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Migranti

Superare la logica dell’emergenza

Appuntamento dei sindaci in Vaticano. Proposti percorsi di integrazione oltre alla semplice accoglienza. L’Europa deve ritrovare la sua anima, per contrastare la “cultura dello scarto”

di M. Michela NICOLAIS

12 Dicembre 2016
Portrait seasonal worker  ### Ritratto lavoratore stagionale

Istituzionalizzare una “rete” di sindaci per chiedere all’Unione europea di abbandonare la logica dell’emergenza, a favore di un percorso di integrazione che vada oltre la semplice accoglienza. È una delle proposte più condivise e applaudite durante l’incontro degli 80 sindaci chiamati a raccolta dalla Pontificia Accademia delle Scienze, in Vaticano, il 9 e 10 dicembre scorso sul tema: “Europa: i rifugiati sono nostri fratelli e sorelle”. A un Continente che rischia di divenire preda di populismi, paure e nazionalismi, i partecipanti hanno chiesto all’Europa, sulla scia del Papa, di ritrovare la sua anima per combattere la “cultura dello scarto”.

Basta parlare di “emergenza”, per profughi, migranti e rifugiati. A lanciare l’appello è stato Giuseppe Sala, sindaco di Milano: «Continuare a chiamarla “emergenza profughi” è un danno grave per la comunità: vuol dire non mettere in condizione i nostri concittadini di capire dove sia il problema. Dobbiamo chiedere che l’Europa, sulle politiche per l’immigrazione, si doti di piani a lungo termine».

«Ringrazio papa Francesco per questa iniziativa, che è un’ulteriore conferma, se mai ce ne fosse bisogno, del grande ruolo di stimolo e di persuasione morale del suo pontificato sui temi di carattere sociale e umanitario – queste le parole di Virginia Raggi, sindaca di Roma -. È nostro compito intervenire anche sul disagio delle periferie, troppo spesso abbandonate, dove si rischia di assistere ad una guerra tra gli ultimi. Roma vuole fare la sua parte nell’accoglienza».

Per Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, i migranti «non sono persone pericolose, sono persone in pericolo. Vogliamo un’Europa dell’austerità, del fiscal compact, del pareggio di bilancio, del denaro, della moneta unica? Vogliamo un’Europa dall’effetto collaterale dei muri e dei respingimenti? O vogliamo un’Europa dei popoli, delle comunità, della giustizia e dell’uguaglianza sociale? Le città di mare – ha proseguito a proposito del ruolo di Napoli – non sono mai respingenti, perché chi guarda il mare guarda verso l’infinito. A Napoli c’è tanta gente senza lavoro, tanta gente senza casa, ma mai nessuno che mi abbia detto: “Cacciali via!”».

«A Palermo non abbiamo migranti: chiunque arriva a Palermo, per una decisione del sindaco, diviene palermitano e solo “ex” migrante. Spero un giorno di essere arrestato perché proteggo un clandestino». A lanciare la provocazione è stato il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando.

«Basta guerre, basta razzismo, basta morte – l’appello di Ada Colau, sindaco di Barcellona -. Le persone rifugiate non solo non sono un peso, ma sono venute a salvare noi, sono la nostra speranza di fronte a un’Europa i cui valori fondativi sono entrati profondamente in crisi, di fronte al populismo xenofobo e al nazionalismo egoista».

Duro il sindaco di Lisbona, Fernando Medina, che si è scagliato contro l’assenza di volontà politica e ha ricordato come in passato alcuni Stati europei abbiano accolto grandi numeri di rifugiati.

«Il nostro continente o è l’Europa dell’accoglienza e della democrazia o semplicemente non è Europa», ha denunciato Spyros Galinos, sindaco di Lesbo, che insieme a Giusi Nicolini di Lampedusa è uno dei più impegnati nelle emergenze e nel primo soccorso di chi arriva sulle coste europee.

A offrire “buone pratiche” nei confronti dei richiedenti asilo sono stati, tra altri, i sindaci di Ginevra, Berlino, Dresda, Valencia e Madrid.

«Parigi è una città costruita sull’immigrazione». Nel ricordarlo la sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, ha fatto presente che nella capitale francese, con l’arrivo in massa dei rifugiati, «si è posta una questione nel dibattito pubblico: non parlarne, per non alimentare la paura dell’altro, oppure parlarne e non farsi prendere dalla paura che tutto ciò avrebbe potuto alimentare la deriva populista. Non è stato facile – ha raccontato Hidalgo – ma si è scelta la seconda strada, più attinente ad una “città cosmopolita” come Parigi, che può vantare una lunga storia di immigrazione».

«Istituzionalizzare una rete dei sindaci, per far capire alla gente che l’immigrazione non è un male, ed attivare corridoi umanitari europei per far sentire senza coscienza chi non rispetta gli impegni presi». Questa la doppia proposta, salutata dagli applausi, del sindaco di Ventimiglia, Enrico Ioculano, secondo il quale l’Unione europea è entrata in crisi «due anni fa, sulla frontiera di Ventimiglia, quando 39 persone sono state respinte e abbandonate sul confine italiano. I corridoi umanitari devono essere anche europei: 176 mila persone che sbarcano in Italia non possono essere un problema per 500 milioni di abitanti. Si tratta di una volontà politica da condannare».

«Perché i vertici dell’Unione europea non convocano i sindaci, come ha fatto il Vaticano?». A lanciare la provocazione è stato Dario Nardella, sindaco di Firenze, che come “esempio” positivo ha citato Giorgio La Pira, il cui mandato da primo cittadino era «fondato sul dialogo reciproco, in cui prevalga il principio di responsabilità». Di qui la necessità di un’Unione europea che «smetta di inseguire l’emergenza e scommetta su politiche di integrazione di lungo periodo», dimezzando la spesa per gli armamenti e raddoppiando quella per l’accoglienza e l’integrazione.

Per andare alle radici delle cause delle migrazioni, la Pontificia Accademia delle Scienze ha preparato un documento articolato in sei proposte, sul quale i sindaci si sono confrontati in questi due giorni e che sarà la base del documento finale. Innalzare altri muri e recinzioni – la certezza di fondo – non fermerà i milioni di migranti in fuga. Solo la cooperazione internazionale per il raggiungimento della giustizia sociale può essere la soluzione».