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Società

Acli, una cittadinanza dinamica e democratica

Il messaggio dell'associazione emerso nel convegno nazionale di studi di Perugia

Andrea CASAVECCHIA Redazione

7 Settembre 2009

Riconoscere una cittadinanza che metta al centro la dignità della persona in carne e ossa e nelle sue relazioni a partire da quelle familiari e comunitarie, e che sia più aperta, plurale, capace di diventare ponte per una migliore integrazione e una maggiore inclusione: questo il messaggio lanciato dalle Acli a Perugia, durante i lavori del convegno nazionale di studi (4-6 settembre). Occorre una cittadinanza dinamica e non statica se si vuole alimentare il nostro sistema democratico. Gli oltre 500 partecipanti, ascoltando le ricche relazioni di esperti e confrontandosi nei laboratori tematici, hanno affrontato il tema “Cittadini in-compiuti. Quale polis globale per il XXI secolo”.
L’Italia deve ripensare le sue modalità di accesso alla cittadinanza, se vorrà rispondere alle sfide del terzo millennio. Un primo “aggiornamento” è nella direzione di modifiche istituzionali. Diventa infatti urgente la modifica della legge 91/92, che considera la cittadinanza italiana soprattutto in riferimento allo jus sanguinis. Esso va integrato almeno con lo jus soli, per dare risposta a tutti i figli di immigrati nati nel nostro Paese, che frequentano le nostre scuole, che partecipano alla vita civile sportiva e culturale delle nostre comunità locali.
Un secondo aggiornamento deve avvenire nella direzione sostanziale dei diritti. C’è una cittadinanza vissuta quotidianamente che, garantendo l’uguaglianza delle opportunità, favorisce la coesione sociale degli uomini e delle donne che vivono in una comunità. Se si osservano i giovani precari nel mondo del lavoro, il trattamento di disparità di genere che subiscono le donne, le difficoltà ad affrontare l’emergenza educativa, le differenze di possibilità di sviluppo e di promozione sociale tra i vari territori dello stivale, diventa chiaro come a distanza di 150 anni dall’Unità d’Italia ci siano ancora molti passi prima di tessere finalmente le trame di coesione del nostro Paese.
Nelle conclusioni Andrea Olivero, presidente nazionale delle Acli, ha spiegato come oggi la cittadinanza sia “micro”, perché affonda le sue radici nelle strade, nei quartieri e nelle piazze dei paesi, ma anche “macro”, perché non può prescindere dalle dinamiche globali come i flussi migratori e la recente crisi economica ci stanno insegnando. Dalle sue parole si può ricavare un commento programmatico dell’incontro. Innanzitutto è stato messo in risalto il metodo sperimentato che ha messo a confronto esperti e dirigenti associativi, studiosi e politici dei diversi schieramenti, da Gianfranco Fini a Dario Franceschini, e si è dimostrato che quando si lanciano proposte concrete esiste la possibilità di un incontro nella diversità perché si individua il bene comune oltre una parte politica.
Si anticipano poi alcune iniziative concrete che le Acli si assumono in prima persona per andare verso una cittadinanza più completa: dalla presentazione di un “Manifesto per la cittadinanza” che vorrà declinare una proposta per il futuro alla partecipazione delle Acli, alla manifestazione nazionale sulla libertà di informazione che è un elemento essenziale per garantire una partecipazione consapevole di ogni individuo alla democrazia. Riconoscere una cittadinanza che metta al centro la dignità della persona in carne e ossa e nelle sue relazioni a partire da quelle familiari e comunitarie, e che sia più aperta, plurale, capace di diventare ponte per una migliore integrazione e una maggiore inclusione: questo il messaggio lanciato dalle Acli a Perugia, durante i lavori del convegno nazionale di studi (4-6 settembre). Occorre una cittadinanza dinamica e non statica se si vuole alimentare il nostro sistema democratico. Gli oltre 500 partecipanti, ascoltando le ricche relazioni di esperti e confrontandosi nei laboratori tematici, hanno affrontato il tema “Cittadini in-compiuti. Quale polis globale per il XXI secolo”.L’Italia deve ripensare le sue modalità di accesso alla cittadinanza, se vorrà rispondere alle sfide del terzo millennio. Un primo “aggiornamento” è nella direzione di modifiche istituzionali. Diventa infatti urgente la modifica della legge 91/92, che considera la cittadinanza italiana soprattutto in riferimento allo jus sanguinis. Esso va integrato almeno con lo jus soli, per dare risposta a tutti i figli di immigrati nati nel nostro Paese, che frequentano le nostre scuole, che partecipano alla vita civile sportiva e culturale delle nostre comunità locali.Un secondo aggiornamento deve avvenire nella direzione sostanziale dei diritti. C’è una cittadinanza vissuta quotidianamente che, garantendo l’uguaglianza delle opportunità, favorisce la coesione sociale degli uomini e delle donne che vivono in una comunità. Se si osservano i giovani precari nel mondo del lavoro, il trattamento di disparità di genere che subiscono le donne, le difficoltà ad affrontare l’emergenza educativa, le differenze di possibilità di sviluppo e di promozione sociale tra i vari territori dello stivale, diventa chiaro come a distanza di 150 anni dall’Unità d’Italia ci siano ancora molti passi prima di tessere finalmente le trame di coesione del nostro Paese.Nelle conclusioni Andrea Olivero, presidente nazionale delle Acli, ha spiegato come oggi la cittadinanza sia “micro”, perché affonda le sue radici nelle strade, nei quartieri e nelle piazze dei paesi, ma anche “macro”, perché non può prescindere dalle dinamiche globali come i flussi migratori e la recente crisi economica ci stanno insegnando. Dalle sue parole si può ricavare un commento programmatico dell’incontro. Innanzitutto è stato messo in risalto il metodo sperimentato che ha messo a confronto esperti e dirigenti associativi, studiosi e politici dei diversi schieramenti, da Gianfranco Fini a Dario Franceschini, e si è dimostrato che quando si lanciano proposte concrete esiste la possibilità di un incontro nella diversità perché si individua il bene comune oltre una parte politica.Si anticipano poi alcune iniziative concrete che le Acli si assumono in prima persona per andare verso una cittadinanza più completa: dalla presentazione di un “Manifesto per la cittadinanza” che vorrà declinare una proposta per il futuro alla partecipazione delle Acli, alla manifestazione nazionale sulla libertà di informazione che è un elemento essenziale per garantire una partecipazione consapevole di ogni individuo alla democrazia.