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Laboratori di formazione per comunità pastorali e decanati sul tema comunità cristiana e disabilità

disabilita

Proposta di due incontri formativi per gli operatori delle comunità educane perché aiutino le famiglie con figli disabili a sentirsi sempre più profondamente parte del corpo della Chiesa.

“La disabilità è di chi guarda. Essere disabile è quando gli altri ti ci fanno sentire, essere persona è vivere anche con la propria disabilità. Strana la vita, se non fossi stato disabile non sarei la persona che sono fiero di essere”. (Alessandro, ragazzo con disabilità)

La consulta diocesana propone a livello di decanato o di comunità pastorale due laboratori di formazione  attraverso i quali gli operatori pastorali sono invitati a mettersi in gioco su alcuni aspetti fondamentali, come lo sguardo (la sensibilità) con cui approcciarsi alle famiglie con ragazzi con disabilità e una conoscenza migliore del mondo della disabilità, nella consapevolezza che lo sguardo è rivolto sempre alla persona; in questo modo sarà possibile iniziare a “imparare una lingua adatta” e di conseguenza trovare strumenti, metodologie e attenzioni che permettano di entrare in relazione con i ragazzi disabili e di aiutarli  a sentirsi parte del gruppo dei pari in cui sono inseriti.

In allegato è possibile leggere i contenuti e gli obiettivi di ogni singolo laboratorio.

Abbiamo chiesto a qualche partecipante di novembre di inviarci delle loro semplici considerazioni, al termine dei due laboratori, con la speranza che le loro parole possano attrarre la curiosità e accendere il desiderio di iscriversi di chi ancora non ha avuto modo di frequentarli. Riportiamo di seguito alcuni passaggi delle riflessioni raccolte.

Il laboratorio mi ha permesso di avere uno sguardo nuovo sull’inclusione di tutte le persone con fragilità. Una cosa importante è cogliere non solo la disabilità ma il vedere le loro potenzialità. Capire che ognuno di noi può contribuire a rendere più bello la realtà in cui viviamo. (Attilia)

 

Uno degli aspetti di queste giornate che mi ha colpito e mi ha fatto riflettere è stato “l’esperimento” proposto nel primo incontro. È stato sicuramente un modo per scoprire che ci si può fidare e affidare all’altro nonostante sembri tanto difficile, nonostante le proprie fragilità, nonostante gli ostacoli; l’altro che, nello stesso momento, parla di sè, accogliendo e lasciandosi accogliere, creando un rapporto, seppur breve, di fiducia, di condivisione e non di mero “assistenzialismo”: ognuno è “protagonista” e dà il suo contributo, ognuno si “prende cura dell’altro”, ascoltandolo o guidandolo. È stato bello, e per nulla scontato, incontrare la “mia compagna” il sabato successivo! (Elisa)

 

Alla luce del video in occasione del secondo incontro mi ha colpito vedere come una dei protagonisti (una bimba di 6-7 anni) fosse ancora indenne dai numerosi preconcetti che ostacolano il rapporto delle persone adulte con la disabilità. Non vede il disabile come qualcuno che la blocca, con cui non sa che cosa fare, come comportarsi, ma si avvicina e si rapporta cercando tutti i punti in comune, evidenziando quello che il compagno sa fare e cogliendo da questi “sa fare” gli spunti per creare una relazione. Gli adulti invece spesso si sentono incapaci, handicappati loro stessi di fronte al disabile, preferiscono girare lo sguardo dall’altra parte e magari fare finta di non vederlo, non per cattiveria, ma proprio perchè non sanno come fare, cosa dirgli, di cosa parlargli e quindi non ci provano. (Maria Chiara)

 

Le comunità pastorali o i decanti possono richiedere questi laboratori scrivendo a inclusionedelladisabilita@diocesi.milano.it . Dopo un primo contatto ci si accorderà sui tempi e modalità di svolgimento dei laboratori.

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