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Esteri

Santa Sede e Israele, passi di fiducia

Il viaggio di Benedetto XVI è stato fecondo spiritualmente, ma importante anche alla luce delle prospettive di pace in Medio Oriente

Carlo ROSSI Redazione

12 Giugno 2009
Pope Benedict XVI places a note at the Western Wall, Judaism's holiest site in Jerusalem's Old City, Tuesday, May 12, 2009. The Pope is on a five-day visit to Israel and the Palestinian Territories.

“Dopo il viaggio di Benedetto XVI – Israele: ebraismo e democrazia” è stato il tema di un convegno svoltosi recentemente a Roma su iniziativa dei “Cattolici amici di Israele”, dell’Istituto italiano per l’Asia e il Mediterraneo e dell’“Ispro, Istituzioni e progetti”. «La situazione israeliana vive un momento delicato – ha detto Walter Montini, dell’Ispro -. Il viaggio del Papa, difficile e fecondo spiritualmente, è stato importante anche per le prospettive di pace in Medio Oriente con la comunità internazionale sempre più coinvolta. Prospettive rafforzate dopo il discorso di Obama al Cairo del 4 giugno». «Parole importanti, accolte con grande soddisfazione da Israele e che fanno essere ottimisti per il futuro – ha commentato l’ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Mordechay Lewy -. Le relazioni tra Usa e Israele non contraddicono in nessun modo il prosieguo del cammino per la pace». “Dopo il viaggio di Benedetto XVI – Israele: ebraismo e democrazia” è stato il tema di un convegno svoltosi recentemente a Roma su iniziativa dei “Cattolici amici di Israele”, dell’Istituto italiano per l’Asia e il Mediterraneo e dell’“Ispro, Istituzioni e progetti”. «La situazione israeliana vive un momento delicato – ha detto Walter Montini, dell’Ispro -. Il viaggio del Papa, difficile e fecondo spiritualmente, è stato importante anche per le prospettive di pace in Medio Oriente con la comunità internazionale sempre più coinvolta. Prospettive rafforzate dopo il discorso di Obama al Cairo del 4 giugno». «Parole importanti, accolte con grande soddisfazione da Israele e che fanno essere ottimisti per il futuro – ha commentato l’ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Mordechay Lewy -. Le relazioni tra Usa e Israele non contraddicono in nessun modo il prosieguo del cammino per la pace». Visita di portata storica «La visita di Benedetto XVI ha una portata storica per Israele e il popolo ebraico nutre grande stima per il Papa», ha aggiunto Lewy. «Né l’operazione Piombo fuso, né le dichiarazioni di Williamson, né le divergenze su Pio XII hanno inficiato il viaggio del Pontefice», che ad avviso del diplomatico «si è svolto nel solco tracciato da quello di Giovanni Paolo II nel 2000, che avvenne senza invito formale e che vide gesti significativi come la visita allo Yad Vashem e al Muro. La visita di Benedetto XVI rappresenta un nutrimento per il rapporto bilaterale Israele-Santa Sede e un’implementazione delle relazioni future». Un nodo da risolvere Uno dei nodi ancora da dirimere è quello dell’accordo economico e finanziario tra Israele e Santa Sede. Il padre francescano David Maria Jaeger, giurista e consigliere della delegazione vaticana che negozia l’accordo, ha fatto il punto: «Il principio dei negoziati è quello in base al quale niente è deciso fino a quando tutto sarà deciso». Davanti alle tante notizie «inverosimili» che davano per chiuso, o quasi, l’accordo in occasione della visita di Benedetto XVI, il francescano ha ricordato che «non siamo di fronte a un negoziato progressivo, ma globale. Tutti speriamo e lavoriamo ardentemente che si possa arrivare il più presto possibile all’accordo globale. Gli accordi non si materializzano dal nulla. Bisogna sedersi intorno a un tavolo ora dopo ora, mese dopo mese». Popolo sovrano Su ebraismo e democrazia si è soffermato maggiormente Raphael Jospe, dell’Università israeliana di Bar Ilan. «Lo Stato d’Israele non è una teocrazia – ha puntualizzato -. Il sovrano non è Dio, ma il popolo, rappresentato dalla Knesset, che comprende membri non ebrei». Le leggi religiose, ha rimarcato, «sono applicate per via della Knesset, non per la Torah. La Dichiarazione d’Indipendenza dello Stato d’Israele proclama che lo Stato d’Israele… sarà fondato sulla libertà, sulla giustizia e sulla pace, come predetto dai profeti d’Israele. Assicurerà completa uguaglianza di diritti politici e sociali a tutti i suoi cittadini, senza distinzione di religione, razza o sesso. Garantirà la libertà di religione e di coscienza».