L'Assemblea degli oratori di sabato 29 ottobre 2016, dal titolo «L'Oratorio che fa-Rete», ha permesso di tracciare le prospettive e i passi necessari per la missione degli oratori nell'ambito delle Unità e delle Comunità Pastorali. Presentiamo i video integrali degli interventi, utili per continuare la riflessione in oratorio.


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A dieci anni dalla costituzione delle prime Comunità Pastorali, risultava importante dedicare l’appuntamento annuale dell’Assemblea degli oratori alle prospettive di comunione nelle Unità Pastorali e nelle Comunità Pastorali.

 

L’Assemblea degli oratori 2016 si è tenuta nella mattinata di sabato 29 ottobre al Centro pastorale ambrosiano di Seveso e ha permesso ai partecipanti, responsabili degli oratori e chi condivide la corresponsabilità educativa dell’oratorio, di approfondire questo aspetto e delineare i passi necessari per il lavoro e la missione degli oratori nell’ambito delle Unità e delle Comunità Pastorali.

 

È don Samuele Marelli, direttore della Fom, a spiegare, dopo la preghiera iniziale, il significato del titolo dell’Assemblea degli oratori 2016: «L’Oratorio che fa-rete». «Un titolo che si sviluppa in tre direzioni: l’oratorio del futuro, pensiamo al futuro; l’oratorio che fa gol, che arriva a segno, raggiunge il suo obiettivo, con il Vangelo aderente alla vita delle persone; l’oratorio che si mette in rete, sa dialogare nella comunione pastorale».

 

 

S.E. Mons. Mario Delpini, Vicario generale, ha sottolineato nel suo intervento come la riforma della Chiesa ambrosiana avviata con la costituzione delle Comunità Pastorali abbia incontrato resistenze e causato malumori perché impone un ripensamento complessivo della situazione, delle strutture, delle risorse, delle problematiche.

Un vero e proprio discernimento, reso possibile grazie al “mettersi in gioco” delle persone e delle comunità coinvolte.

 

La costituzione delle Comunità Pastorali diventa l’occasione per valutare le risorse disponibili, cioè le persone, le strutture e i mezzi economici. La Comunità Pastorale, inserita nel decanato, dispone di maggiori possibilità per quanto riguarda i percorsi formativi e la condivisione di esperienze.

 

 

Don Samuele Marelli ha quindi presentato un affondo ulteriore sulla pastorale d’insieme tra gli oratori, come tentativo di interpretare il tempo odierno. «Le Comunità Pastorali non sono l’esito della diminuzione del clero ma sono anzitutto la risposta della Chiesa a una mobilità tra le persone molto accresciuta». Le persone abitano un territorio più ampio della parrocchia.

 

Molte sono le variabili che differenziano la pluralità di modelli: numero delle parrocchie, numero degli abitanti, contesti geografici. Ci sono le Comunità Pastorali cittadine, le più diffuse in Diocesi, con più parrocchie all’interno di uno stesso Comune. Altre Comunità Pastorali si sviluppano invece su più paesi. Vi sono poi i decanati, le aree omogenee, le unità di pastorale giovanile.

Tre i livelli di condivisione necessari nella costituzione della Comunità Pastorale: la formazione, la progettazione, la condivisione delle attività. Ognuno può interrogarsi su quale passo sia necessario fare.

 

«La scelta, il cammino della pastorale d’insieme non è immune da rischi. Ecco i principali: l’accettazione passiva (di chi fatica a comprendere le motivazioni profonde e la considera un problema), l’ottimismo ingenuo (risolverà tutti i problemi, sempre meglio che da soli), l’appiattimento delle ricchezze delle diverse comunità» – ha affermato don Samuele Marelli.

Tre le condizioni di partenza: uno sguardo ampio, capace di cercare il bene di tutti; lo sguardo profondo di chi desidera portare le persone anzitutto al Vangelo e uno sguardo profetico (guardare al futuro, essere capaci di pensare le cose in un’altra modalità).

E tre le direttrici (servire meglio le persone a partire dalle persone): i soggetti (lo stile di comunione, una consapevolezza comunionale, tra chi educa), i progetti e le attività (verifica delle iniziative sterili, che non generano), le strutture (ripensare le funzioni delle strutture che abbiamo).

 

Quali sono quindi i processi da attivare?

Una rinnovata e più ampia progettualità educativa (partire dal generale per arrivare al particolare), la rete dei consigli dell’oratorio, un discernimento comune sulle strutture.

 

In seguito, nei lavori di gruppo, ci si è messi a confronto e in ascolto reciproco, per contesti pastorali omogenei. Una condivisione importante per la verifica dei cammini di formazione, grazie all’ascolto delle diverse esperienze.

 

 

È S.E. Mons. Pierantonio Tremolada, Vicario Episcopale per l’Evangelizzazione e Presidente della Fom, a riassumere, nelle conclusioni, le strade percorribili per il futuro.

«Tre le parole guida su cui sarà necessario lavorare, confrontarsi, impegnarsi per crescere come Oratori nell’ambito delle Unità e Comunità Pastorali: comunione, missione, fede».

E a indicare l’obiettivo: «una pastorale che educa alla libertà in una prospettiva di fede vocazionale, aperta alla dimensione missionaria, nella comunione… dove tutto è trasversalmente considerato, valutato, deciso e attuato concretamente insieme».

 

 

 

Il video degli interventi dell’Assemblea degli oratori 2016

 

Il video delle conclusioni dell’Assemblea degli oratori 2016

 

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