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Personaggi

«Le mie mani danno vita ai santi del Duomo»

Nel laboratorio di Nicola Gagliardi a San Vittore Olona si restaurano le statue della cattedrale. Lo scultore è impegnato in questo lavoro da 25 anni, eppure sente ancora la responsabilità di dover replicare opere risalenti spesso a grandi artisti del passato

Saverio CLEMENTI Redazione

23 Luglio 2009

Il profeta Daniele sta per tornare a guardare Milano dall’alto. L’attende la solita nicchia situata su una delle guglie del Duomo, dove era stato collocato più di due secoli fa. La piccola statua in marmo di Candoglia è reduce da un radicale restyling, anzi un vero e proprio rifacimento, realizzato dal maestro Nicola Gagliardi nel suo laboratorio di San Vittore Olona, alle porte di Legnano. Lo scultore ha iniziato a lavorare per la Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano nel 1984 e nell’arco di questi 25 anni dalle sue mani sono passate ben 105 tra statue e altri elementi decorativi situati sulla chiesa madre dei fedeli ambrosiani. Una collaborazione intensa e costante perché, come si sa, i lavori attorno al Duomo non finiscono mai…
Alle sapienti cure di Gagliardi sono stati affidati nel tempo pezzi in precarie condizioni di salute. Salvo poche eccezioni, nella quasi totalità dei casi il maestro è stato costretto a replicare ex novo le statue, una volta constatata l’impossibilità di effettuare un qualsiasi intervento di restauro. «Si lavora usando esclusivamente marmo ricavato dalle cave di Candoglia per garantire la massima fedeltà rispetto all’originale – spiega – . È una pietra geologicamente pura, ma soggetta a subire maggiormente i danni provocati dalle piogge acide, in quanto costituita per circa il 98% da carbonato di calcio. L’aria di Milano è assai inquinata e lo smog corrode lentamente il Duomo. C’è solo da sperare nello sviluppo delle energie rinnovabili per poter cambiare questa situzione. Dobbiamo però tenere presente che anche la vita del marmo è a termine: dopo sei o sette secoli tutte le statue sono destinate a collassare». Il profeta Daniele sta per tornare a guardare Milano dall’alto. L’attende la solita nicchia situata su una delle guglie del Duomo, dove era stato collocato più di due secoli fa. La piccola statua in marmo di Candoglia è reduce da un radicale restyling, anzi un vero e proprio rifacimento, realizzato dal maestro Nicola Gagliardi nel suo laboratorio di San Vittore Olona, alle porte di Legnano. Lo scultore ha iniziato a lavorare per la Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano nel 1984 e nell’arco di questi 25 anni dalle sue mani sono passate ben 105 tra statue e altri elementi decorativi situati sulla chiesa madre dei fedeli ambrosiani. Una collaborazione intensa e costante perché, come si sa, i lavori attorno al Duomo non finiscono mai…Alle sapienti cure di Gagliardi sono stati affidati nel tempo pezzi in precarie condizioni di salute. Salvo poche eccezioni, nella quasi totalità dei casi il maestro è stato costretto a replicare ex novo le statue, una volta constatata l’impossibilità di effettuare un qualsiasi intervento di restauro. «Si lavora usando esclusivamente marmo ricavato dalle cave di Candoglia per garantire la massima fedeltà rispetto all’originale – spiega – . È una pietra geologicamente pura, ma soggetta a subire maggiormente i danni provocati dalle piogge acide, in quanto costituita per circa il 98% da carbonato di calcio. L’aria di Milano è assai inquinata e lo smog corrode lentamente il Duomo. C’è solo da sperare nello sviluppo delle energie rinnovabili per poter cambiare questa situzione. Dobbiamo però tenere presente che anche la vita del marmo è a termine: dopo sei o sette secoli tutte le statue sono destinate a collassare». L’emozione della prima volta Sono in tutto 3500 le statue collocate sul Duomo di Milano, a cui vanno aggiunti gli altri elementi ornamentali. Grazie al costante lavoro della Fabbrica si riesce a conservare l’originale splendore del maestoso edificio gotico. Nel laboratorio di Nicola Gagliardi in 25 anni sono passati molti santi e profeti; eppure per l’artista ogni intervento conserva l’emozione della prima volta. «Sono consapevole del privilegio che mi è capitato. Per non parlare della responsabilità di replicare opere risalenti spesso a grandi scultori del passato. Così come non posso dimenticare che tutte le statue hanno un significato anche dal punto di vista catechetico. Sono state pensate e volute per questo scopo in passato e il mio compito è di garantire anche questa continuità. Ricordo la grande emozione di quando ho replicato l’imponente statua di San Giovanni Battista posta sulla facciata: non potevo ignorare il significato che questa figura ha nella tradizione cristiana». Qualche scoperta interessante? «Mentre restauravo la statua del profeta Isacco situata all’esterno dell’abside è affiorata la data di esecuzione, il 1563, che ha permesso di confermarne la paternità allo scultore di origine bustocca Agostino Busti, detto il Bambaja».L’attività artistica di Nicola Gagliardi, 65 anni, va ben oltre i confini del Duomo. Le sua note biografiche e professionali elencano una lunga serie di opere d’arte sacra, statue, bassorilievi, busti e medaglioni realizzati per committenze pubbliche e private. Una sua specialità è la riproduzione di antiche rappresentazioni della Vergine. «Non c’è soggetto che nel tempo sia stato più interpretato dall’uomo e che meglio faccia sintesi tra sentimento terreno e religioso – dice Gagliardi -. Le sculture che ci arrivano dal passato sono le più belle in assoluto». Risale al 2002 la mostra “Divina Madre”, realizzata a Milano dal Centro culturale Nazarianum, presso la Basilica dei Santi Apostoli e Nazaro Maggiore, e visitata anche dal cardinale Tettamanzi.Non mancano interventi conservativi su opere di grande valore simbolico e artistico come il monumento dedicato al guerriero della battaglia di Legnano, più noto come l’Alberto da Giussano, e le porte bronzee della Basilica bramantesca di San Magno, sempre a Legnano. Il maestro Nicola Gagliardi ha un sogno nel cassetto? «Certamente. Vorrei fare una nuova mostra delle mie opere, ma soprattutto vorrei dedicarmi solo alle mie opere surrealiste, quelle che meglio esprimono il mio sentimento più intimo». – – Il marmo arriva solo da Candoglia (https://www.chiesadimilano.it:81/or4/or?uid=ADMIesy.main.index&oid=1853066)