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Come vincere lo sconcerto che ti destabilizza quando entri in una libreria? Montagne di libri nuovi, belli, seducenti, proposti come irrinunciabili, ti vengono incontro da ogni scaffale, si accumulano in ogni angolo, ti inseguono dall’ingresso del negozio fino alla cassa. Tutti si presentano con un’attrattiva: che sia il nome dell’autore, che sia l’argomento di attualità, che sia la grafica della copertina. Alcuni vincono lo sconcerto evitando di entrare in libreria: è un modo di difendersi dall’assedio di una produzione talora troppo banale, raccogliticcia, fatua, ma certo a lungo andare può anche produrre come effetto una pigrizia mentale che induce a ripetere frasi dell’ultimo libro letto in seminario, inadeguate a interpretare il presente e a interagire con gli interlocutori di cui ci sta a cuore il cammino e la speranza. Altri vincono lo sconcerto comprando tutto quello che possono: è un modo per mostrare interesse e attenzione all’attualità, ma certo alleggerisce un po’ troppo il portafoglio e appesantisce un po’ troppo gli scaffali di casa, rendono ogni trasloco una impresa antipatica e spropositata. L’accumulo dei libri, per altro, non comporta l’incremento di sapienza e di competenza, visto che il tempo per letture meditare e ripensate scarseggia un po’ per tutti. Per questo ritengo prezioso il servizio che la Formazione permanente del clero della diocesi di Milano offre proponendo alcune letture selezionate e raccomandate da chi ha letto e apprezzato qualche cosa della produzione recente. Non c’è l’ambizione di offrire una bibliografia rigorosamente sistematica e recensioni scientificamente elaborate. È piuttosto una sorte di passaparola: chi ha letto un libro, un articolo, ha incontrato un autore e ne ha ascoltato la relazione l’ha trovata interessante, utile, incoraggiante a pensare e perciò lo raccomanda a un confratello. E il libro può diventare occasione anche per un confronto con altri, per quella forma di autoformazione che si lascia arricchire da chi scrive, da chi legge, da chi ascolta, da chi pone domande. Due convinzioni ci sembrano irrinunciabili e condivise: in primo luogo siamo convinti che le responsabilità che abbiamo ci chiedono di essere attenti, desiderosi di imparare, e non abbiamo la presunzione di aver già capito tutto e di non aver bisogno di ascoltare, di leggere, di informarci e formarci; in secondo luogo non abbiamo bisogno di chiacchiere, ma di parole che dicano qualche cosa che meriti di essere meditato e discusso.

Buona lettura

+Mario Delpini

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