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San Giovanni Battista a Desio, quando la modernità incarna il sacro

Il terzo appuntamento della catechesi quaresimale dell'arcivescovo in una chiesa parrocchiale contemporanea, realizzata dieci anni fa con forti valenze simboliche.

5 Giugno 2008

26/02/2008

Sono segni forti quelli che contrappuntano la chiesa di San Giovanni Battista, eretta su progetto degli architetti torinesi Gabetti, Isola e Bruna, a cominciare dal sagrato e dal campanile che, con le sue otto campane da concerto, si collocano anche come segni urbani all’incrocio dei due assi viari principali di Desio. Il grande invaso interno è scandito nei suoi spazi con una perfezione geometrica in cui si alternano armoniosamente figure geometriche di base.

Quadrata è la pianta ma circolare è l’aula come pure il sagrato e la piattaforma dell’altare. La differenziazione degli ambienti dentro questa unità si costituisce mediante scarti minimi che non turbano l’armonia generale. Infatti solo l’altare e il fonte battesimale sono collocati ad una quota diversa: il primo sopra una pedana anch’essa circolare, il secondo ad un livello leggermente più basso , a cui conducono pochi gradini. Si staglia così nettamente la forma di una chiesa che (con le due sale laterali della cappella feriale e del Battistero) abbraccia tutta l’assemblea quasi a rendere partecipi dell’abbraccio del Crocifisso per tutta l’umanità.

Escludendo per scelta l’adozione di materiali e forme concettualmente legate alla categoria del “meraviglioso” , i progettisti hanno abbracciato un’intonazione più pauperistica , partendo volutamente dalle cose comuni per “rendere eccellente la banalità come una via verso la povertà”. Ma compito dell’architettura è svelare altresì la forma simbolica delle forme comuni, tanto da poter dire che “quel” bicchiere è “un calice” e una sala una chiesa. In questo spazio, Ambone, Fonte battesimale e Crocifisso sono posti davanti a noi nella loro solitudine affinché possa silenziosamente sgorgare senso e assenso in chi guarda.

Il battistero, ben visibile dall’aula assembleare, è posto significativamente accanto alla zona penitenziale. La vasca è sorretta da una struttura lignea che richiama una conchiglia, sempre presente nell’iconografia di Giovanni Battista quando battezza il Cristo nel fiume Giordano. Il tronco sottostante opera di De Marchi in legno di cirmolo è un chiaro riferimento all’albero del Re Davide, figlio di Jesse e capostipite della discendenza da cui scaturirà il Messia, raffigurato spesso mentre dorme e sogna che dal suo petto esce un albero.

Una vasca circolare in pietra ne contiene una seconda circolare che rinvia, nel suo unico gradino, all’antico battesimo per immersione dei primi secoli. Sulla parete di fronte l’albero della vita testimonia la nuova vita a cui viene chiamato chi, col battesimo, è liberato dalla morte per crescere nella vita della Grazia , sempre ridonata nel sacramento del Perdono.

Questa è una delle chiese recentemente costruite più riuscite in questo rapporto tra i differenti luoghi liturgici che, pur conservando quell’autonomia delle costruzioni primitive, si rimandano con immediatezza l’uno all’altro all’interno della stessa sagoma architettonica che, all’esterno sembra riecheggiare le costruzioni della tradizione contadina lombarda.

(testo tratto da 15 battisteri della diocesi di Milano, Centro Ambrosiano)