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Una sollecitazione per tutti a riflettere sul fatto religioso

Tra la partecipazione dei fedeli e l'indifferenza di chi non crede, una processione può comunque suscitare attenzione

5 Giugno 2008

20/05/2008

di Salvatore NATOLI
Docente di filosofia teoretica presso
la facoltà di Scienze della formazione
dell’Università degli studi Milano Bicocca

Distinguo due aspetti di questo evento. Uno riguarda i fedeli che partecipano alla processione eucaristica. E da questo punto di vista ritengo sia opportuno che questo gesto si faccia, perchè tutte le esperienze religiose, in particolare quella cristiana, sono esperienze comunitarie. Che quindi vi siano degli eventi che riguardano simboli determinanti per la comunità e che siano pubblicamente celebrati.

E mi pare ovvio, anzi doveroso che siano celebrati non solo nelle chiese, ma nelle strade, dal momento che le confessioni religiose sono pubbliche. Questo uscire all’esterno per proclamare dinanzi a chi non è credente o agnostico la propria fede è una modalità che appartiene alla tradizione e che considero positiva.

Entro nel secondo aspetto: guardo la processione con gli occhi di chi non vi prende parte. In passato queste celebrazioni, nel nostro caso la processione, avvenivano in un contesto complessivamente attento all’evento religioso e con una disposizione di deferenza anche da parte di chi non vi partecipava.

Oggi questo evento si attua in una società che non è interessata a questi fatti religiosi, li guarda con indifferenza, addirittura forse i più giovani non ne capiscono il significato. Parole come processione eucaristica, Corpus Domini, forse non appartengono al loro vocabolario. Si tratterebbe di fare un’inchiesta per vedere se nella semantica abituale questi termini abbiano un qualche significato.

C’è una dimensione di indifferenza e in taluni casi forse anche di fastidio perché si interrompe l’ordine pubblico, si rovina il passeggio. Da questo punto vista, sociologico, la cosa si presenta ambigua. Detto questo, se si deve decidere se farla o meno, direi che è opportuno farla nel senso che può anche sortire l’effetto di suscitare in alcuni attenzione che in altri modi non avrebbero. Può essere una sollecitazione a riflettere sul fatto religioso anche per chi religioso non è.