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Riflessione di don Edy Cremonesi

Mettersi in sintonia con chi è povero

La famiglia è parte integrante di una comunità che ascolta
la Parola di Dio, celebra l’Eucaristia, vive secondo lo stile
di Cristo mostrando una capacità di ascolto e di mettersi
in sintonia con chi è povero non solo materialmente ma,
nella nostra società, povero soprattutto di valori

di don Edy Cremonesi

13 Maggio 2011

L’Arcivescovo ci invita a riscoprire la bellezza e l’importanza della famiglia e allo stesso tempo il senso della missione cui la famiglia cristiana è chiamata. Non mi è ancora possibile dare una valutazione piena al contenuto del Percorso pastorale o prevedere l’impatto che potrà avere sulle nostre comunità cristiane. Posso esprimere però alcune impressioni profonde che ho avuto durante la lettura e la presentazione dei punti principali da parte dell’Arcivescovo.
La famiglia è parte integrante di una comunità che ascolta la Parola di Dio, celebra l’Eucaristia, vive secondo lo stile di Cristo mostrando una capacità di ascolto e di mettersi in sintonia con chi è povero non solo materialmente ma, nella nostra società, povero soprattutto di valori.
Personalmente, nel mio intervento di fronte all’Arcivescovo e all’assemblea dei decani, ho ricordato come purtroppo spesso le nostre comunità non mostrino quell’aspetto ricordato nel testo, ma sono chiuse su loro stesse, spesso intolleranti nei confronti di chi è diverso. Per poter parare della famiglia occorre quindi ancora una volta partire da una comunità cristiana che vive concretamente al suo interno i valori dell’amore evangelico.
Spesso nella nostra attività pastorale ci incontriamo con tipologie molto diverse di famiglie. Ci sono famiglie saldamente fondate su un vincolo profondo di coppia, coppie divorziate, coppie di divorziati risposati, famiglie fatte solo dal padre o dalla madre, famiglie che hanno un rapporto sereno e positivo con i figli adulti, famiglie che invece non riescono ad avere dialogo o rapporti costruttivi con i loro figli. Potrei proseguire e allungare questo elenco. Tutto questo per dire la complessità in cui la comunità cristiana si viene a trovare nel momento in cui elabora o fa proprie delle proposte per le famiglie.
Penso che ogni parrocchia dovrà guardare al suo territorio e ad alcuni settori in cui fare proposte significative. A me sembra che abbia ancora un significato particolare nella vita familiare la nascita di un figlio, l’accompagnamento al catechismo nella crescita di fede, la morte di una persona amata; sono momenti che vanno usati per poter fare una proposta che arrivi al cuore delle famiglie stesse. Inutile ricordare poi che momento di grazia particolare e veramente favorevole è il tempo di preparazione al matrimonio di una giovane coppia.
Ci sono settori dove la comunità cristiana dovrebbe trovare, a livello organico, degli strumenti per aiutare le famiglie in difficoltà. Questo andrebbe fatto, forse, a livello di decanati o di zone. Faccio qualche esempio: i consultori, la casa che non si trova o che costa troppo per chi si deve sposare, il lavoro che non è mai definitivo per chi sta diventando adulto, la mancanza di strutture sociali ed educative per i ragazzi che lasciano la scuola o vivono permanentemente sulle strade, l’aiuto a chi ha in casa un malato terminale o con malattie tremende (tipo Alzaimer) e così via. Credo che fare un discorso sulla famiglia oggi significa avere presenti queste situazioni e non solo l’immagine bella e pulita della famiglia del "Mulino Bianco".
Ringrazio l’Arcivescovo perché ha voluto mettere al centro di questi tre anni l’aspetto fondamentale della vita della gente, che è la famiglia, e mi auguro che ogni comunità possa veramente lavorare secondo quanto ci suggerisce.