Dopo la visita a Capizzone, nel pomeriggio di mercoledì 13 giugno l'Arcivescovo ha incontrato i ragazzi degli oratori di Varese che stanno vivendo l'Oratorio estivo AllOpera. L'Arcivescovo ha rilanciato la proposta dei "ragazzi improbabili" che pregano e vanno a Messa.

Matteo Aquila

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«Perché dobbiamo pregare? Come si fa a pregare? Perché andiamo a messa la domenica?». Sono queste le tre domande fondamentali che i ragazzi e le ragazze degli oratori di Varese hanno rivolto a Mons. Mario Delpini, Arcivescovo di Milano, durante l’incontro del 13 giugno, in occasione della festa dedicata a Sant’Antonio di Padova.

La partecipazione delle realtà oratoriane della città è stata molto significativa: divisi tra edificio superiore e cripta presso la chiesa della Brunella, hanno assistito al momento di preghiera più di 1100 ragazzi provenienti dalle Comunità Pastorali “Sant’Antonio Abate”, “Beato Don Carlo Gnocchi”, “Maria Madre Immacolata” e “Beato Samuele Marzorati”, e dalle rappresentanze della parrocchia “San Massimiliano Kolbe” e del Comune di Casciago.

Il vescovo ha parlato in due momenti distinti ai più piccoli delle scuole elementari e poi ai “grandi” delle scuole medie, utilizzando un registro linguistico diverso a seconda degli interlocutori che aveva di fronte, ma mantenendo costante il filo rosso dell’importanza della preghiera.

Con i bambini delle elementari Mons. Delpini ha sottolineato come sia fondamentale il dialogo familiare e quotidiano con Dio, “presenza misteriosa eppure vicina” che possiamo raggiungere con il “Padre Nostro” che Gesù Cristo ha insegnato ai suoi apostoli.
Si è congedato dai bambini affidando loro due impegni: pregare insieme con lui ogni giovedì sera recitando la preghiera presente su una immaginetta regalata e, soprattutto, convincere i genitori a farsi portare alla Messa domenicale, proponendo la “nuova consuetudine” per cui «non accade più che siano i genitori a svegliare i figli per questa occasione ma viceversa».

Rivolgendosi alle medie, invece, il Vescovo ha invitato i ragazzi a parlare a Dio Padre non con le paure tipiche dei preadolescenti, timorosi di essere giudicati male da chiunque, ma con la rinnovata coscienza che da Lui non può giungere alcun giudizio che non sia dettato dal suo Amore.
A partire da questa certezza anche la vita acquisisce nuovo senso: la consapevolezza della vita eterna che sarà donata ai fedeli ci rende impossibile vivere come “condannati a morte”, una tendenza “sempre più diffusa” che caratterizza chi «nell’ottica del “tutti dovremo morire”, vede la vita come una cosa tragica». L’antidoto a questa “malattia”, ha detto l’Arcivescovo Mario, è la Messa ed il suo messaggio salvifico capace di “ridare valore alla vita”.

La preziosità del momento dell’Eucarestia è fulcro anche delle parole finali dedicate agli animatori ed agli educatori degli oratori, che proseguono indirettamente il discorso iniziato con loro il 18 maggio scorso alla presentazione dell’Oratorio Estivo 2018: «Mostriamo al mondo che esistono ragazzi improbabili, ragazzi originali che vanno a Messa la domenica». Ha voluto lasciare ai ragazzi questa frase scritta sui braccialetti, originali Fom, distribuiti in conclusione della giornata; “piccole patacche”, le definisce il Vescovo, che simboleggiano l’impegno di una Diocesi sempre più orientata all’ascolto e all’aiuto verso i più giovani.

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