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Domenica I dopo Pentecoste, SS. Trinità

SS. Trinità - Solennità del Signore

26 Maggio 2013

Solennità introdotta nella Chiesa d’Occidente dopo una lunga e travagliata preistoria, iniziata con tracce di testi liturgici già nel sacramentario gelasiano (VII secolo). Tale festa di devozione si diffonde nei secc. IX-XIV, soprattutto nei monasteri, in Gallia e in Germania. Alcuino nell’800 ne compose un formulario completo, che ben presto si afferma anche altrove, all’inizio o alla fine delle domeniche dopo Pentecoste. All’inizio X secolo, Stefano di Liegi compone una liturgia delle ore che rimane la base dell’ufficiatura della festa. Ma tutta la liturgia nell’espressione quotidiana della preghiera (a partire dal ‘segno della croce’) è lode e adorazione della SS. Trinità. Per questo già papa Alessandro II († 1073) è perplesso su una festa particolare della SS. Trinità “poiché, propriamente parlando, essa è onorata ogni giorno nella salmodia con il Gloria Patri” (cfr. già la regola di san Benedetto, c. IX,7).

È accolta nel calendario romano nel 1334 da papa Giovanni XXII, avignonese, e la data viene fissata nella prima domenica dopo Pentecoste. Sono riconoscibili tracce delle controversie teologiche medioevali nel prefazio e nell’eucologia in genere. Le chiese d’Oriente non hanno una festa specifica della SS. Trinità.

 

Oggi si ricorda san Filippo Neri.

Nacque a Firenze il 21 luglio 1515; dai domenicani di san Marco ebbe la sua prima formazione religiosa. A 18 anni fu mandato a Montecassino da uno zio che aveva un negozio, ma agli affari Filippo preferiva la solitudine e, appena poteva, si recava alla celebre abbazia benedettina per pregare, pur non sentendo la chiamata a farsi monaco. Poco dopo lo troviamo a Roma, dove sarebbe rimasto per oltre sessant’anni.

Frequentò corsi di teologia e filosofia presso l’università della Sapienza e, visitando chiese, catacombe, basiliche, dette inizio a una specie di predicazione ambulante, piena di spirito e di allegria, che conquisterà, in breve, tutta la simpatia dei romani. In particolare il suo fascino straordinario, fatto di buon umore e allegria, ma pieno di spirito evangelico, trascinò i giovani che lo seguirono con entusiasmo. Per loro Filippo mise in atto una delle sue idee più felici: l’Oratorio secolare, vera palestra di carità e santità, dove, oltre alle preghiere, ai canti e ai divertimenti, si organizzava l’assistenza ai poveri e ai malati. Con il suo confessore, nel 1548, fondò la Confraternita della Santissima Trinità, dedicata particolarmente all’assistenza dei pellegrini più poveri, dei carcerati, dei malati negli ospedali e nei lazzaretti; e nel 1551, per incrementare la devozione all’Eucaristia, istituì la pratica delle “Quarant’ore”.

Filippo fu consacrato sacerdote nello stesso anno, il 23 maggio, e, come sacerdote, entrò nella comunità dei cappellani di san Girolamo che esercitavano, tra l’altro, le funzioni di confessori e direttori di coscienza. Apprezzato come padre spirituale, si trovò subito circondato da un nutrito gruppo di discepoli, desiderosi di approfondire la loro spiritualità con preghiere, meditazioni, e l’ascolto dei sermoni di Filippo. Con loro ben presto diede vita alla Congregazione dell’Oratorio, una comunità chiamata così perché nata nell’ambiente oratoriano da lui organizzato.

Per le sue virtù e la sua capacità di curare i corpi e le anime fu amato, ammirato, venerato da papi, prelati e cardinali. Morì dopo una lunga e dolorosa malattia il 26 maggio 1595, assistito dal card. Federico Borromeo. Venne proclamato santo nel 1622 da Gregorio XV.