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Intervista

«In nome della sicurezza negati i diritti delle persone»

Luca Bettinelli, responsabile area stranieri della Caritas ambrosiana, riflette sulle conseguenze della nuova legge sulla sicurezza. «Le misure adottate come strumento di prevenzione alla criminalità sono eccessive rispetto ai diritti su cui vanno a incidere». Anche perché oggi «l'unico canale che lo straniero ha per venire in Italia è quello irregolare».

di Pino NARDI Redazione

2 Settembre 2009

L’aspetto che ritengo più grave è che in nome della sicurezza ci sia la negazione dei diritti fondamentali della persona, si calpesta la sua dignità. Si impedisce a chi è senza permesso di soggiorno di potersi sposare, ai genitori stranieri irregolari la possibilità di riconoscere i figli. E se non possono farlo, per la legge italiana vanno in adottabilità e glieli portano via. O che il Comune possa rifiutare l’iscrizione anagrafica qualora l’alloggio non abbia i requisiti di idoneità e certificazione degli impianti. E senza residenza la tessera sanitaria che fine fa? E la possibilità di accedere ai servizi sociali?». Luca Bettinelli è il responsabile area stranieri della Caritas ambrosiana. E riflette sulle conseguenze della nuova legge sulla sicurezza.

Qual è la valutazione?
«Intanto è diffusa la paura come ci segnalano i centri di ascolto e i privati che chiamano. Si chiedono: “Ora cosa devo fare, ho in casa la persona senza permesso di soggiorno, come mi devo comportare?”. Il reato di immigrazione clandestina ha l’obiettivo di spingere le persone ad allontanarsi spontaneamente dal territorio italiano: se chi è espulso va via il procedimento viene archiviato e non ha conseguenze. Se viceversa si trattiene allora c’è il pagamento dell’ammenda. Alcuni magistrati hanno già detto quello che potrebbe succedere nel funzionamento degli uffici giudiziari: se le stime parlano di 700 mila immigrati irregolari, in pratica ci sarebbero altrettanti processi in più. Ma la giustizia italiana non può sostenere questo carico di lavoro».

La Caritas gestisce Centri?
«No. Abbiamo un progetto con un’équipe di operatori al Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di via Corelli a Milano tre volte alla settimana. L’obiettivo è dare uno spazio di umanità, valorizzare le persone in un luogo di detenzione, dove spesso neanche capiscono il perché sono trattenute. Non è così semplice far capire che sono lì, solo perché si è irregolari».

Continuerete questo lavoro?
«Fino a settembre siamo autorizzati all’ingresso dalla Prefettura. Il cambio della legge renderà ancora più necessaria la nostra presenza. Oggi possono fermarsi 60 giorni, non si ha molto da fare, è una sorta di limbo in attesa dell’espulsione. La nuova legge lo porta a 6 mesi. Sono entrato un paio di volte in via Corelli: è un’esperienza che lascia il segno. Mi sono domandato se fossi io in quella situazione come mi comporterei, cosa farei e come la vivrei».

E le badanti?
«Bisogna fare chiarezza: al momento la badante è giuridicamente un’immigrata irregolare come tutti gli altri. Viene detto che si puniscono i criminali, in realtà con questo provvedimento si punisce tutti indistintamente. La badante senza permesso viene fermata dalle forze dell’ordine e può essere portata al Cie. Una decina di giorni fa una badante è stata fermata mentre accompagnava l’anziana che curava rientrando dalla Messa. L’hanno presa ed è finita nel Centro. Ce ne sono altre 3-4 trattenute. Perciò o fanno un provvedimento per loro come è stato annunciato o altrimenti rientrano nella clandestinità».

L’immigrazione clandestina è considerata uguale a criminalità…
«Le misure adottate come strumento di prevenzione alla criminalità sono eccessive rispetto ai diritti che su cui vanno a incidere e ci sono dubbi sulla reale efficacia come mezzo di contrasto. Molti problemi oggi sono legati ai ritardi nel decreto flussi: la valutazione delle domande del dicembre 2007 non è ancora finita. Milano forse settimana prossima li chiuderà per passare poi al 2008. Occorre tener conto del reale impatto che la normativa avrà sulla vita delle persone. Da dicembre 2007 a oggi sono trascorsi 19 mesi. Il datore di lavoro che aveva bisogno della badante allora ora ne ha ancora bisogno? Cosa è successo nel frattempo?».

Allora la gestione dei flussi costringe alla clandestinità…
«Sì, l’inefficienza di questo sistema costringe alla clandestinità. Inoltre occorre capire le dinamiche del mercato del lavoro: chi è disponibile ad assumere uno straniero che non ha mai visto prima? Di fatto l’unico canale che lo straniero ha per venire in Italia è quello irregolare». L’aspetto che ritengo più grave è che in nome della sicurezza ci sia la negazione dei diritti fondamentali della persona, si calpesta la sua dignità. Si impedisce a chi è senza permesso di soggiorno di potersi sposare, ai genitori stranieri irregolari la possibilità di riconoscere i figli. E se non possono farlo, per la legge italiana vanno in adottabilità e glieli portano via. O che il Comune possa rifiutare l’iscrizione anagrafica qualora l’alloggio non abbia i requisiti di idoneità e certificazione degli impianti. E senza residenza la tessera sanitaria che fine fa? E la possibilità di accedere ai servizi sociali?». Luca Bettinelli è il responsabile area stranieri della Caritas ambrosiana. E riflette sulle conseguenze della nuova legge sulla sicurezza.Qual è la valutazione?«Intanto è diffusa la paura come ci segnalano i centri di ascolto e i privati che chiamano. Si chiedono: “Ora cosa devo fare, ho in casa la persona senza permesso di soggiorno, come mi devo comportare?”. Il reato di immigrazione clandestina ha l’obiettivo di spingere le persone ad allontanarsi spontaneamente dal territorio italiano: se chi è espulso va via il procedimento viene archiviato e non ha conseguenze. Se viceversa si trattiene allora c’è il pagamento dell’ammenda. Alcuni magistrati hanno già detto quello che potrebbe succedere nel funzionamento degli uffici giudiziari: se le stime parlano di 700 mila immigrati irregolari, in pratica ci sarebbero altrettanti processi in più. Ma la giustizia italiana non può sostenere questo carico di lavoro».La Caritas gestisce Centri? «No. Abbiamo un progetto con un’équipe di operatori al Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di via Corelli a Milano tre volte alla settimana. L’obiettivo è dare uno spazio di umanità, valorizzare le persone in un luogo di detenzione, dove spesso neanche capiscono il perché sono trattenute. Non è così semplice far capire che sono lì, solo perché si è irregolari».Continuerete questo lavoro? «Fino a settembre siamo autorizzati all’ingresso dalla Prefettura. Il cambio della legge renderà ancora più necessaria la nostra presenza. Oggi possono fermarsi 60 giorni, non si ha molto da fare, è una sorta di limbo in attesa dell’espulsione. La nuova legge lo porta a 6 mesi. Sono entrato un paio di volte in via Corelli: è un’esperienza che lascia il segno. Mi sono domandato se fossi io in quella situazione come mi comporterei, cosa farei e come la vivrei».E le badanti? «Bisogna fare chiarezza: al momento la badante è giuridicamente un’immigrata irregolare come tutti gli altri. Viene detto che si puniscono i criminali, in realtà con questo provvedimento si punisce tutti indistintamente. La badante senza permesso viene fermata dalle forze dell’ordine e può essere portata al Cie. Una decina di giorni fa una badante è stata fermata mentre accompagnava l’anziana che curava rientrando dalla Messa. L’hanno presa ed è finita nel Centro. Ce ne sono altre 3-4 trattenute. Perciò o fanno un provvedimento per loro come è stato annunciato o altrimenti rientrano nella clandestinità». L’immigrazione clandestina è considerata uguale a criminalità… «Le misure adottate come strumento di prevenzione alla criminalità sono eccessive rispetto ai diritti che su cui vanno a incidere e ci sono dubbi sulla reale efficacia come mezzo di contrasto. Molti problemi oggi sono legati ai ritardi nel decreto flussi: la valutazione delle domande del dicembre 2007 non è ancora finita. Milano forse settimana prossima li chiuderà per passare poi al 2008. Occorre tener conto del reale impatto che la normativa avrà sulla vita delle persone. Da dicembre 2007 a oggi sono trascorsi 19 mesi. Il datore di lavoro che aveva bisogno della badante allora ora ne ha ancora bisogno? Cosa è successo nel frattempo?».Allora la gestione dei flussi costringe alla clandestinità… «Sì, l’inefficienza di questo sistema costringe alla clandestinità. Inoltre occorre capire le dinamiche del mercato del lavoro: chi è disponibile ad assumere uno straniero che non ha mai visto prima? Di fatto l’unico canale che lo straniero ha per venire in Italia è quello irregolare».