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Varese

«Ascoltano i media piuttosto che il Vangelo»

Il rammarico di un parroco per l'atteggiamento delle comunità locali nei confronti degli stranieri

Maria Teresa ANTOGNAZZA Redazione

12 Maggio 2009

L’aria che si respira nel Varesotto nei confronti degli stranieri che ormai popolano in maniera significativa paesi e cittadine della zona resta fredda, se non addirittura ostile. A sottolinearlo con una buona dose di rammarico, e dopo aver tanto seminato in senso inverso, è don Ernesto Mandelli, della parrocchia di Lissago, alla periferia di Varese. «Devo constatare, insieme ai miei confratelli – spiega – che certa disattenzione delle nostre comunità sul tema dell’accoglienza dei migranti avviene nonostante i grandi messaggi dei nostri vescovi, Martini prima e poi Tettamanzi, che aprivano appunto all’attenzione e all’accoglienza. Vediamo invece che la nostra gente, anche i bravi parrocchiani, si lasciano guidare da ben altri messaggi e allarmi sul tema degli extracomunitari, che arrivano da una certa mentalità dominante e politicamente ispirata. Ma allora, che ne abbiamo fatto dell’annuncio del Vangelo, viene da chiedersi?».
Varese come terra emblematica di tutta la diocesi, dunque, per la difficoltà ad esprimere nella base popolare una genuina accoglienza: «Se c’è da dare l’offerta in chiesa – continua il sacerdote, da sempre impegnato verso le comunità di stranieri in città – sono tutti pronti a mettere mano al portafogli, ma se si possiede un appartamento vuoto, e a Varese sono circa 3 mila, non lo affitta a uno straniero».
Certo, non mancano le iniziative di solidarietà: molte parrocchie del Varesotto promuovono il doposcuola, gestito da volontari, e sono molto numerosi gli stranieri che partecipano. Poi ci sono i centri di ascolto e le varie iniziative di solidarietà verso gli immigrati, soprattutto aiuti nella conoscenza della lingua, nella ricerca di casa e di lavoro. Ma ciò che don Mandelli sottolinea è proprio il clima generale, di pesante sospetto e diffidenza verso l’immigrato, il diverso, portatore – secondo il sentire comune – di un potenziale pericolo verso il nostro modo di vivere. «Resistenza e ostilità: insomma – allarga le braccia il sacerdote di Lissago – tutto il contrario di quello che predichiamo e che ci dice il Vangelo». L’aria che si respira nel Varesotto nei confronti degli stranieri che ormai popolano in maniera significativa paesi e cittadine della zona resta fredda, se non addirittura ostile. A sottolinearlo con una buona dose di rammarico, e dopo aver tanto seminato in senso inverso, è don Ernesto Mandelli, della parrocchia di Lissago, alla periferia di Varese. «Devo constatare, insieme ai miei confratelli – spiega – che certa disattenzione delle nostre comunità sul tema dell’accoglienza dei migranti avviene nonostante i grandi messaggi dei nostri vescovi, Martini prima e poi Tettamanzi, che aprivano appunto all’attenzione e all’accoglienza. Vediamo invece che la nostra gente, anche i bravi parrocchiani, si lasciano guidare da ben altri messaggi e allarmi sul tema degli extracomunitari, che arrivano da una certa mentalità dominante e politicamente ispirata. Ma allora, che ne abbiamo fatto dell’annuncio del Vangelo, viene da chiedersi?».Varese come terra emblematica di tutta la diocesi, dunque, per la difficoltà ad esprimere nella base popolare una genuina accoglienza: «Se c’è da dare l’offerta in chiesa – continua il sacerdote, da sempre impegnato verso le comunità di stranieri in città – sono tutti pronti a mettere mano al portafogli, ma se si possiede un appartamento vuoto, e a Varese sono circa 3 mila, non lo affitta a uno straniero».Certo, non mancano le iniziative di solidarietà: molte parrocchie del Varesotto promuovono il doposcuola, gestito da volontari, e sono molto numerosi gli stranieri che partecipano. Poi ci sono i centri di ascolto e le varie iniziative di solidarietà verso gli immigrati, soprattutto aiuti nella conoscenza della lingua, nella ricerca di casa e di lavoro. Ma ciò che don Mandelli sottolinea è proprio il clima generale, di pesante sospetto e diffidenza verso l’immigrato, il diverso, portatore – secondo il sentire comune – di un potenziale pericolo verso il nostro modo di vivere. «Resistenza e ostilità: insomma – allarga le braccia il sacerdote di Lissago – tutto il contrario di quello che predichiamo e che ci dice il Vangelo».