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Alcune indicazioni utili relativamente al rapporto con i fotografi e gli operatori video presenti durante le celebrazioni liturgiche.

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A proposito di Fotovideoperatori nella liturgia il Servizio per la Pastorale Liturgica della Diocesi di Milano già ha speso parole, intese a favorire ordine, preparazione ed equità, in un buon rapporto tra i “fotografi” nel loro lavoro e i “parroci” nel loro ministero durante la celebrazione in particolare dei Matrimoni, delle Cresime e dei Battesimi. A 6 anni di distanza (“Diocesi Insieme”, 5/2002), ci sembra utile ritornare sull’argomento, poiché non sono cessate – del tutto – le «lamentele che provengono da ambo le parti: dai sacerdoti nei confronti dei fotografi e da questi nei confronti dei sacerdoti. C’è da dire (ancora) che spesso hanno ragione sia gli uni che gli altri…». Se “repetita iuvant”, riteniamo opportuno ricordare qualcosa di ciò che fu detto allora, rivolgendoci in particolare ai celebranti dei sacramenti e ai responsabili delle comunità cristiane; con qualche sottolineatura.

• Giuste e doverose, innanzitutto, sono la preoccupazione e la cura dell’ordine durante la celebrazione nuziale, in cui l’improvvisazione, la familiarità e la spontaneità possono nuocere alla correttezza celebrativa. Canti, musiche, formule rituali, interventi particolari, addobbi vanno accuratamente programmati in accordo col parroco e con il celebrante. Qualche sacrificio, dunque, viene richiesto ai presbiteri e ai fotovideoperatori, agli sposi e ai loro parenti e amici, all’assemblea liturgica, ai cantori e agli strumentisti.

• Da parecchi anni ormai la nostra Diocesi, in accordo con le Associazioni dei fotografi (ANAF/CONFARTIGIANATO, SIAF/CNA, CASA), si dedica anche alla preparazione dei fotovideoperatori, in funzione del loro servizio nell’ambito celebrativo liturgico: ad essi – purché sindacalmente e fiscalmente in regola con partita IVA – fu rilasciata (con validità per ora continuata nonostante la scadenza indicata), e viene tuttora rilasciata, una tessera di ammissione nelle parrocchie. Chiediamo perciò ai parroci di ammettere al servizio fotografico solamente i fotovideoperatori in possesso di questa tessera, che va sempre richiesta ed esibita, come purtroppo sovente non avviene.

• La tessera risponde ad un’esigenza di equità, di giustizia: i “tesserati” si sottopongono a spese non indifferenti per la correttezza fiscale del loro lavoro; e i “non-tesserati”? Un parroco che – per le ragioni più varie e non sempre plausibili – ammette operatori “abusivi” di sua scelta ed esclude altri “in regola” (magari presenti nella sua comunità), si merita quanto meno le lamentele di qualche fotovideoperatore.

• Val la pena, poi, di riscrivere ciò che fu detto in “Diocesi Insieme” (5/2002/6), riguardante un’attenzione che, in proposito, talvolta appare assente: «Non v’è chi non veda la correttezza di una rotazione fra gli operatori, qualora in parrocchia ve ne fossero più di uno». Questa attenzione chiamiamola pure cortesia: qualche “fotografo”, magari abitualmente escluso, ne lamenta la mancanza.

Da ultimo, non è chi non veda quanto il dialogo impedirà qualche disordine e favorirà le ‘buone relazioni’ insieme alla dignità delle celebrazioni.

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