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Ragazze-madri

Baby-mamme in aumento, non lasciamole sole

Grazie a un progetto della Fondazione ambrosiana per la vita, attivi due sportelli a Lorenteggio e Quarto Oggiaro per sostenere le adolescenti e i loro bimbi

di Luisa BOVE

6 Marzo 2016

Aumenta il numero di baby-mamme in Italia. A dimostrarlo sono i dati Istat, che presentano anche un identikit: il 95% delle ragazze-madri ha un’età media di 16-17 anni; per l’82% sono italiane (anche se nelle regioni del nord la percentuale più alta riguarda le straniere) e il 74% di loro ha in tasca un diploma di licenza media.

A Milano da tempo si sta affrontando la situazione con sportelli aperti sul territorio. In particolare la Fondazione ambrosiana per la vita (Fav) – grazie a un progetto triennale (2011-2014) finanziato dalla Fondazione Cariplo e realizzato in partnership con l’ospedale San Paolo e l’Università Bicocca – ha attivato due sportelli: «Il Girotondo» (via delle Camelie 12, zona Lorenteggio) e «Spazio Agorà» (via Luigi Capuana 3, a Quarto Oggiaro). Poi è subentrata la Regione Lombardia, che ha sostenuto l’attività fino al maggio scorso. «Per dare stabilità al servizio e non lasciare le mamme durante il percorso – spiega la coordinatrice Laura Boati -, la Fav ha deciso di mantenere aperti i due sportelli con risorse proprie e con il sostegno del Centro di aiuto alla vita».

«Il Girotondo» si inserisce in uno spazio per l’infanzia del Pio Istituto Maternità ed è aperto due volte alla settimana (martedì e giovedì dalle 11.30 alle 15) con la presenza di una psicologa, di una psicomotricista e di una educatrice. «Agorà» invece si inserisce in una struttura più ampia che offre diversi servizi: per questo Fav si appoggia anche alle figure professionali già presenti. «Noi cerchiamo di lavorare molto in rete – assicura Boati -, sia nei contesti in cui siamo inseriti, sia sul territorio, attraverso consultori e ospedali come il Buzzi e il San Paolo».

Ai due sportelli si sono rivolte in tutto 62 donne: ne sono state prese in carico 17, per l’80% straniere, quasi tutte sudamericane, anche se molte sono cresciute in Italia, dove sono arrivate quando avevano un’età compresa tra i 10 e i 14 anni, qualcuna anche prima. «La più giovane si è rivolta a noi quando aveva 14 anni, ma era rimasta incinta a 13. La più grande ne ha 23 e la seguiamo ormai da tempo con il suo secondo figlio». Alcune si sono rivolte al Cav per ricevere aiuti materiali, poi sono state inviate agli sportelli del Fav; altre invece sono giunte spontaneamente. «Arrivano con l’idea di trovare uno spazio di condivisione con altre mamme, anche se non riusciamo ancora a creare gruppi, oppure di avere semplicemente uno spazio con il loro bambino – spiega la coordinatrice -. Lavoriamo su questi aspetti, facciamo emergere i bisogni e le difficoltà… La principale è quella di essere da sole a gestire i figli». «Seguiamo ragazze che arrivano di solito al quarto mese di gravidanza – continua Boati – e la presa in carica continua fino ai due anni di età del bambino, ma in caso di necessità andiamo anche oltre, con incontri di follow-up».

Grazie al sostegno della famiglia di origine alcune riescono a conciliare il ruolo di madre e di studente: tornano quindi sui banchi di scuola e iscrivono il bimbo al nido. In questi casi, per mancanza di tempo, è difficile che si continui a frequentare «Il Girotondo» o «Spazio Agorà», ma è pur vero che molti obiettivi sono già stati raggiunti. «Per altre giovani la difficoltà è inserirsi nel mondo del lavoro – aggiunge la coordinatrice -. Le aiutiamo a iscrivere il figlio al nido, in modo che siano più libere di muoversi in contesti lavorativi; altrimenti, rimanendo a casa, non riuscirebbero a progettare nulla».

La maggior parte delle ragazze vive con la famiglia di origine; quindi capita di sostenere colloqui anche con i genitori. I compagni o papà dei bambini presenti sono circa la metà, anche se spesso lavorano e non riescono a partecipare in modo attivo al progetto di accompagnamento. Chi si rivolge a servizi come questi ha qualche chance in più di riprendere il cammino più spedito e di guardare avanti. «Noi non facciamo miracoli – ammette Boati -, ma abbiamo la possibilità di sostenere le giovani, offrendo loro un percorso e valorizzandole come madri e come ragazze. Il nostro è un sostegno dietro le quinte, le seguiamo anche nella ricerca del nido e negli aspetti più pratici. L’idea è comunque quella di aiutarle ad affrontare la realtà, a fare le mamme, senza rinunciare a progettare la loro vita e a pensare al futuro».

I dati

A livello nazionale cresce il numero delle mamme-teenager. Una ricerca di Save The Children ha stimato che sono 10 mila le ragazze tra i 14 e i 19 anni che vanno a scuola col pancione (quelle tra i 16 e i 17 anni sono passate da 160 nel 2013 a 186 nel 2015). In Lombardia lo scorso anno le baby-mamme erano 2.650 (850 solo a Milano), nel 2010 erano 2.023 e nel 2013 hanno sfiorato quota 3 mila. Il 70% delle gravidanze non sono desiderate, mentre il 38% delle ragazze vive in famiglia con il partner. Questi i principali motivi di una gravidanza prematura: provenienza da famiglie povere, genitorialità precoce dei genitori, scarso sostegno sociale percepito, basso livello d’istruzione. Le conseguenze: interruzione degli studi (76%), abusi o trascuratezza (53%), lavoro e studio (38%), rischio depressione (34%), altro stress genitoriale (30%).

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