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Situata nel centro di Milano rimane tuttavia sconosciuta alla quasi totalità della popolazione ed è spesso trascurata dalla letteratura storico-artistica

Mirko Guardamiglio

San-Matteo-alla-Banchetta

La chiesa di San Matteo alla Banchetta a partire dal secolo XI fu di giuspatronato della famiglia Fagnani. Leggendo la visita fatta a questa chiesa il 23 dicembre del 1683 da mons. Carlo Giuseppe Saita, protonotario apostolico e arciprete di San Lorenzo, sappiamo che Raffaele Fagnani possedeva una copia del documento di dotazione della chiesa datato 22 luglio 1040 e che la descrizione più antica della chiesa, presente all’interno di una visita pastorale databile all’inizio del XVII secolo testimonia che l’oratorio, disposto verso oriente, confinava a est e a sud con le abitazioni dei Fagnani, a ovest con la strada pubblica e a nord con la casa dei de Biraghis. A esso si accedeva mediante una porta affacciata sulla via pubblica, sovrastata da una finestra di forma quadrata, sulla cui sommità era dipinta una imago sancti Mathei. Di forma rettangolare e di dimensioni piuttosto modeste l’oratorio era composto da un’unica navata, divisa in tre campate separate tra loro da archi. Le prime due campate erano destinate ai fedeli, mentre l’ultima comprendeva la cappella maggiore. All’interno di quest’ultima altre due porte collegavano la chiesa agli edifici adiacenti: la prima costituiva un accesso alla casa del cappellano; la seconda, invece, alla dimora dei Fagnani. Inoltre, dall’arco d’ingresso alla cappella maggiore, pendeva una Crucifixi imago, oggi scomparsa. Le pareti all’ingresso della cappella non presentavano, all’inizio del Seicento, alcuna decorazione ed erano piuttosto rovinate. Ancora, attorno all’altare maggiore in laterizio, che aderiva alla parete di fondo e non era consacrato, vi erano degli scranni lignei antichi. Tra gli oggetti e le suppellettili che ornavano l’altare, l’autore descrive un tabernacolo ligneo e una hiconam […] unico gradu inhaerentem, quae picturam praesefert antiquiorem, mysterium depositionis D. N. Jesu Christi de cruce representantem (verosimilmente una Deposizione dipinta su tavola), entrambi scomparsi. In ogni caso l’originario aspetto della chiesa è stato stravolto nel corso dei secoli da incisive modifiche. In epoca barocca la chiesa ed il palazzo dei Fagnani, ormai logori dal tempo e dall’incuria, vennero completamente rifatti ed in particolare, fra il 1698 circa e il 1713, la chiesa di San Matteo alla Banchetta venne accorciata attraverso l’eliminazione cappella maggiore mentre il campanile e la casa del cappellano vennero collocati a sinistra della stessa. Intorno al 1844, per lascito testamentario di Federico Fagnani, la chiesa ed il palazzo furono donati alle Figlie della Carità Canossiana di Milano e perciò gli ambienti dovettero subire ulteriori modifiche per essere adatti ad ospitare la scuola san Matteo ossia un istituto di educazione femminile. Tra il 1912 e il 1913 le Canossiane svendettero molte proprietà dei Fagnani tenendo per sé solo una piccola parte del palazzo. Infine nel 1938 Gaetano Ronzoni acquistò tutto il palazzo Fagnani – che da allora assunse il nome di «palazzo Fagnani Ronzoni» – e la relativa chiesa di San Matteo alla Banchetta che nel frattempo era diventata proprietà demaniale. Attualmente la chiesa presenta una sobria facciata in mattoni costruita su due ordini; in quello inferiore si erge un portale barocchetto, inquadrato ai lati da due lesene coronate da capitelli decorati e sormontato da un finestrone a mezzaluna. Nel medaglione al centro del fastigio mistilineo è scolpito un cherubino in arenaria, databile all’inizio del XVIII secolo. Il piano superiore, un tempo parte integrante dell’oratorio, è oggi abitato e ripropone esternamente lo stesso assetto della sezione inferiore. È stata aperta, inoltre, una porta-finestra al primo piano a uso degli inquilini. La parte sommitale è coronata dal tetto a spiovente, con frontone a triplo aggetto, mentre a sinistra si trova una piccola torre campanaria dagli spigoli in finto bugnato, la cui superficie è caratterizzata da specchiature, talvolta tamponate o sostituite da una finestra. Esisteva una piccola torre anche sul lato destro, che costituiva il campanile originario e fu eliminata durante i lavori di età barocca. Internamente l’oratorio presenta un’unica navata, divisa in due campate. Oltrepassato l’ingresso, ai lati, vi sono due ambienti molto piccoli: a sinistra si trova l’odierna torre campanaria, mentre l’ambiente sulla destra è utilizzato oggi come ripostiglio. La cromia delle pitture murali, molto semplici, principalmente quadraturistiche e verosimilmente realizzate nella seconda metà del Settecento per volere del marchese Federico Fagnani, è giocata sui toni del rosa e del verde. La chiesa, inoltre, contiene due opere di rilievo: la pala d’altare, una Vocazione di san Matteo, attribuita al pittore Francesco Vicentino, citato dal Lomazzo, per via delle iniziali “F.V.” dipinte su un globo rappresentato alla base dell’opera, e l’Annunciazione di Simone Peterzano, che orna la piccola cappella dedicata alla Beata Vergine Annunciata, situata sulla sinistra. Singolare è il nome attribuito alla chiesa. Un’ipotesi riguardo all’interpretazione del termine “Banchetta” (o, secondo alcuni, “Bacchetta”), suggestiva ma poco credibile, fu avanzata tra il 1737 e il 1738 da Latuada e fu poi ripresa ed integrata da Romussi. Secondo entrambi la parola era connessa al riposo, tant’è che Romussi arrivò a ipotizzare l’esistenza, in prossimità della chiesa, di una panca (“panchetta”) a uso dei fedeli stanchi. È più verosimile, tuttavia, che il termine sia un riferimento al mestiere di mercanti-banchieri che i membri della famiglia Fagnani esercitavano già in epoca medievale. Il riferimento all’ambito economico, inoltre, sembra coerente con la dedicazione dell’oratorio a san Matteo, che fu gabelliere.

 

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