Sirio 26-29 marzo 2024
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Riconoscimento

Il “Porta” a Fracci, Cerri e Loi

Al Teatro Manzoni la cerimonia di consegna del premio intitolato al grande poeta meneghino. Speciale tributo a don Antonio Mazzi

di Mauro COLOMBO foto Matteo DI NUNZIO

15 Novembre 2011

Al lungo e prestigioso albo d’oro del Premio Carlo Porta si sono aggiunti ieri sera i nomi di Carla Fracci, Franco Cerri e Franco Loi. Alla regina della danza classica, al maestro del jazz e all’anima della poesia milanese è stata assegnata la 47a edizione del riconoscimento promosso dal Circolo Filologico Milanese – la più antica delle associazioni culturali di Milano (fondata nel 1872) – e destinato a quanti «con la loro opera e la loro personalità hanno onorato la città di Milano e le sue tradizioni più significative». Uno speciale riconoscimento è andato a don Antonio Mazzi, presidente della Fondazione Exodus, per il suo ventennale impegno sul fronte della tossicodipendenza e dell’emarginazione giovanile.

Una cerimonia all’insegna dell’arte nella sua migliore accezione, quella che ieri sera ha gremito di pubblico la platea del Teatro Manzoni, condotta con garbo e sensibilità da Lorena Bianchetti, affermato volto televisivo della Rai. Se la musica ha potuto contare sulla collaudata partecipazione e sulle canzoni di Memo Remigi, sulle apprezzate performances de “I Quarto Eccedente” (riuscitissimo “clone” del Quartetto Cetra) e sulle sonorità jazz del duo composto da Matteo Galli e Chiara Lucchini, i cultori della poesia meneghina hanno ancora una volta potuto applaudire Gianfranco Scotti nelle sue coinvolgenti interpretazioni dei versi e delle rime del Porta.

La consegna della statuetta in bronzo realizzata dallo scultore Domenico Greco sul modello del monumento di Porta al Verziere ha visto i premiati viaggiare tra il filo dei ricordi e il desiderio di nuovi progetti. A dispetto dei suoi prossimi 82 anni, don Mazzi, pur non rinnegando il suo impegno a fianco dei «disperati», si è proposto come «nuovo don Bosco» per gli adolescenti «normali, quelli che oggi hanno più bisogno di noi». Carla Fracci ha ringraziato Milano, «città che mi ha trasmesso il senso della vita e della professione e mi ha aiutato a capire il linguaggio dell’arte», e ha espresso la volontà di favorire lo sviluppo di nuovi talenti, ben rappresentati dalle giovanissime allieve della Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala che le hanno reso omaggio. Cerri ha ricordato il suo esordio sotto l’ala incoraggiante di Gorni Kramer e ha poi guidato il Sestetto strumentale uscito dalla sua scuola in un’applaudita interpretazione di un brano di Charlie Parker. Loi, infine, ha condotto il pubblico in un emozionante viaggio nella sua poesia, «non solo un fatto letterario, ma frutto dell’inconscio, di sentimenti e impulsi che portano alla conoscenza di sé chi scrive, ma anche chi ascolta».

A tutti gli spettatori è stato fatto omaggio del libro Quei giorni di libertà, che la scrittrice Giovanna Ferrante ha dedicato alle Cinque Giornate di Milano.

Il Premio Carlo Porta è stato promosso dal Circolo Filologico Milanese e sponsorizzato della storica azienda milanese Facco spa, con la partnership del Credito Artigiano, il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, della Provincia di Milano, dell’Assessorato alle Culture, Identità e Autonomie della Regione Lombardia e la collaborazione del Centro Studi Grande Milano.

Le motivazioni

Carla Fracci: Il suo nome e la sua danza sono legate indissolubilmente alla Scala e a Milano. Mito ineguagliabile per la sua immensa classe è sempre nel cuore dei milanesi per la sua riservatezza e discrezione.
Franco Cerri: Musica, chitarra, jazz.In queste tre parole c’è la sintesi di un maestro della musica italiana. Il rapporto con la chitarra è quasi affettivo e la sua bravura è pari alla sua timidezza.
Franco Loi: Raccoglie l’eredità del Porta respirando l’aria di Milano sin da bambino. La sua vocazione per la poesia è un percorso di vita e una passione autentica trasmessa dalle sue liriche.
Don Antonio Mazzi: Prete battagliero ,trapiantato a Milano , dove ha saputo strappare il Parco Lambro al degrado costruendo la Fondazione Exodus facendola diventare un polo per l’accoglienza e il recupero della gioventù emarginata. Grande comunicatore e testimone credibile della sua “tremenda” voglia di vivere.