Accogliamo l'invito con «Vedrai che bello» a riscoprire la bellezza dello sport, da sempre proposto in oratorio come vera occasione di crescita umana e sportiva.

don Alessio Albertini
Segretario Commissione Diocesana Sport

«Vedrai che bello» è la sfida che viene lanciata anche allo sport.
Di per sé la bellezza è una qualità che connota l’attività sportiva con la sua capacità attrattiva che soddisfa la vita di ogni ragazzo. E’ bello fare sport perché risponde alle esigenze di un corpo che vuole muoversi e mettersi alla prova; è bello perché mette in relazione con tanti altri; è bello perché si vive l’incertezza tra vittoria e sconfitta…
Tuttavia tanti sono i pericoli che rischiano di sfregiare la bellezza dello sport: doping, violenza, selezione, truffa, soldi.

L’oratorio da sempre ha voluto offrire lo sport tra le sua attività cercando di salvaguardare la sua verità, cioè di essere a servizio di ogni ragazzo che lo pratica. Purtroppo non sempre riesce a difendersi dalle logiche che lo contaminano rischiando così di perdere la sua vocazione originaria per sottomettersi ad una cultura sportiva dominante che crea anche difficoltà con la proposta educativa globale dell’oratorio.

Per questa ragione vogliamo accogliere la proposta pastorale della FOM di quest’anno e inserirci come sportivi nel cammino di quest’anno per lanciare la sfida a tutti gli atleti che vivono nelle nostre società sportive.

Anzitutto rimettendo al centro l’atleta. Ci interessa di più la crescita umana e non il campione.
A poco servono i risultati, le medaglie, le vittorie se non siamo preoccupati della crescita di ogni ragazzo, giovane e bambino. Questo diventa possibile se troviamo il coraggio non solo di rispondere alla voglia di sport di tanti ma di proporre un vero cammino di crescita sportiva e umana che diventa una provocazione alla vita degli atleti e, forse, anche dei genitori.

Per farlo sono necessari allenatori e dirigenti che abbiano a cuore questa sfida e sappiano farsi compagni di viaggio degli atleti. Oggi, anche ai grandi allenatori, non è chiesto più solo la competenza tecnica ma anche relazionale. Capacità che spinge a porsi accanto per ascoltare, valutare e indicare una strada da percorrere insieme. A loro è chiesta la condivisione degli obiettivi come l’unica alternativa possibile per un vero cammino educativo.

Se questo può sembrare più facile con l’attività dei ragazzi quest’anno vogliamo accettare l’invito che ci viene dal prossimo Sinodo dei Vescovi per proporlo in modo forte e deciso anche per le squadre dei “giovani” (18-29 anni). Sono tante quelle che abitano nei nostri oratori e anche di queste siamo chiamati ad occuparci.

Lo sport è uno dei mondi vitali per i giovani, capace di appassionare e impegnare. Anche il documento preparatorio lo ricorda. Per un oratorio e chi è impegnato nella pastorale sembra essere semplicemente un’attività ricreativa, un divertimento per il tempo libero. Diventa soprattutto una grande occasione di incontro, una periferia da visitare, una soglia su cui stare. Lì si intercettano tanti giovani che nel semplice desiderio di giocare possono incontrare qualcuno con cui camminare. Può sembrare tempo perso ma è la gratuità di un incontro che non sa dove porterà.

Trovare preti, educatori, bravi allenatori e dirigenti che sanno regalare tempo anche per questo mondo potrà aiutare tanti a scoprire “la vera bellezza” che riempie la vita, magari più di una medaglia.

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