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Sempre più pellegrini a Tarso danno una testimonianza di fede

Con l'apertura a giugno dell'Anno Paolino si sono moltiplicati in Turchia i pellegrinaggi, molti gli italiani, i tedeschi, gli spagnoli e francesi che hanno visitato la terra natale dell'apostolo. Parla mons. Luigi Padovese, vicario apostolico di Anatolia

9 Settembre 2008

11/00/2008

Sono passati poco più di due mesi dall’apertura ufficiale, il 28 giugno scorso a Roma, dell’Anno Paolino (fino al 29 giugno 2009). Tarso, città natale dell’apostolo, sta diventando meta di pellegrinaggio di fedeli da ogni parte del mondo. Per seguire più da vicino i primi passi di questo importante evento della Chiesa abbiamo parlato con mons. Luigi Padovese, vicario apostolico di Anatolia e presidente della Conferenza episcopale di Turchia.

A poco più di due mesi dal suo inizio come procede l’Anno Paolino?
Dal 22 giugno scorso, quando abbiamo aperto qui in Turchia l’Anno Paolino, è un continuo susseguirsi di pellegrini provenienti da diversi Paesi, Italia, Germania, Spagna e Francia su tutti. Non c’è giorno in cui non arrivino gruppi di fedeli a Tarso, un movimento incredibile rispetto al passato. Ma non è l’unica nota positiva. La loro presenza dà visibilità anche alla chiesa turca e ai cristiani in genere. I fedeli vengono qui per pregare e ciò è una grande testimonianza verso il mondo musulmano che così si rende conto che anche i cristiani pregano, credono in Dio e hanno un atteggiamento di fede. Aggiungo, poi, che per coloro che vivono qui non manca anche il vantaggio economico che questi gruppi portano e che aiuta anche la vita del luogo. C’è poi un’altra nota positiva…

Quale sarebbe?
A Tarso non si paga più il biglietto per entrare in chiesa, come accadeva fino a poco tempo fa. Come Chiesa non ci interessa tanto il pagamento di poche lire turche che si versavano come ingresso, quanto il fatto che i pellegrini hanno l’idea di entrare in chiesa e non in un museo.

Riguardo a questa chiesa-museo intitolata a San Paolo, lei aveva inoltrato alle autorità la richiesta di una concessione permanente per adibirla a luogo di culto. Ha avuto risposta?
Da parte delle autorità, a più livelli, ho raccolto l’intenzione di concederci questa chiesa ma fino ad ora non è stato fatto nulla. Aspettiamo che alle parole seguano i fatti. Ad oggi abbiamo la totale disponibilità del museo a qualsiasi ora – abbiamo l’altare sempre predisposto con i simboli religiosi la croce e l’icona di san Paolo – ma non conosciamo l’esito della richiesta di concessione della chiesa che sarebbe per tutti i cristiani che arrivano a Tarso, non solo per i cattolici. Su questa richiesta devo registrare un’attenzione da parte di autorità politiche estere.

Pochi giorni fa ho accompagnato una delegazione di deputati tedeschi a visitare Antiochia e Tarso. Al termine i deputati hanno voluto incontrare il vice-prefetto di Tarso per ribadire la necessità che per i pellegrini ci sia un luogo di culto, lì dove l’apostolo Paolo è nato. Ci sarebbe poi anche la richiesta di un centro per i pellegrini che dovrebbe nascere nei locali di una vecchia fabbrica di lana, adiacente alla chiesa, così come proposto dal ministro del Turismo e della Cultura, anche qui siamo in fase di stallo.

L’Anno Paolino potrebbe allargare le vie dei pellegrinaggi anche alla Turchia?
Spero di sì anche se parlando con i pellegrini ho avuto la sensazione che non tutti sanno dell’importanza che ha avuto questa terra per il primo Cristianesimo. Le radici della fede cristiana si trovano certamente in Palestina, ma il tronco è in Turchia. Qui è nata la buona parte del Nuovo Testamento ed è dalla Turchia che i grandi missionari sono partiti per tutto il mondo occidentale, penso ovviamente all’apostolo Paolo, ad Ireneo di Lione che nativo di Smirne svolse tutto il suo ministero in Gallia, i membri della piccola comunità cristiana di Roma che avevano i loro familiari in Galizia, Ponto, Vitinia, Cappadocia e ai quali si rivolge Pietro nella sua prima Lettera. Sono tutti elementi che testimoniano l’importanza di questa terra per il Cristianesimo.

Cosa prevede per il prosieguo dell’Anno?
Da settembre in poi, salvo una pausa invernale, ci aspettiamo un aumento del flusso di pellegrini. Alla fine di settembre avremo i vescovi delegati della Conferenza episcopale tedesca, in primavera arriveranno i presidenti delle Conferenze episcopali del Sud est europeo, nei prossimi giorni in ritiro ci saranno gli studenti della Pontificia università Gregoriana, il calendario degli arrivi si sta arricchendo giorno dopo giorno.