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Economia

Italia e Ue: più forte volontà comune

Per uscire dalla crisi: l’indicazione del presidente della Repubblica

di Gianni BORSA Sir Europa (Bruxelles)

16 Gennaio 2012

Se le agenzie di rating fanno il proprio “mestiere”, i decisori politici, di livello nazionale ed europeo, devono fare ciò che loro compete. Standard and Poor’s declassa Francia e Italia, Spagna, Austria e Portogallo ritenendo insufficienti le misure di rilancio economico? Gli Stati devono allora serrare i ranghi, mostrando determinazione per un’azione comune che confermi l’obiettivo del rigore nei bilanci nazionali e cerchi vie praticabili per rilanciare e sostenere la crescita.

Il downgrade “di massa” che, quasi a orologeria, scatta mentre in Europa 26 paesi stanno scrivendo il nuovo trattato per salvaguardare i bilanci (fiscal compact), suona come un nuovo campanello d’allarme per i palazzi della politica. Purtroppo i giudizi sul rating hanno anche ricadute “reali”, ma in questa fase essi significano soprattutto che i mercati non si fidano della volontà di risposta dell’Eurogruppo e dell’Unione europea nel suo complesso.

Per questo occorre accelerare sul trattato e terminare i balletti attorno al fondo salva-Stati e quelli sui poteri della Bce. L’euro è la moneta di 17 Stati e di oltre 300 milioni di cittadini: non ci si scherza e nemmeno è possibile lasciare intravvedere un ritorno alle monetine di ciascun paese e neppure il default di un socio membro, sia esso la Grecia o il Portogallo, oppure l’Italia o la Spagna.

Il messaggio delle arcigne agenzie specializzate è poi un richiamo contro le pur comprendibili prudenze di alcuni leader e contro i particolarismi: la Germania della Merkel deve dimostrare di credere fino in fondo alla moneta unica e al proprio ruolo di motore europeo; in Francia bisogna alzare lo sguardo oltre le ormai imminenti elezioni presidenziali; l’Italia deve convincersi di aver bisogno di una cura da cavallo per ripartire… Per non parlare di Grecia, Spagna e altri Stati, fino al Regno Unito, che porta la macchia di aver rotto al summit di dicembre la solidarietà europea.

Le prossime saranno (ancora una volta) settimane decisive per l’economia e la politica europea. Il presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy, lunedì 16 gennaio farà tappa a Roma. Quindi a Strasburgo l’Europarlamento e la Commissione analizzeranno insieme le sfide in atto (a cominciare dal “patto di bilancio”). Poi sarà la volta, la settimana dopo, dell’Eurogruppo (23 gennaio) per giungere al Consiglio europeo di fine mese. Ogni tappa dovrà dimostrare che si è imboccata una volta per tutte la strada per uscire dalla crisi, avendo ben chiari gli interessi dei cittadini e senza rincorrere le sirene dei mercati finanziari o i timori di chi, proprio ora, vorrebbe rinchiudersi senza possibilità di scampo in una fortezza posta sotto assedio.

Così ancora una volta il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano indica all’Italia e all’Europa la via da intraprendere. In un messaggio al Movimento federalista afferma che “la crisi economica e finanziaria globale ha trovato le istituzioni europee ancora condizionate da limiti del passato”. Dunque “le profonde trasformazioni in corso su scala mondiale evidenziano l’urgenza per l’Europa di mettere in campo la più forte volontà comune nel procedere senza esitazioni sulla via dell’unità politica e dell’effettiva unione economica”. È il compito della politica, quella con la “P” maiuscola.