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Riflessione

La donna nella Chiesa attraverso i secoli

Un testo della teologa e storica Adriana Valerio compie un excursus sulla figura e sul ruolo femminile. Malgrado i progressi seguiti al Concilio, l’evoluzione in seno alla società civile non è stata accompagnata da un analogo sviluppo nell’ambito ecclesiale

di suor Pieranna

8 Marzo 2016

Donne e Chiesa è l’ultimo testo scritto dalla teologa e storica Adriana Valerio, il cui titolo potrebbe richiamare nell’immaginario collettivo una serie di quadri di vita in cui la donna viene incastonata come «cuore del focolare», «umile serva del Signore e dell’uomo» o «serva del demonio» – a seconda delle epoche storiche – o fervente e infaticabile lavoratrice nella cura educativa dei più deboli e fragili. Così è stato lungo i secoli: dall’Editto di Costantino, ma soprattutto a partire dall’anno Mille con la Riforma Gregoriana (con cui si è consolidato il clero in un’istituzione monarchica, ridimensionando il laicato e marginalizzando la donna, cfr Op. cit. p.83), tanto nella società civile quanto in quella ecclesiale, si è assistito a una svalutazione della donna, delineata con connotazioni sempre più negative e strumentali. Gli uomini hanno compreso loro stessi con l’umanità, in maniera autodeterminata e monolitica, e hanno interpretato il genere femminile a partire da questo umano preteso neutro.

La stessa spiegazione dei testi biblici andava in questa direzione, tanto da sostenere l’inferiorità femminile utilizzando passi della Genesi o delle lettere paoline: «Le donne non erano prese in considerazione. La loro condizione di dipendenza non era messa in discussione, né venivano minimamente valutati aspetti fondamentali quali la loro incolumità fisica e psichica e, tantomeno, la loro sessualità, interamente controllata e gestita dall’uomo» (Op. cit. p.214).

Al di là di non poche donne coraggiose, più o meno conosciute, che sono state luce per la Chiesa lungo i secoli, bisogna attendere il Concilio Vaticano II per una parola, anche se parziale, a favore della donna, per cui si esplicita un’apertura alla vita pastorale, la possibilità di accedere agli studi teologici a partire dal 1965 e uno sguardo più positivo sulla vita femminile.

Dagli anni Settanta in poi, il riconoscimento della donna nella società civile è cresciuto, mente non c’è stato analogo sviluppo nella Chiesa cattolica, nella quale la donna e la donna religiosa sono state relegate per lo più ad ambiti di servizio e di cura educativa. Tuttavia, la donna è andata acquisendo una maggior consapevolezza della propria dignità ontologica, attraverso lo studio e il confronto. La perplessità rimane: perché oggi è ancora necessario porre l’interrogativo per una dignità non riconosciuta in seno alla Chiesa cattolica? Perché sembra inascoltata la Parola di Dio offerta in verità e onestà?

Papa Francesco non esita a mettersi in gioco e a porre questioni alle quali abbiamo chiuso i nostri sensi e la nostra capacità di comprensione e dialogo. Il racconto C’è nessuno? di Jostein Gaarder ci ricorda come sia più importante porre interrogativi che fermarsi sulle risposte, per cui spesso accade di ritrovarsi sclerotizzati nel pensiero e nel cuore.

Davvero la Parola di Dio non ha più nulla da dirci in merito? Perché, scorrendo le pagine del libro e andando alle fonti storiche, «all’Inizio non fu così» (Mt 19,8)!