per capire subito la densità di immigrati che abita qui. Viale Jenner, via Imbonati zone che richiamano alla mente noti episodi di cronaca. Ma ci sono anche molti cattolici, che hanno in qualche modo legami con la comunità. In tanti partecipano, infatti, alle funzioni domenicali. Per favorire l’integrazione noi preti richiamiamo spesso l’attenzione sul dialogo. Sarebbe bello che le persone riuscissero a incontrarsi, chiacchierare, scambiarsi esperienze anche fuori dalla parrocchia. In particolare cerchiamo di insistere sull’importanza di non considerare i fedeli stranieri come extra-comunitari, dopo tutto i cristiani fanno parte tutti di un’unica comunità, che è la Chiesa.Spesso nelle periferie è presente il problema della solitudine. Come vivono gli anziani da voi?Le persone ultrassessantacinquenni sono aiutate in particolar modo dalla Caritas e dal V.S.P. Bruzzano onlus. La Caritas segue sia gli anziani che gli immigrati attraverso i centri di ascolto ed è coordinata, come avviene ormai in tutte le parrocchie, da una equipe. Non è certo un discorso solo economico. L’obiettivo è quello di dare un sostegno anche morale e psicologico a tutti coloro che si trovano a vivere un disagio. Per quanto riguarda gli anziani, la preoccupazione maggiore è sempre e comunque stare loro vicino, perché anche qui la solitudine è dietro l’angolo. Le persone che hanno difficoltà a muoversi e i disabili, inoltre, a Bruzzano possono contare su un altro servizio, il V.S.P. (Volontari Sostegno Persona), un’associazione di volontariato nata nel 1979 che dà loro una mano nelle attività quotidiane. Si parla sempre di più della crisi economica. Da voi come viene vissuto questo momento?Durante il periodo delle benedizioni, entrando nelle case, spesso mi è capitato di incontrare situazioni difficili. Chi vive di pensione fa fatica. Se l’appartamento è di proprietà le cose vanno ancora bene, altrimenti è dura. Ma l’impressione che ho avuto è comunque quella di una crisi sommessa. Molti ancora sono restii a venire a chiedere aiuto ai preti o alla Caritas. Le difficoltà ci sono ma nessuno ancora ne parla: nelle celebrazioni e nella catechesi cerchiamo, in ogni caso, di fare appello alla solidarietà nei rapporti umani.Passiamo invece ai giovani. Sono presenti nelle attività parrocchiali? La situazione dei questa fascia d’età è piuttosto difficile in tutta la città, certo i problemi di disagio e addirittura di droga sono presenti come altrove. Ma da noi molti giovani sono ben integrati nelle attività parrocchiali e addirittura direi che sono più avanti degli adulti nella visione di una pastorale unitaria. Sono disposti a muoversi da una parrocchia all’altra, frequentano cammini decanali comuni, si conoscono tra loro, si muovono di più. La scheda – Il Decanato Affori di Milano è formato da otto parrocchie e da due cappellanie, il Cimitero di Bruzzano e il polo universitario. Tra queste, quattro sono le comunità dalla storia più lunga: la Bovisa, San Nicolò a Dergano, Affori e Bruzzano. Altre quattro sono nate più recentemente, tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Il territorio delle parrocchie del Decanato Affori fa parte della zona civica 9 ed è abitato da 78.485 abitanti. – L’esperienza della Vsp –

Il decano don Maurizio Lucchina