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17 settembre

Significato di cura e malattia
nelle prospettive laica e religiosa

Il secondo seminario multidisciplinare, interculturale-interreligioso “Insieme per prenderci cura”, si terrà dalle 16.30 alle 20.15 alla clinica Mangiagalli

16 Settembre 2015

L’urgenza e la gravità delle ondate migratorie che stanno coinvolgendo milioni di persone in tre continenti – Africa, Asia, Europa – rendono più che mai necessaria anche in campo sanitario una strategia formativa che integri diversi livelli e aree di conoscenza, per rispondere alle sfide dell’integrazione in società multietniche, caratterizzate da nuove forme di solidarietà, di condivisione, di corresponsabilità. Medici ed operatori sanitari si trovano oggi di fronte a nuove sfide deontologiche ed etiche, che coinvolgono malati di differenti etnie, lingue, culture e religioni. I cambiamenti in atto nella società multiculturale e multietnica sollecitano nuove iniziative di formazione ed informazione, nelle quali il lavoro di aggiornamento sia proposto da esperti in discipline diverse, condotto in équipes che realizzino una condivisione di competenze in continuo dialogo tra loro e con gli assistiti. Tra le nuove frontiere della formazione a una piena cittadinanza globale, accanto ad ambienti significativi come scuole, università, carceri ecc., si pongono anche gli ospedali e le case di cura, luoghi di condivisione valoriale e di costruzione di solidarietà.
Dopo aver verificato, nel Primo Seminario del 30 giugno, come deve essere modificata la struttura e l’organizzazione dell’assistenza ospedaliera e ambulatoriale per garantire un efficace e rapido percorso diagnostico-terapeutico nel rispetto della dignità della persona malata, la II Sessione del 17 settembre metterà a fuoco valori e significati che il pensiero laico e le diverse tradizioni monoteistiche e spirituali attribuiscono alla persona malata ed all’azione di chi se ne prende cura in famiglia, nella società, nelle strutture sanitarie ed assistenziali. E’ fondamentale, a questo scopo, riflettere sulla scelta etica che sostiene qualsiasi scelta di cura sia attiva sia passiva, e sulle sue motivazioni più profonde, siano esse di tipo personale o comunitario, ideale o spirituale, religioso o civile, scientifico o umanistico. Il modo stesso, con il quale il malato ed il curante interagiscono, risulta infatti determinato anche da convinzioni valoriali, che possono contribuire positivamente al migliore esito di qualunque intervento, o viceversa risultare negative in ordine alla sua piena efficacia. Aspetti psicologici, convinzioni di fede, esperienze cliniche possono, insieme, produrre una sommatoria che converge al benessere della persona sofferente e malata, nel pieno rispetto della sua dignità. In particolare le tradizioni monoteistiche che traggono origine dall’esperienza di fede di Abramo e fioriscono nell’ebraismo, nel cristianesimo e nell’islam, possono offrire una solida base per sostenere una corretta azione di cura e di assistenza.