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Politica

«Il bene comune ci guida nell’amministrazione»

Due sindaci (Gian Paolo Riva di Giussano e Dario Veneroni di Vimodrone) raccontano come svolgono da cristiani il loro impegno negli enti locali: solidarietà, sobrietà nei comportamenti e nelle parole, ma anche l'essere responsabili di tutti

di Cristina CONTI Redazione

5 Febbraio 2010

Dedicare la propria vita al bene comune. Mettere le proprie competenze a servizio della comunità e di tutta la cittadinanza. Un dovere che accomuna tutti i cattolici e che vede una piena realizzazione innanzitutto nella vita di chi ha scelto di assumere un incarico istituzionale. Un ruolo che richiede una grande attenzione ai bisogni di tutti e che, ovviamente, deve essere ispirato e permeato dalla dimensione ideale cristiana. Una vocazione che si concretizza andando incontro al prossimo e accompagnandolo nelle vicissitudini di ogni giorno.
Solidarietà, sobrietà nei comportamenti e nelle parole, ma anche l’essere responsabili di tutti e saper coinvolgere ogni strato della popolazione nella vita sociale sono, infatti, le linee su cui deve poggiare l’impegno politico di ogni amministratore pubblico. «A mio parere i politici cattolici devono avere una grande capacità di ascolto, di mediazione e devono saper conciliare posizioni anche diverse – spiega Dario Veneroni, sindaco di Vimodrone, eletto in una lista civica appoggiata da tutti i partiti del centrosinistra, escluso i verdi -. L’intransigenza porta a posizioni radicali e a rotture, che creano divisioni e un clima politico che si allontana dalle necessità dei cittadini e che non risolve i loro problemi».
Dello stesso avviso anche Gian Paolo Riva, sindaco di Giussano, eletto da una coalizione di centrodestra (Pdl, Lega, Repubblicani), che richiama l’attenzione a uno sguardo sempre orientato alla realtà e alla quotidianità, lontano da ideologismi inutili. «L’obiettivo deve essere, in ogni circostanza, quello di risolvere i problemi dei cittadini – sottolinea -. Non si deve lavorare per conservare il proprio potere, altrimenti non si fa un servizio alla società. Certo non è facile e non sempre questo si realizza. Non dimentichiamo che bisogna fare i conti in ogni situazione con i limiti e le debolezze di ogni essere umano: una condizione con cui ogni persona deve confrontarsi».
Oggi i cattolici non hanno più un partito unico, in cui difendere tutti insieme i propri valori. Ma militano in coalizioni contrapposte e lavorano fianco a fianco con persone molto diverse per formazione e visione della vita. «Ci sono ovviamente tematiche che richiedono una profonda discussione tra le diverse forze che formano il partito, così come abbiamo visto recentemente con il caso delle coppie di fatto – aggiunge Veneroni -. L’importante è cercare un ampio dialogo con chi la pensa in modo diverso, per sottolineare gli elementi comuni e cercare di elaborare documenti, in cui le diverse forze politiche siano capaci di trovare punti d’incontro, in cui tutti possano riconoscersi. Anzi, a questo proposito, mi sembra bello sottolineare come spesso in questi casi, all’interno della nostra coalizione, venga riconosciuta, anche dalla componente di matrice comunista, la capacità di fare sintesi e di trovare buone soluzioni, propria dei cattolici».
Crisi economica, disoccupazione, disagio sociale, invecchiamento della popolazione, giovani che, per motivi diversi, si allontanano sempre di più dalla città, immigrazione, integrazione sociale e culturale. Sono tanti i problemi che le città oggi, piccole o grandi, si trovano ad affrontare. E in questa situazione la prospettiva di fede arricchisce e rafforza il dibattito politico. «Non dobbiamo mai cedere alla rassegnazione o pensare che non sia possibile il cambiamento. A questo proposito mi viene sempre in mente la frase di Paolo VI, che era solito dire che “la politica è la forma più esigente di carità”», precisa Riva. Un’affermazione che chi è in politica tocca con mano ogni giorno, quando ci si trova a dare risposte a centinaia e centinaia di disagi della gente comune. «Altrimenti il rischio è quello di chiudersi in un palazzo dorato – continua – da cui non si riesce più a leggere la realtà che si ha di fronte e non ci può essere l’incontro con le necessità dei cittadini».
Attenzione al prossimo, coerenza e forte senso di responsabilità. I cattolici che sono impegnati in politica oggi devono essere consapevoli dei problemi, interpretarli e trovare soluzioni senza mai perdere di vista i valori in cui credono e la dottrina sociale della Chiesa. «Non ci sono particolari difficoltà che deve affrontare un sindaco cattolico, nel rapporto con la Chiesa e la comunità cristiana locale – commenta Veneroni -. È importante, però, agire sempre con coerenza e avere come scopo l’utilità e il bene di tutti. Il mondo cattolico, infatti, è molto esigente verso i cattolici che fanno politica. Da parte loro ci si aspetta un comportamento corretto e conforme a ciò che si professa: così come è giusto, i nostri elettori sono anche molto attenti agli sbagli. Perciò noi politici dobbiamo agire di conseguenza. Impegnarci per il bene di tutti i cittadini e coinvolgere ogni fascia della popolazione nella vita sociale». Dedicare la propria vita al bene comune. Mettere le proprie competenze a servizio della comunità e di tutta la cittadinanza. Un dovere che accomuna tutti i cattolici e che vede una piena realizzazione innanzitutto nella vita di chi ha scelto di assumere un incarico istituzionale. Un ruolo che richiede una grande attenzione ai bisogni di tutti e che, ovviamente, deve essere ispirato e permeato dalla dimensione ideale cristiana. Una vocazione che si concretizza andando incontro al prossimo e accompagnandolo nelle vicissitudini di ogni giorno.Solidarietà, sobrietà nei comportamenti e nelle parole, ma anche l’essere responsabili di tutti e saper coinvolgere ogni strato della popolazione nella vita sociale sono, infatti, le linee su cui deve poggiare l’impegno politico di ogni amministratore pubblico. «A mio parere i politici cattolici devono avere una grande capacità di ascolto, di mediazione e devono saper conciliare posizioni anche diverse – spiega Dario Veneroni, sindaco di Vimodrone, eletto in una lista civica appoggiata da tutti i partiti del centrosinistra, escluso i verdi -. L’intransigenza porta a posizioni radicali e a rotture, che creano divisioni e un clima politico che si allontana dalle necessità dei cittadini e che non risolve i loro problemi».Dello stesso avviso anche Gian Paolo Riva, sindaco di Giussano, eletto da una coalizione di centrodestra (Pdl, Lega, Repubblicani), che richiama l’attenzione a uno sguardo sempre orientato alla realtà e alla quotidianità, lontano da ideologismi inutili. «L’obiettivo deve essere, in ogni circostanza, quello di risolvere i problemi dei cittadini – sottolinea -. Non si deve lavorare per conservare il proprio potere, altrimenti non si fa un servizio alla società. Certo non è facile e non sempre questo si realizza. Non dimentichiamo che bisogna fare i conti in ogni situazione con i limiti e le debolezze di ogni essere umano: una condizione con cui ogni persona deve confrontarsi».Oggi i cattolici non hanno più un partito unico, in cui difendere tutti insieme i propri valori. Ma militano in coalizioni contrapposte e lavorano fianco a fianco con persone molto diverse per formazione e visione della vita. «Ci sono ovviamente tematiche che richiedono una profonda discussione tra le diverse forze che formano il partito, così come abbiamo visto recentemente con il caso delle coppie di fatto – aggiunge Veneroni -. L’importante è cercare un ampio dialogo con chi la pensa in modo diverso, per sottolineare gli elementi comuni e cercare di elaborare documenti, in cui le diverse forze politiche siano capaci di trovare punti d’incontro, in cui tutti possano riconoscersi. Anzi, a questo proposito, mi sembra bello sottolineare come spesso in questi casi, all’interno della nostra coalizione, venga riconosciuta, anche dalla componente di matrice comunista, la capacità di fare sintesi e di trovare buone soluzioni, propria dei cattolici».Crisi economica, disoccupazione, disagio sociale, invecchiamento della popolazione, giovani che, per motivi diversi, si allontanano sempre di più dalla città, immigrazione, integrazione sociale e culturale. Sono tanti i problemi che le città oggi, piccole o grandi, si trovano ad affrontare. E in questa situazione la prospettiva di fede arricchisce e rafforza il dibattito politico. «Non dobbiamo mai cedere alla rassegnazione o pensare che non sia possibile il cambiamento. A questo proposito mi viene sempre in mente la frase di Paolo VI, che era solito dire che “la politica è la forma più esigente di carità”», precisa Riva. Un’affermazione che chi è in politica tocca con mano ogni giorno, quando ci si trova a dare risposte a centinaia e centinaia di disagi della gente comune. «Altrimenti il rischio è quello di chiudersi in un palazzo dorato – continua – da cui non si riesce più a leggere la realtà che si ha di fronte e non ci può essere l’incontro con le necessità dei cittadini».Attenzione al prossimo, coerenza e forte senso di responsabilità. I cattolici che sono impegnati in politica oggi devono essere consapevoli dei problemi, interpretarli e trovare soluzioni senza mai perdere di vista i valori in cui credono e la dottrina sociale della Chiesa. «Non ci sono particolari difficoltà che deve affrontare un sindaco cattolico, nel rapporto con la Chiesa e la comunità cristiana locale – commenta Veneroni -. È importante, però, agire sempre con coerenza e avere come scopo l’utilità e il bene di tutti. Il mondo cattolico, infatti, è molto esigente verso i cattolici che fanno politica. Da parte loro ci si aspetta un comportamento corretto e conforme a ciò che si professa: così come è giusto, i nostri elettori sono anche molto attenti agli sbagli. Perciò noi politici dobbiamo agire di conseguenza. Impegnarci per il bene di tutti i cittadini e coinvolgere ogni fascia della popolazione nella vita sociale». – Gian Paolo Riva e Dario Veneroni –