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I linguaggi per raccontare la fede

L'esperienza di Anna e Fabio Lassini che hanno scelto di parlare di Dio ai loro figli di 2 e 4 anni fin dal giorno della nascita. Oltre a comunicare attraverso l'esempio, utilizzano storie e disegni

5 Giugno 2008

di Luisa BOVE

Non hanno dubbi Anna e Fabio Lassini, a parlare di Dio ai figli si può iniziare da subito, «fin dal primo giorno in cui nascono ed entrano in famiglia». Certo l’unico linguaggio che capiscono quando sono così piccoli è quello degli affetti, «se i bambini vivono in un clima di serenità e di gioia si rendono conto chi è Dio per loro. Quando poi saranno cresciuti e avranno la capacità di capire anche intellettualmente chi è il Signore avranno già compreso che è essenzialmente amore». I due coniugi sono sposati da sei e hanno due bambini, Damiano di 4 anni e mezzo e Michele di due più piccolo.

I Lassini hanno entrambi alle spalle un serio cammino di fede, arricchito da esperienze significative nello scoutismo, dalle suore della carità, quelle di Maria Bambina, e nella Comunità Abbà di Castelletto di Cuggiono. Dio ha segnato la loro vita e oggi sono contenti di trasmettere la loro fede ai figli, «perché non ha senso aspettare che abbiano 8 anni quando iniziano catechismo». Hanno chiaro il loro ruolo e la responsabilità perché «come genitori siamo profeti di Dio».

Ci sono tanti momenti della giornata in cui mamma e papà possono parlare di Gesù ai figli, scegliendo il momento e il linguaggio giusto. «Di solito la sera, con la televisione spenta, ci sediamo tutti sul lettone – spiega Anna -, leggiamo un libretto e guardiamo insieme le figure. Questo è un momento in cui la fede può essere comunicata, èil momento della coccola, quando si prende in braccio il bambino e gli si raccontano le cose belle della vita».

Tre mesi fa i Lassini hanno pubblicato un libro per bambini, “Cieli in dialogo” (edito da “La memoria del mondo”), Anna ha scritto il testo e Fabio ha realizzato i disegni. Sono tre i linguaggi che i due genitori privilegiano per comunicare la fede ai loro figli: «il disegno, perché è più diretto della parola; la storia, attraverso i testi di scrittori come il gesuita Anthony De Mello e Pino Pellegrino, e l’esempio della loro vita. Per noi queste sono le condizioni fondamentali per comunicare la fede».

Èla prima volta che realizza un volume così?
Avevo scritto in passato un’opera intitolata “Grazie alla vita” in occasione della nascita del mio primo figlio, poi l’ho continuato quando è nato il secondo. Non è mai stato pubblicato, ma lo abbiamo distribuito a tutti i familiari come ringraziamento alla vita verso coloro che ci hanno preceduto, senza di loro Damiano e Michele, che sono figli nostri, oggi non ci sarebbero.

Come è nata l’idea del libro?
“Cieli in dialogo” è nato dalla preghiera costante e prolungata, oltre che dall’invocazione allo Spirito Santo. A partire dalla preghiera del “Padre nostro” il desiderio era di dialogare con il Cielo, essenziale per vivere la quotidianità. L’idea quindi non è nata a tavolino, ma un giorno mentre guidavo ho avuto un’ispirazione per il titolo della prima poesia (“La terra sopra il cielo”), che dice appunto l’impossibilità di vivere senza Dio. Anche durante la notte, mi venivano in mente alcune rime, man mano le scrivevo e alla fine ne sono uscite 5 poesie. È stata un’opera inaspettata anche per noi.

Anche suo marito ha contribuito alla realizzazione dell’opera…
Volevo che in quest’avventura mio marito mi fosse a fianco, anche per il libro precedente mi aveva aiutato con i disegni. Lui mi ha sempre sostenuta e incoraggiata, lavorando anche molto più di me, perché le poesie sono venute di getto, mentre per i disegni ci vuole tempo. Io comunque desideravo che fosse un lavoro di coppia, non mi interessava avere l’illustratore esperto, ma che insieme realizzassimo questo progetto. È stato un libro nato in casa e non immaginavamo che sarebbe stato pubblicato. Per i disegni abbiamo utilizzato addirittura carta da riciclo, senza pensare che avremmo dovuto usare i fogli bianchi. Non abbiamo neppure acquistato la matita verde, recuperando quella che avevamo già in casa, altrimenti il risultato finale sarebbe stato migliore.

E qual è stato il criterio per scegliere l’editore?
Abbiamo voluto pubblicarlo in una casa editrice non dichiaratamente cattolica del territorio, a Inveruno, dove siamo venuti ad abitare sei anni fa. Il nostro desiderio era che il libro potesse uscire dal circuito di chi già conosce Gesù, perché il racconto va oltre le famiglie che già compiono un cammino fede, per giungere ai “lontani”. L’aiuto di mio marito è stato fondamentale, ma anche quello dell’editore, perché che ci ha accompagnato dedicandoci tempo, sostegno e molta attenzione dal punto di vista umano.

Si capisce che c’è un dialogo profondo tra lei e suo marito…
Parlando con Fabio sperimento che la comunicazione può essere tanto più profonda quanto più ho un dialogo personale con Dio. Più io parlo con il Signore (e mio marito fa lo stesso), più riusciamo a intenderci e a creare una vera comunicazione tra noi, esprimendo anche ciò che abbiamo nel cuore. La fede poi è alla base di tutto, però non si è mai arrivati. Il Signore mostra sempre il passo successivo da compiere, ma sta a ciascuno di noi accettare la sua proposta o fermarci.

Avete letto il vostro libro a Damiano e Michele?
Lo abbiamo letto ai figli e a qualche amico, ma il nostro sogno è quello di leggerlo a tanti altri bambini, magari nelle scuole materne o in oratorio per la preparazione al battesimo, con i genitori… Magari anche animandolo e leggendolo a più voci, visto che ci sono diversi personaggi.