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Dal percorso pastorale “Famiglia comunica la tua fede” SAPPIATE ESSSERE OSPITALI

5 Giugno 2008

Il cardinale Dionigi Tettamanzi nel nuovo percorso pastorale dedicato al tema “Famiglia comunica la tua fede” invita le comunità all’attenzione, all’ascolto e al sostegno di chi arriva in parrocchie: giovani coppie, genitori con figli piccoli e stranieri.

11/01/2008

L’impegno missionario delle famiglie chiede loro la saggezza e il coraggio di fare l’esperienza di una grande apertura. In questo senso la comunicazione della fede, al di là del proprio contesto familiare, si deve allargare spontaneamente ad altre famiglie, con i genitori degli amici dei propri figli, con famiglie che non appartengono alla comunità. La famiglia sappia essere ospitale offrendo a chi entra nella casa un sorriso, una mano tesa, una parola amica, una testimonianza di vita secondo le beatitudini.

La comunicazione della fede avvenga anche negli ambienti quotidiani di vita, nel lavoro, nei luoghi del divertimento e in quelli del dolore, dove padri e madri si incontrano, si interrogano, si sostengono a vicenda e si aiutano; dove i figli crescono, dove le mentalità si intersecano, dove il mondo vive le sue contraddizioni e le sue speranze.

Un’altra apertura nella comunicazione della fede deve realizzarsi nei confronti delle famiglie nuove che entrano a far parte della comunità. Qui deve svilupparsi “il ministero dell’accoglienza”, chiamato ad offrire attenzione, ascolto, familiarità, sostegno a chi si accosta per la prima volta a una comunità parrocchiale. […] Ci sono molte persone giovani e disponibili che cercano una strada e che hanno bisogno di sincera accoglienza e di un cordiale incoraggiamento per vivere la loro fede più attivamente nella Chiesa. […]

Un’altra esperienza di comunicazione della fede deve raggiungere le famiglie straniere che abitano tra noi e che stanno diventando parte sempre più viva e numerosa delle nostre comunità. In questa nuova sfida di comunione spesso i ragazzi precedono gli adulti, ma tutta la comunità, proprio a partire dalle famiglie, sia pronta e desiderosa di condividere la fede con famiglie di altre provenienze e altre culture, con specifico riguardo ai ragazzi e giovani della cosiddetta seconda generazione. Ci vuole un cuore accogliente e ospitale da parte di tutti, presbiteri e laici, perché nessuno si senta solo o inconsapevolmente allontanato dalle nostre comunità.