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Gocce di cultura

Amici di Tanguiéta: un periodico che dona serenità

di Felice Asnaghi

22 Luglio 2015

In copertina, in questo numero di giugno, fra’ Fiorenzo che stringe la mano a un’autorità locale. Sullo sfondo, il quadro del giovane Paolo Giorgetti in simbiosi con le pareti del reparto di Pediatria, dell’ospedale Sant Jean de Dieu di Tanguiéta in Benin, a lui dedicato.

Un numero speciale per una persona speciale!  Carlo Giorgetti, presidente dell’associazione, nel suo editoriale scrive: “In omaggio ai 50 anni di consacrazione religiosa di fra’ Fiorenzo, ho pensato di scegliere questa foto per la copertina, perché credo ben rappresenti l’anima e l’essenza vera del personaggio al quale siamo tutti profondamente legati. È l’immagine di un uomo che ha vissuto e vive la vita trasmettendo la sua gioia con un gran sorriso, una vigorosa stretta di mano e con una fatica quotidiana messa al servizio dei bambini, donne e uomini, i più poveri tra i poveri”.

 

La rivista è disponibile in abbonamento o facilmente scaricabile dal sito: http://www.amiciditanguieta.org/. Attraverso il solito stile sobrio, dai caratteri di stampa puliti che agevolano la lettura, con l’inserimento di versi poetici e caricature in onore del nostro “missionario in camice bianco”, ci regala otto pagine da leggere in un sol fiato con la consapevolezza di “fare il pieno di gioia”. È la gente d’Africa, con i suoi abbigliamenti variopinti e ingentiliti di disegni che donano regalità a quei corpi segnati dalle difficoltà e martoriati dalle malattie.  Questo popolo fiero, il cui stato, Benin, confina con il piccolo Togo, quel poco di oceano del golfo della Guinea, dove secoli scorsi partivano le navi cariche di schiavi per le Americhe, la grande Nigeria, il Niger e il Burkina Faso.

 

Il 24 marzo scorso, presso il Golf club di Carimate, gli affezionati dell’ospedale “Sant Jean de Dieu” si sono ritrovati per festeggiare i cinquant’anni di consacrazione di fra’ Fiorenzo Priuli. Tra i presenti anche don Sergio Gianelli, il sacerdote che nel 1979 mise in contatto Carlo Giorgetti con il frate.

 Segue la lettura del resoconto economico dello scorso anno.  Viene evidenziato che gli importi maggiori si riferiscono al pagamento delle fatture di farmaci e medicinali per euro 215.250 ai quali vanno aggiunti euro 18.700 utilizzati per l’acquisto di un automezzo.

 Anche a Tanguiéta, il 7 marzo scorso si è voluto festeggiare il frate medico. Pazienti, amici giunti anche da oltre frontiera, tutto il personale dell’ente ospedaliero si sono uniti a lui in questo giorno particolare.

“Un euro al giorno” traccia un bilancio dell’attività del Centro Nutrizionale di Tanguiéta. Costruito da oltre vent’anni, si prende cura dei bambini malnutriti dimessi dal reparto Pediatria dopo che hanno superato la fase di emergenza.

 

“Il dramma della Nigeria” ben delinea la situazione attuale di questo cruciale stato dell’Africa sub-sahariana. Si insinua il pericolo della propaganda islamica che porta con sé l’assillo della pulizia etnica e delle leggi coraniche della Sharia. Attraverso attentati e stragi stanno estromettendo i cristiani dalle loro terre, assistiamo inermi a un popolo in fuga che presto si riverserà negli stati confinanti. “Dove ripareranno? Forse anche in Benin?” La domanda e risposta trovano conferma con quello che sta succedendo in Asia dove le antichissime comunità cristiane della Siria e dell’Irak sono state spazzate via dall’Isis. Un punto di non ritorno!  Una strategia che vuole ridefinire nuovi confini e nuove leggi che determinano quello che viene chiamato “Califfato”.  L’alleanza tra stato islamico dell’Isis e l’organizzazione terroristica nigeriana Boko Haram tende a perpetrare una strategia comune. Si presagiscono tempi difficili e ostili e non bisogna essere dei veggenti per capire che l’ospedale di Tanguiéta dovrà farsi carico di nuove povertà e miserie.

La rivista si chiude con un breve profilo di Angelique Kidjo, la cantante di caratura internazionale nata in Benin che ha raggiunto le hit mondiali con “Batonga” e Africa Tour”.

 

Ma di che cosa si occupa l’associazione “Amici di Tanguiéta”? 

L’associazione “Amici di Tanguiéta/Onlus” è nata dall’iniziativa di un gruppo di persone impegnate in una concreta opera di solidarietà e di assistenza agli Ospedali Africani di Tanguiéta nel Benin e di Afagnan nel Togo, due dei Paesi tra i più poveri dell’Africa. Oggi i soci effettivi sono più di trecento.

Partiti in una decina di amici nel 1984, oggi gli iscritti sono più di trecento persone impegnate a portare all’autonomia due ospedali africani che all’inizio degli anni settanta erano solo piccoli presidi sanitari fondati dai missionari Fatebenefratelli: Tanguiéta in Benin e Afagnan in Togo. Tra questi giovani missionari vi era Fra Fiorenzo Priuli, tra i primi a recarsi a Tanguiéta, sperduto villaggio di capanne nel nord del Benin popolato da indigeni ai limiti della sopravvivenza e del tutto privo di qualsiasi tipo di assistenza sanitaria. Con pochi intrepidi confratelli riuscì a trasformare quel piccolo dispensario in moderno ospedale dove, ormai da anni, giungono malati a piedi, in bicicletta e con ogni altro mezzo di locomozione da luoghi anche lontanissimi. Li accompagna la certezza che comunque non saranno respinti pur non avendo la possibilità di pagare la pur modesta retta giornaliera.

 

Risale ai primi anni ottanta l’incontro tra fra’ Fiorenzo e Carlo Giorgetti, il cui racconto lasciamo alla “lettera aperta” di quest’ultimo.

«Prima di allora anch’io, come molti, mi limitavo a qualche offerta casuale di denaro, e tutto finiva lì. Purtroppo in quegli anni un evento tragico colpì in modo devastante i miei affetti. Nella disperazione di quei momenti, insieme a tante dimostrazioni di affetto e solidarietà ebbi l’occasione di conoscere persone di tempra eccezionale. Tra queste fra Fiorenzo Priuli. Missionario Fatebenefratelli, aveva già speso parte della sua giovane vita a contatto con le terribili condizioni di vita di quella parte d’Africa dove, insieme ad alcuni coraggiosi Confratelli, era riuscito a creare con estrema difficoltà due piccoli dispensari sanitari. Fu lui a spronare me e mia moglie Augusta a recarci per la prima volta a Tanguiéta. Fu un’esperienza sconvolgente, poiché giungemmo nel pieno di un’epidemia di morbillo che in due settimane portò alla morte tremila bambini. A quel primo viaggio se ne aggiunsero altri ed altri ancora, perché l’esperienza “dal vivo” porta a coinvolgersi profondamente, soprattutto avendo assistito inermi alla morte di migliaia di bambini per infezioni da noi banali, inseguiti dal ricordo di occhi immensi, miti e rassegnati che rimane dentro, incancellabile. L’idea di fondare un’associazione nacque proprio al rientro da uno di quei viaggi».

 

Dopo la nascita dell’associazione – riconosciuta nel 1998 come “onlus”, organizzazione non lucrativa di utilità sociale – i numerosi Amici di Tanguiéta affiancano l’opera dei Fatebenefratelli per aiutare, sostenere e far sopravvivere gli ospedali di Tanguiéta ed Afagnan. A questi si è recentemente aggiunta la realizzazione del dispensario di Porgà, altro poverissimo villaggio del nord del Benin, dove prima d’ora nel raggio di cento km, non c’erano strutture sanitarie.

 

In queste situazioni precarie si è fatta spazio alla ricerca e allo studio di nuove soluzioni ai problemi sanitari emergenti. Il laboratorio analisi chimico-cliniche microbiologiche di Tanguiéta si è specializzato nella diagnosi delle malattie autoimmuni e nella ricerca del “Plasmodium” della malaria. Fra’ Fiorenzo ha messo a punto la tecnica dell’imbuto (una sua invenzione) necessaria nelle trasfusioni autologhe.

Di fronte alle difficoltà di disporre sangue in quantità e qualità necessarie a salvare il paziente nei casi d’urgenza, in pratica si procede recuperando il sangue addominale per autotrasfusione immediata. In questo lembo d’Africa il sangue da trasfusione non si trova. Conviene utilizzare direttamente il sangue del paziente spesso per non correre il rischio di trasmettere un’epatite o un’HIV che egli non abbia già. Si tratta di un imbuto perforato realizzato in una lega di alluminio igienico adatto alla sala operatoria che viene inserito nell’ipocondrio (regione superiore e laterale dell’addome) per recuperare il sangue perso dal paziente. Il sangue viene poi aspirato con siringhe dall’interno dell’imbuto e fatto refluire in sacche da trasfusione in modo da poter essere immediatamente riutilizzato.  La costruzione del prototipo è stata approntata a Meda nel centro ricerche della Giorgetti Spa, importante industria mobiliera e presto sarà sul mercato un imbuto monouso. Grazie all’interessamento del dott. Luti, presidente della Cosmit, attraverso l’azienda Kartell immetteranno sul mercato imbuti monouso in ottemperanza alle norme dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. 

 

L’esperienza umana e sanitaria posta in essere nell’ospedale africano, frutto della collaborazione tra l’ordine del Fatebenefratelli e gli “Amici di Tanguiéta”, ha messo in moto una sinergia vincente costituita dall’amore verso il prossimo, dalla professionalità degli operatori sanitari e da un adeguato uso di tecniche biomediche. Oggi l’ospedale di Tanguiéta è paragonabile a una stella che brilla nella savana.