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Campagna

“Uno di noi”, a difesa dell’umanità

Domenica 12 maggio nelle parrocchie la raccolta di firme per l’iniziativa europea che chiede la cessazione di ogni finanziamento ad attività che promuovono l’aborto. Riscoperta la democrazia partecipativa

di Alfonso COLZANI e Francesca DOSSI Responsabili Servizio per la Famiglia Arcidiocesi di Milano

10 Maggio 2013

Domenica 12 maggio si terrà in molte parrocchie una raccolta straordinaria di firme a favore della campagna “Uno di noi”. Si tratta di un’iniziativa europea, promossa da cittadini e movimenti pro life al fine di tutelare la dignità e l’integrità dell’embrione. In Italia la campagna è sostenuta principalmente dal Movimento per la vita.

L’obiettivo della mobilitazione è quello di raggiungere almeno un milione di firme in non meno di sette Stati dell’Unione Europea al fine di potersi avvalere di una normativa (prevista dalla Convenzione di Lisbona) che consente di portare all’attenzione della Commissione europea le istanze sostenute, in particolare il porre fine al finanziamento di attività che presuppongono la distruzione di embrioni umani, nei settori della ricerca, dello sviluppo e della salute pubblica. La richiesta può far leva su una recente sentenza della Corte di giustizia europea, che ha escluso la brevettabilità di qualsiasi procedura che implichi o supponga la distruzione di un embrione umano.

L’iniziativa ha indubbi aspetti di interesse, anzitutto quello di porre il problema di quali valori possano accomunare gli Stati europei. Infatti, se l’Europa potesse riconoscersi attorno a una comune base etica rinforzerebbe la propria identità e si avvicinerebbe agli ideali dei padri fondatori che la vedevano costruita anzitutto intorno a ideali etici e civili più che intorno all’economia.

Già il nome della campagna, “Uno di noi”, propone come valore un atteggiamento altamente inclusivo, che invita a considerare in modo ampio l’umano, oltre gli standard di autonomia, forza e produttività che sono quelli che più facilmente oggi portano al suo riconoscimento e rispetto. L’embrione è certo simbolo di questo umano “indifeso” che nella nostra ipermodernità trova faticosa cittadinanza: oggi accade ancora che il povero, lo straniero, l’orfano, chi rimane solo, fatichino a essere considerati dalle normative, ma anche e soprattutto dall’etica individuale, “uno di noi”.

Così questa iniziativa traccia una direzione valoriale che merita di essere percorsa, ma indica anche un metodo: quello dell’attivazione della società civile, che si fa protagonista di istanze che spesso la politica dimentica. Si tratta di una riscoperta della democrazia partecipativa, forse oggi l’unica via per riproporre questioni antropologiche fondamentali, che sempre più spesso vengono umiliate da iniziative legislative dettate più dall’agenda politica che da un’approfondita riflessione sul disegno di uomo e di società che quegli stessi provvedimenti prefigurano. Si tratta di un cammino impegnativo, che non può prescindere da quegli atteggiamenti di ascolto, apertura, inclusione ditutti gli indifesi che il nome di questa campagna ispira.