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Intervista a padre Hans V�cking del Ccee FIRMATA UNA CARTA EUROPEA DELL’ISLAM

5 Giugno 2008

E’ stata firmata a Bruxelles nella sede del Parlamento europeo la “Muslims of Europe Charter”. Il testo è stato presentato e firmato dalla Federazione delle organizzazioni islamiche in Europa . Secondo quanto si legge nel documento, è frutto di un lungo lavoro iniziato nel 2000 e “rimane aperto a tutte le organizzazioni che intenderanno adottarlo”. La carta – di 6 pagine – elenca “i principi generali” dell’islam per una sua “migliore comprensione” all’esterno e come “base di integrazione dei musulmani nella società” europea. Si ribadiscono pertanto il rispetto dell’islam per tutti gli esseri umani, l’uguaglianza tra uomo e donna, la famiglia fondata sul matrimonio, il rifiuto della violenza e del terrorismo. Nel presentare il documento, Mario Mauro, vicepresidente del Parlamento Ue, ha detto che “si tratta di un’ottima spinta per rafforzare il dialogo interculturale e interreligioso anche alla luce dell’insistenza sul dovere che ha il musulmano di rispettare il non musulmano”. Lo abbiamo fatto leggere a padre Hans Vöcking, responsabile della sezione “Islam in Europa” del Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali in Europa).

16/01/2008

Che cosa pensa dell’iniziativa?
I musulmani riuniti nella Fioe hanno preso una posizione comune per riflettere sul futuro dei musulmani in Europa. E’ un buon segnale perché questa riflessione è una tappa necessaria per l’integrazione dei musulmani nella società ed è anche un segnale che la società europea è divenuta una società multi religiosa. Credo che sia una cosa positiva soprattutto perché per la prima volta che una organizzazione musulmana a livello europeo riflette sull’avvenire dell’Islam in Europa.

Che impressione le ha dato il testo?
Riguardo ai contenuti, bisogna riconoscere che il testo usa termini molto generosi, che mancano però di precisione. Si ha l’impressione di stare di fronte ad un appello moralista, chiedendo per esempio di riconoscere i musulmani come comunità religiosa. Un appello rivolto ai musulmani perché si uniscano e facciano uno sforzo in più per la loro integrazione nella società europea riconoscendo i sistemi giuridici, democratici e pluralisti esistenti. Ed è un appello rivolto anche ai responsabili politici dei Paesi europei perché siano riconosciuti i musulmani in quanto comunità religiose.

Cosa intende per testo generico?
Per dare qualche esempio, nell’articolo 3 della sezione riservata all’Islam, il testo parla dei 6 pilastri della fede islamica e poi fa riferimento alla shari’ah ma dice solamente che la shari’ah è “espressione di atti di culto ed interazione umana”. Ma non c’è una definizione chiara circa il modo in cui essi comprendono esattamente la shari’ah. La si deve intendere così come è stata formulata e praticata nei secoli o è una shari’ah riformulata e ripensata? E’ una questione seria, importante che loro devono assolutamente chiarire. Il testo parla poi della donna, ma anche in questo caso resta un genere di appello, senza precisione. Viene poi da chiedere in che senso intendono formulare termini come jihad, intesa come sforzo personale per compiere la volontà di Dio e praticare la giustizia tra i popoli o jihad come aggressione?

Quale impatto, secondo lei, avrà la carta sulle comunità locali?
Penso che questa carta sia un primo passo che dimostra che l’organizzazione è impegnata a riflettere sull’avvenire della presenza musulmana in Europa. Resta però nella generalità. Si ha poi l’impressione che sia scritta più per i non musulmani e gli europei in genere che per i musulmani stessi perché notino la loro presenza in Europa e sappiano le richieste specifiche che avanzano. Faccio riferimento al paragrafo sulla cittadinanza, dove all’articolo 21 si fa riferimento alle istituzioni politiche.

Bisogna riconoscere che si tratta di una prima tappa nel senso che i musulmani cominciano a comprendere che la loro presenza in Europa pone anche a loro interno dei problemi e riconoscono che devono trovare il modo per parlare con gli europei per costruire un futuro comune. Ma con un testo simile si può avanzare concretamente molto poco. Più che una carta di principi, il testo appare come un appello. Ma sono i dettagli che bisogna definire. Si tratta cioè di capire che siamo di fronte alla ripetizione di una antica tradizione o al segnale di uno sforzo che i musulmani stanno facendo per aggiornare questi principi.