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La famiglia nella realtà della malattia

Per la Giornata mondiale del malato, lunedì 11 febbraio, indicazioni e spunti di riflessione a partire dal tema proposto dalla Cei

5 Giugno 2008

06/02/2008

di monsignor Piero CRESSERI
Responsabile del Servizio per la Pastorale della Salute

“La famiglia nella realtà della malattia” e’ il tema che la Cei, attraverso l’Ufficio e la Consulta Nazionale per la pastorale della salute, ha indicato per la Giornata mondiale del malato, lunedì 11 febbraio.

La malattia presenta un’infinità di aspetti e di problemi estremamente diversificati a secondo del tipo di patologia e dei differenti contesti familiari e socioculturali in cui ogni persona viene a trovarsi. Che cosa può fare una famiglia messa alla prova, a volte molto duramente, per alleviare il dolore e i disagi del proprio congiunto malato e per costruire una speranza capace di illuminare il suo cammino di ogni giorno?

Sentire il dolore dell’altro
La famiglia, quando fa esperienza della malattia di un suo componente, cambia ritmo di vita. Vengono mutati i tempi e i rapporti al proprio interno e col mondo esterno: il lavoro del capo famiglia non può più proseguire, il tempo libero scompare, le “ferie” non si possono effettuare, i tempi di recupero eliminati dal calendario, la preghiera non può più seguire i ritmi normali…

Tutti i componenti della famiglia sono invitati a condividere con il malato, a “patire-con”. Ciò permette di crescere in quella maturazione spirituale che è luogo di esercitazione provvidenziale per una crescita personale armoniosa e completa. Negare attenzione e aiuto davanti al dolore dell’altro non solo è mancanza, ma è anche la perdita di valori indispensabili per la vita, difficilmente poi recuperabili.

Diventare compagni nella condivisione della malattia
La parabola evangelica del Buon Samaritano è senz’altro un esempio illuminante e stimolante per chiunque si trova a fare esperienza con la malattia di un proprio amico. La famiglia deve aprire rapporti con altre persone (medici, operatori sanitari, badanti, volontari…) che aiutano, a volte in modo determinante, a superare il senso di impotenza e di ribellione davanti alla malattia.

La famiglia scopre tutta la sua fragilità, l’incapacità a gestire anche i comportamenti più elementari ed è chiamata a gestire uno speciale ruolo di sostegno al malato, scoprendo preziose forze latenti. Al primo momento di sconcerto, che può avere una fase più o meno lunga, la famiglia è chiamata a crescere e a gestire la situazione nuova creatasi.

Il ruolo della comunità cristiana
La comunità cristiana è chiamata alla solidarietà, alla scoperta del valore immenso dell’ascolto, dell’accompagnamento e della relazione di aiuto. La comunità e’ chiamata a farsi vicino a chi è fragile e non riesce a superare le difficoltà; e’ chiamata a farsi “prossimo”, cominciando dall’ascolto attento delle fragilità.

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