Share

Società

“Welfare fai da te” all’italiana

Le famiglie giocano un forte ruolo nel campo dell’assistenza in Italia, attraverso anche l’acquisto in proprio di servizi di collaborazione

di Andrea CASAVECCHIA

27 Gennaio 2014

L’impegno delle reti parentali verso i propri anziani e bambini è sempre stato un tratto distintivo del nostro Paese. Alcuni studiosi hanno colto la caratteristica, rispetto alle altre forme di assistenza presenti in Europa, e hanno classificato il nostro sistema come “familistico-mediterraneo”.

Ci si può chiedere, però, come concretamente agiscano le famiglie quando devono assistere un bimbo o un anziano. La prima risposta la troviamo nella crescita dei collaboratori domestici che nel 2001 erano poco più di 1 milione e nel 2011 ha raggiunto quota 1 milione e 655 mila. Il Censis sostiene che quasi 2 milioni e 600 mila famiglie hanno acquistato servizi di collaborazione, di assistenza per gli anziani o di babysitting. L’istituto di ricerca aggiunge poi che per molte famiglie questo “welfare informale” è indispensabile, dato che anche in periodo di ristrettezze economiche e “pur di non rinunciare alla collaborazione”, il 50% delle famiglie ha ridotto i propri consumi, il 20% ha intaccato i propri risparmi, il 2,8% si è addirittura indebitata.

La peculiarità italiana di curare i propri cari non si può attribuire soltanto alla tradizione culturale, è il risultato di una serie di cause, come dimostrano i primi risultati di una ricerca che confronta insieme welfare, sussidiarietà e ruolo delle famiglie, condotta dall’Università di Verona a partire dall’Eurobarometro e dai dati Eurostat. Come osserva uno dei ricercatori, il sociologo Michele Bertani, in confronto agli altri Paesi dell’Unione, infatti, gli italiani sono i più insoddisfatti riguardo ai servizi di cura pubblici e privati offerti agli anziani non autosufficienti e ai minori in età prescolare; inoltre sono quelli che reclamano più degli altri una difficoltà di intervento da parte delle istituzioni e del governo rispetto alle politiche sociali. Invece sarebbero (e sono) più disponibili a dedicare una parte del proprio reddito all’assistenza di un parente. Se ne deduce che la scelta di assistere i propri cari sia anche influenzata da un contesto che non favorisce e non garantisce una delega ad altre strutture.

Questo welfare fai da te allora è composito e non deriva soltanto dalla tradizione. Alcuni elementi ci portano a ipotizzare che le famiglie italiane stanno modificando il loro approccio “mediterraneo”. Se nel passato si trattava di scegliere l’assistenza diretta dei propri cari, ora si passa ad una assistenza mista dove alla cura personale si sceglie una cura delegata, ma governata e controllata dalla rete parentale. Molto probabilmente un clima di sfiducia verso i servizi di cura pubblici, specialmente per gli anziani, contribuisce ad alimentare questa tendenza. Però in parte le scelte provengono da un’attenzione alla famiglia che è un tratto antropologico del nostro Paese.