Don Samuele Marelli saluta gli oratori ambrosiani dopo nove anni di impegno pastorale come direttore della Fom e responsabile del Servizio per i ragazzi e l'Oratorio. Continuerà a lavorare per gli oratori come coordinatore di Odielle e "sul campo" a Seregno.

Don Samuele Marelli

Nove anni fa raccoglievo il testimone da don Massimiliano Sabbadini, come Direttore della FOM. Ora, colmo di gratitudine per la ricchezza dell’esperienza vissuta, sono felice di poterlo passare a mia volta a don Stefano Guidi, chiamato dall’Arcivescovo ad assumere questa entusiasmante responsabilità diocesana.

 

I momenti di passaggio della vita sono inevitabilmente sempre contraddistinti da qualche fatica ma anche e soprattutto da una grande Grazia. La fatica è anzitutto quella di lasciare le persone con le quali si sono instaurate relazioni significative e insieme quella di cambiare abitudini, luoghi e ritmi di vita. Tutte queste fatiche sono però non solo necessarie ma anche cariche di Grazia, poiché attraverso di esse si sprigiona un nuovo inizio che è sempre occasione di purificazione e di conversione.

 

Al termine del mio mandato desidero anzitutto ringraziare quanti, a vario titolo, hanno condiviso con me la passione e l’impegno nella pastorale giovanile. Sono molti, anzi moltissimi. Da tutti ho ricevuto tanto bene e grande esempio di dedizione del quale cercherò di fare tesoro.

 

La bellezza più grande del ministero che ho vissuto in questi anni a servizio degli oratori della diocesi è stata indubbiamente la straordinaria possibilità di un ampio sguardo ecclesiale e di una condivisione profonda a diversi livelli. Mi sento di dire in tutta sincerità che in questi anni ho potuto ammirare da un osservatorio privilegiato l’incredibile vitalità dei nostri oratori, che si manifesta tanto nella fedeltà ai valori fondanti quanto nel continuo rinnovamento delle proposte.

 

Oltre a ringraziare per questa bellissima avventura, posso solo dire quel che ho cercato di imparare da ciò che mi è stato dato. Anzitutto, ho imparato a fidarmi del Signore e della sua Chiesa; soprattutto all’inizio, quando mi pareva che questo incarico superasse le mie forze e le mie possibilità. Ho imparato a rimanere umile, davanti alla vastità di problemi e questioni che non sono riuscito a risolvere e ordinare. Ancora, penso di aver imparato ad abitare la complessità, evitando frettolose riduzioni o scelte improvvide. Infine, credo di aver compreso che i ruoli dicono sempre qualcosa di una persona, ma non la definiscono mai compiutamente.

 

In questi anni, ho cercato di svolgere il mio servizio pensandomi sempre come un prete dell’oratorio in prestito per un incarico diocesano. Sono venuto dall’oratorio e ora torno all’oratorio. Mi sia consentito un ringraziamento all’Arcivescovo Angelo, che mi ha permesso di realizzare questo sogno: tornare a vivere il mio ministero a diretto contatto con i ragazzi, gli adolescenti e i giovani, così da avere la possibilità di mettere in pratica quanto in questi anni ho pensato, detto e scritto. Qualcuno mi ha chiesto se non avrò nostalgia di quanto lascio, soprattutto delle cose grandi organizzate a livello diocesano. In tutta franchezza, ho risposto che non credo, perché sono certo che mi attendono tante cose molto vere, capaci di riempire il cuore e portare pace. Mi pare che oltre tutte le parole possibili, la scelta di tornare in oratorio possa essere un piccolo segno per dire, ancora una volta e ancora di più, non solo che vale proprio la pena, ma che è bello e fa bene al cuore spendersi nel campo della pastorale giovanile.

 

 

 

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