Share

Agli operatori pastorali

La Chiesa di Antiochia
e il “riposo in Dio”

Adempimenti concreti proposti a presbiteri, diaconi, consacrati e laici

11 Maggio 2011

 

Accanto alla lettera Pietre vive, viene proposto dall’Arcivescovo un secondo testo, Un anno di riposo in Dio (Centro Ambrosiano, 104 pagine, 5 euro), composto dalla prefazione del Vicario generale monsignor Carlo Maria Redaelli, dall’omelia dell’8 settembre, dall’intervento conclusivo dell’Arcivescovo all’Assemblea sinodale del clero del 20 maggio scorso e da un nuovo testo dal titolo L’anno sacerdotale: passi del cammino.
Nel volume, destinato in particolare ai presbiteri, diaconi, consacrati e laici impegnati a vari livelli nella responsabilità e nell’azione pastorale della Diocesi, viene riproposto il legame con la Chiesa di Antiochia, l’attualità del Sinodo diocesano 47°, il senso della “sobrietà pastorale”, il perché di un “anno di riposo in Dio” e della “lettera confidenziale” ai fedeli. Poi l’Arcivescovo propone quattro adempimenti e una nota sui “cantieri aperti” in Diocesi.

Una “Carta di missione” decanale

Lo scopo è quello di «indicare, in modo sintetico, ma preciso e concreto, le scelte che il decanato deve affrontare nei prossimi mesi per attuare le indicazioni pastorali diocesane». In concreto, la Carta di missione deve partire dalla visita pastorale decanale. Non bisogna dimenticare la qualifica di “missione” data a questa “Carta”: «È la missione, e non altro, che deve comandare la scelta di ridurre certe iniziative, di lasciarne cadere altre (anche se godono di una certa tradizione), di assumerne altre».

Esercizi spirituali per il clero

L’Arcivescovo avverte l’esigenza di «un forte investimento spirituale». Di qui la proposta «di vivere l’esperienza degli esercizi spirituali scegliendo uno dei corsi proposti dalla Formazione permanente», per riscoprire «l’identità del presbitero in riferimento a una Chiesa della carità, della comunione, della missione».

La “regola di vita”

Dovrà porre particolare attenzione alla «concretezza della vita dei presbiteri e dei diaconi e cercherà di assicurare una reale fraternità decanale». L’Arcivescovo suggerisce anche alcune possibili iniziative: «Mensa comune; una “casa del decanato”; l’avvio di una cassa comune; ambienti per accogliere chi si avvia nel ministero o presbiteri anziani».

Settimana di formazione di base

Si tratta di un’iniziativa una tantum a livello zonale. I destinatari sono i laici impegnati come operatori pastorali e come consiglieri, ma «la proposta può essere l’occasione per coinvolgere anche persone “nuove” da formare e da inserire nella corresponsabilità pastorale». L’iniziativa non sostituisce le Scuole diocesane per operatori pastorali.

“Cantieri aperti”

Per quanto riguarda le Comunità pastorali, l’Arcivescovo suggerisce uno slogan: «Essere più veloci nell’ipotizzare la strutturazione di tutto o di parte del decanato in una o più comunità pastorale, essere meno affrettati nell’attuare quanto deciso». Per il Rito ambrosiano invita a proseguire nella conoscenza e nell’uso del nuovo Lezionario. Devono anche continuare la riflessione a livello di decanato della Pastorale giovanile e il cantiere dell’Iniziazione cristiana, con la conferma della Pastorale pre e post battesimale. Circa la Pastorale vocazionale l’arcivescovo vorrebbe «avviare almeno una esperienza di comunità vocazionale residenziale, destinata ai giovani degli ultimi due anni delle superiori e del triennio universitario».