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La sera di giovedì 22 giugno la comunità di Sesto San Giovanni, si è riunita, per il nono anno consecutivo, per vivere insieme il momento dell'iftar, la rottura del digiuno nel mese di Ramadan, sacro per i fedeli musulmani.

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All’evento erano presenti i rappresentanti del centro islamico di Sesto, il presidente Boubakeur Gueddoua e il nuovo direttore Abdullah Tchina, della comunità cristiana, tra cui il decano don Leone Nuzzolese e il diacono Roberto Pagani (responsabile dell’ufficio diocesano Ecumenismo e Dialogo), alcuni esponenti delle istituzioni locali, tra cui il vicesindaco Rivolta, e dei comuni limitrofi.

Soprattutto erano presenti circa 500 persone che hanno accolto l’invito della comunità musulmana, certi dell’importanza e della bontà di tali momento di condivisione. Ai più attenti non saranno passati inosservati alcuni particolari importanti della serata: la preghiera vissuta nell’ascolto reciproco, la tavola condivisa, cui hanno preso parte famiglie cristiane e musulmane, la condivisione del servizio a tavola da parte di giovani cristiani e musulmani. La serata infatti è stata organizzata insieme da alcune persone del decanato e del centro islamico: non si tratta di un’esperienza straordinaria, ma il frutto di un cammino di integrazione che entrambe le comunità hanno iniziato da diversi anni, spinte dal comune desiderio di conoscersi e camminare insieme, impegnandosi per la costruzione e l’edificazione del bene comune. Tanti, benché piccoli e poco alla volta, sono stati i passi compiuti in questa direzione: il desiderio di promuovere il dialogo e di favorire percorsi di pace ha portato a creare incontri di
formazione e riflessione, a vivere momenti di preghiera (anche a seguito di episodi di terrorismo) e recentemente a favorire occasioni di conoscenza e condivisione riservati ai giovani affinché pongano le basi per costruire una società aperta, accogliente e riconciliata. Nell’attuale momento storico in cui dilaga un clima di paura nei confronti dei musulmani, l’esperienza di Sesto San Giovanni indica una strada: è possibile promuovere il bene, valorizzare le differenze, lavorare sui valori
comuni, costruire relazioni secondo lo stile del vangelo, accogliendo
l’invito del cardinal Scola che, confrontando due passi simili tratti dal Corano «Gareggiate nelle opere buone (Sura 5,48) e dalla lettera di San Paolo Apostolo ai Romani «Gareggiate nello stimarvi a vicenda» (Rm 12,10), ricorda che “siamo invitati dalle nostre fedi a cercare gli uni negli altri il bene che Dio semina e a farlo fruttificare”.

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