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7 giugno

Arte sacra contemporanea,
due “sorprese” in San Giovanni Bono a Milano

Gli eventi legati a Expo non sono solo in centro città, ma anche nella periferia di Milano ci sono importanti iniziative. Come questa, che oggi porta alla Barona una grande croce di Nagasawa e la Via Crucis di William Serra. La presentazione alla comunità nella messa domenicale delle 11.30

6 Giugno 2015

In occasione dell’EXPO la città e la diocesi di Milano stanno dando ai visitatori e ai cittadini il meglio di sé. Lo stanno facendo prevalentemente in centro città. Ma c’è qualcosa che si muove anche in periferia.

Alla Barona, ad esempio, due parroci, don Paolo Selmi, prima, e don Giampiero Guidetti, poi, con l’aiuto di padre Andrea Dall’Asta della Galleria San Fedele, hanno pensato di portare l’arte contemporanea in chiesa. Per la precisione hanno pensato di collocare nella chiesa di San Giovanni Bono una croce e una via crucis che sostituiranno da maggio a ottobre – il tempo dell’EXPO –  la croce e la via crucis, di cui la chiesa è già dotata.

La presentazione è prevista per domenica 7 giugno verso le 11.30, al termine della Messa. Le due opere saranno un regalo, una sorpresa per tutta la comunità parrocchiale e per le coppie che quel giorno celebrano l’anniversario di matrimonio

Se gli interventi contemporanei sono abbastanza numerosi in edifici antichi, – molto spesso anche con realizzazioni purtroppo dubbie e interrogative, per le quali si potrebbe parlare di manomissioni – meno numerose, invece, sono le opere d’arte contemporanea nelle chiese di recente costruzione. Per questo motivo, gli interventi di due artisti come Hidetoshi Nagasawa e William Xerra  nella chiesa di San Giovanni Bono, alla periferia sud ovest di Milano, costruita dall’architetto Arrigo Arrighetti alla fine degli anni ’60, appaiono significativi e interessanti.

La prima opera, collocata nello spazio absidale è una grande croce in bronzo dorato di Hidetoshi Nagasawa. È una “croce gloriosa” realizzata per la cattedrale di Reggio Emilia e mai collocata in situ. Nagasawa riprende qui il tema paleocristiano della barca, che trasporta un albero – una palma –  ricco di fronde. La stessa forma, capovolta, è ripetuta nella parte inferiore, come se si riflettesse in un ideale specchio d’acqua. È un’immagine essenziale, sintetica. Tuttavia, sprigiona una molteplicità di significati. L’aspetto cristologico – si tratta di una croce – si unisce infatti a un’intuizione di carattere ecclesiologico: la palma rimanda infatti all’albero della vita, che nasce dal legno della Croce. La barca, vale a dire l’elemento orizzontale sul quale è collocato l’albero, è un’allusione alla Chiesa. La barca e l’albero capovolti indicano che tutte le dimensioni dell’esistenza dell’uomo sono redente, in quanto la Croce è il luogo della salvezza, di una redenzione e di un riscatto possibili.

La Via Crucis di William Xerra, è costituita dalle 14 stazioni di una Via Crucis del XVIII secolo, alla quale il pittore piacentino accosta un proprio dipinto, con rimandi, segni, reinvenzioni che ne riattualizzano il significato. Non si tratta di un’interpretazione letterale ma di suggestioni, di meditazioni, di pensieri. È questa una Via Crucis del quotidiano, come dice l’artista stesso, in cui non mancano riferimenti auto-biografici. Le stazioni si trasformano così in frammenti di vita, in lacerti di sofferenza, in cui ogni uomo può ritrovarsi e porre il proprio segno. La Croce di Cristo, sembra suggerire Xerra, non è un evento da relegare nel passato, in quanto si rinnova, tutte le volte che la dignità umana è violata e calpestata. La croce di Cristo si colloca infatti al centro di tutte le innumerevoli croci della storia, di ieri e di oggi, e ci ricorda che Egli è sempre tra noi e soffre per noi. 

L’intervento compiuto a San Giovanni Bono vuole fare riflettere come il dialogo tra arte e fede non sia semplicemente un problema di carattere culturale. L’arte contemporanea è chiamata a confrontarsi negli spazi liturgici, nei luoghi di preghiera, di meditazione e di celebrazione. È questa la sfida nei confronti della quale l’arte di oggi è chiamata a misurarsi. In una comunità di fede.