Almanacco liturgico Il Santo del giorno Il Vangelo di oggi Agenda dell'Arcivescovo

La Regola è una proposta di vita da cui lasciarsi formare e non un insieme di norme da osservare

Mirko Guardamiglio

Scolari

Leggendo la prefazione delle «Regole delli Scolari della Compagnia dell’ubbidienza dell’università de Sarti» possiamo facilmente comprendere che «tali Compagnie regolate con l’ordine dovuto in ciò, che concerne il spirituale riescono à lode, & onore del Signor Iddio» oltre che, ovviamente, a perseguire un retto guadagno evitando ogni forma di inganno o raggiro. Per queste buone ragioni «[…] S. Carlo di gloriosa memoria nell’anno 1577 [ha] conceduta la chiesa di S. Pietro ad Linteum all’Unione de Sarti, e indi creata, & eretta nella stessa Chiesa la Scuola, ò sia Confraternita de medesimi Sarti sotto il titolo de SS. Pietro, e Lamberto […] come appare da Istromento rogato il dì 28 Giugno 1577 da Gio. Pietro Scotto publico Notaro di Milano». Con il medesimo intento il cardinale Odescalchi approvò alcune norme – suddivise in 23 capitoli – affinché tale Confraternita possa «glorificare Iddio, & honorare la sua Gran Madre, e tutti li Santi, e di aiutare il prossimo spiritualmente con quel buono ordine, che si richiede in un Corpo mistico, com’è la Università de Sarti». Che la Regola di una Confraternita non sia principalmente un insieme di norme da rispettare ma una proposta di vita da cui lasciarsi formare e trasformare ne abbiamo conferma nelle parole di Madre Anna Maria Canopi (Abbadessa dell’Abbazia Benedettina “Mater Ecclesiae” di Orta – Isola San Giulio) intervistata da F. Provinciali quando afferma che «L’antico adagio Serva ordinem, et ordo servabit te […] richiama immediatamente la figura di Maria che ci viene presentata nel Vangelo in atteggiamento di umile raccoglimento, come colei che, di fronte ad eventi incomprensibili e talvolta sconcertanti, “serbava tutte queste cose nel suo cuore” (Lc 2,51). Per ogni religioso, la Regola del proprio Ordine non è un “regolamento” da osservare, non è un insieme di norme cui adeguarsi esteriormente, ma una “parola di vita” da accogliere con amore, da cui lasciarsi formare e trasformare, affinché si formi il volto interiore corrispondente al carisma specifico che l’Ordine vuole incarnare. Del resto, tutta la vita consacrata – come pure la vita cristiana – altro non è che una progressiva conformazione a Cristo, ma con sfumature diverse; per certi Ordini di vita attiva il modello sarà il Cristo buon Pastore, il Cristo Medico o Maestro; per altri sarà l’Orante, il Servo sofferente, il Figlio obbediente…  […] lo stesso Schuster scrivendo a un amico affermava: “La Regola t’illumina nei bivi che la vita inevitabilmente ti presenta… Quando tu leggi, o senti leggere la Regola, non la considerare come un libro qualsiasi: è Dio che te l’ha data quale rettissima norma di vita”».

 

________

FONTI:
ASDMi, Sezione X «Visite Pastorali», Serie 15 «S. Maria alla Porta», Vol. 14

Ti potrebbero interessare anche: