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Esperienza

In Albania il Celim tutela le aree protette

Un progetto che mira a conservare le risorse naturali, fornendo attrezzature e strumenti, formando il personale e scommettendo sulla compatibilità tra ambiente e attività umane

di Enrico Casale

23 Giugno 2019
Una raccolta di rifiuti sulle spiagge

Droni volano sulle spiagge dell’Albania meridionale. Osservano dall’alto. Si avvicinano alla spiaggia. Giù, sempre più giù. Quasi rasente alla sabbia. No, non sganceranno bombe. Alla guida non ci sono piloti dell’aviazione militare, ma guardiaparco addestrati. L’obiettivo: monitorare le spiagge sulle quali nidificano le tartarughe. Questa iniziativa fa parte del progetto «Conservazione delle aree protette» che Celim, insieme a Cosv e Kallipolis, sta portando avanti in Albania par valorizzare le risorse naturali del Paese e, allo stesso tempo, rendere possibile la convivenza tra attività dell’uomo, fauna e flora. Celim opera soprattutto nel Parco nazionale di Llogara, nel Paesaggio protetto di Vjosa-Narta, nel Parco nazionale del Monte Tomorri, nel Parco nazionale di Bredhi I Hotoves-Dangelli, nel Parco nazionale Dajt.

«Dopo l’adesione a Natura 2000, il principale strumento dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità – spiega Luciano Bocci di Celim -, l’Albania ha iniziato a costituire parchi nazionali e riserve protette. Tuttavia la gestione di queste aree non è ottimale: la riforma relativa soffre la carenza di competenze tecniche e di risorse finanziarie».

In questo contesto, Celim lavora insieme al Ministero dell’Ambiente e alle municipalità per ridurre il più possibile le lacune manageriali e operative. Allo stesso tempo porta avanti un’attività di formazione che riguarda i guardiaparco, i funzionari, ma anche i giovani, per aumentarne la consapevolezza e istruirli sull’importanza della tutela dell’ambiente. «Siamo convinti che non ci sia incompatibilità tra ambiente e attività umane – continua Bocci -. La convivenza non è solo possibile, ma è auspicabile. Va costruita giorno per giorno».

Il progetto prevede numerose attività. Ai pastori e agli agricoltori vengono fornite reti elettriche per proteggere gli animali domestici dai predatori presenti nella zona (orsi, lupi, ecc) e per proteggere i campi coltivati da caprioli, cinghiali, ecc. Allo stesso tempo si cerca di tutelare la presenza degli animali selvatici. Per questo motivo lungo le strade sono stati posizionati specchietti che, riflettendo la luce, avvisano gli animali del passaggio delle vetture. Nei boschi sono poi state seminate camera trap per monitorare il passaggio di grandi mammiferi. Si tratta di fotocamere digitali che si attivano con sensori e catturano immagini degli animali. Questo permette di censire la fauna locale.

Celim scommette anche sul turismo responsabile. Il turismo sta diventando una delle risorse più importanti per l’Albania. In cinque anni, dal 2012 al 2017, gli ingressi di stranieri nel Paese delle Aquile sono passati da 3,2 a 5,1 milioni di persone. Nei primi sei mesi del 2018 sono stati 1.919.504 gli stranieri entrati nel Paese, il 9% in più rispetto allo stesso periodo del 2017. «Le aree naturali hanno un grande interesse naturalistico e si può investire per far crescere un turismo rispettoso dell’ambiente – osserva Bocci -. Anche in questo caso stiamo lavorando per la formazione degli operatori turistici e per promuovere investimenti ad hoc che possano permettere uno sviluppo organico del settore». In questo contesto, si stanno realizzando anche monitoraggi del corso della Vjosa, l’ultimo fiume selvaggio d’Europa.

Un turismo che potrebbe riguardare tanto l’entroterra quanto la costa. «La costa è bellissima e in gran parte è intatta – conclude Bocci -. Per preservarla sono nate le attività di monitoraggio delle spiagge, habitat nel quale si riproducono le tartarughe. Ma noi lavoriamo anche a contatto con i pescatori e con essi stiamo facendo un lavoro di sensibilizzazione per riuscire a salvare il numero più alto possibile di tartarughe finite nelle reti, oppure ferite dalle eliche delle imbarcazioni o, ancora, sofferenti per aver ingerito o essere rimaste intrappolate nella plastica. E, soprattutto, lavoriamo per ridurre la plastica in circolazione sulle coste e in mare. Meno plastica aiuta a preservare l’ambiente e, con esso, gli animali e gli uomini».