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Il voto nelle città

La parola e il silenzio

Al termine di una campagna elettorale dai toni particolarmente accesi, pare opportuno invitare alla pacatezza di una riflessione seria, approfondita, per nulla superficiale

di monsignor Eros MONTI Vicario episcopale Vita sociale - Diocesi di Milano

14 Maggio 2011

«Vi è un tempo per ogni cosa», ammonisce un antico sapiente biblico, il Qoèlet. E aggiunge, tra le righe di una lunga elencazione: «C’è un tempo per tacere e un tempo per parlare».
Ci sembra sia giunta, oggi, l’opportunità di sottolineare questo secondo tempo: “per tacere”. In questo ultimo giorno che precede il voto, al termine di una campagna elettorale dai toni – e dai modi – particolarmente accesi, pare infatti quanto mai opportuno invitare alla pacatezza di una riflessione seria, approfondita, per nulla superficiale, quale quella che proviene da un approfondito ascolto.
Per nulla superficiale, perché la posta in gioco è rilevante: ne va del governo di numerose nostre città per i prossimi cinque anni. Le elezioni sono un’occasione troppo importante per essere lasciata in balìa di emotività, di sensazioni immediate o di frasi ad effetto, siano state espresse in modo immediato o progettate a lungo. È in gioco la qualità della vita delle persone, del territorio, di interi quartieri, degli abitanti vecchi e nuovi che li abitano, di come e in qual modo potranno abitarli.
Questo ultimo giorno sia allora vissuto davvero in altro modo. Da parte di tutti.
Da parte dei cittadini chiamati a esprimersi, anzitutto. Non perdano l’occasione di un giudizio serio e approfondito, che tenga conto di tutte le possibili variabili in gioco, non di una o due soltanto, e includa la stima delle conseguenze e degli scenari futuri che da quel voto possono scaturire.
Perché il voto non è la semplice espressione di un desiderio o di un sentire preferenziale: è un decidere, è atto di grande responsabilità verso tutti quelli che da quel voto sono e saranno condizionati, in bene o in male. E per molti anni, anche ben oltre la durata del mandato, dal momento che scelte giuste o errate, in politica, pur prese da pochi e magari in tempi ristretti, sono destinate a restare e a pesare a lungo, e su molti.
Così come una pausa colma di riflessione e di silenzio è raccomandata ai contendenti in campo. Diano in questi giorni e si aprano per il futuro a un autentico atteggiamento di ascolto. È l’atteggiamento migliore da parte di chi voglia porsi – e rimanere – realmente a servizio dell’altro, della sua gente, del territorio, come in molti hanno dichiarato. A quanti si presentano come candidati al governo di molte nostre città chiediamo di contribuire a creare le migliori condizioni per questo, perché è l’ascolto che apre alla conoscenza profonda di sé come pure alla conoscenza più vera dell’altro, del mondo e della società che non soltanto ci circondano, ma di cui tutti siamo tutti parte, lo vogliamo o no.