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Cibo e ospitalità

28 Novembre 2014

 

Ger 3,6a;4,1-4; Sal 26 (27); Zc 3,1-7; Mt 12,38-42

 

«Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non quello di Giona il profeta».

(Mt 12,39)

 

Alcuni scribi e farisei chiedono a Gesù di vedere un segno più convincente di quelli che egli ha compiuto finora. Ma Gesù rifiuta sdegnosamente questa pretesa: non darà loro alcun segno, se non il segno di Giona. Il segno di Giona è la risurrezione: “come Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra”. Ma fatta questa precisazione, il pensiero va subito in un’altra direzione cioè all’accoglienza che ha la predicazione di Gesù: i pagani sono più disponibili dei giudei alla parola di Dio e alla conversione. Anche noi, molto spesso, chiediamo un segno che ci assicuri e tranquillizzi, eppure dovrebbe bastare la testimonianza di Gesù e le sue parole; anche noi facciamo fatica a convertirci. Abbiamo bisogno non di segni ma di una forte e chiara predicazione del Vangelo testimoniata con la vita. Abbiamo bisogno di comunità che ci sappiano educare a mettere in pratica le parole di Gesù.

 

Preghiamo

Non nascondermi il tuo volto,

non respingere con ira il tuo servo.

Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,

non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.

(dal Sal 26)