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Milano

Le idee della Chiesa
per l’Expo delle Idee

Significativa partecipazione ecclesiale all’evento promosso dal Governo italiano, che porterà all’elaborazione della Carta di Milano. In allegato il videomessaggio inviato dal Papa

di Annamaria BRACCINI

9 Febbraio 2015

Un grande laboratorio in cui confrontare competenze, visione delle cose, progetti, speranze. L’Expo delle Idee doveva essere questo e questo è stato. Un giorno di avvicinamento importante verso l’Esposizione e un contributo significativo in vista dell’elaborazione della Carta di Milano, l’eredità certo più duratura e importante che l’evento potrà lasciare. Così, nella suggestiva cornice dell’HangarBicocca, tra cassette di frutta fresca e telecamere, è andato in scena l’Expo, ma anche il Paese nel suo complesso, con le sue tante identità.

Un momento di particolare suggestione quando il videomessaggio del Papa è stato ascoltato in silenzio dai cinquecento esperti riuniti nell’Hangar. E non poteva, naturalmente, mancare la Chiesa ambrosiana, presente attraverso figure legate alla realtà ecclesiale ai diversi Tavoli e chiamata a coordinare il Tavolo 18, dedicato a “Il cibo dello Spirito”, col Vicario episcopale monsignor Luca Bressan, presidente di Caritas Ambrosiana. Un altro Vicario episcopale, il Vescovo monsignor Paolo Martinelli. era al secondo Tavolo, intitolato “Fino all’ultima goccia d’acqua”. Presente anche il Vescovo monsignor Erminio De Scalzi, vicario episcopale per gli Eventi speciali.

La dimensione spirituale

«Moderare un Tavolo importante come il 18 ha indicato con chiarezza quale sia l’impegno della Chiesa ambrosiana e in generale dei cristiani per eliminare quella cultura dell’esclusione su cui il Santo Padre è stato chiarissimo nel suo messaggio», spiega monsignor Bressan, che aggiunge: «Tuttavia, abbiamo anche voluto sottolineare un’altra peculiarità, ossia che non si può parlare di nutrimento se non viene considerata la dimensione spirituale della persona, senza la quale l’uomo non cresce. Tutto questo significa ricordare che l’esperienza del cibo è sempre rituale e che, come tale, è un’apertura agli altri, a Dio, un’apertura grata che riconosce che non ci siamo fatti da soli e che il creato – che ci è stato donato – ha delle regole. Regole che hanno necessità di essere ribadite. Non a caso al nostro Tavolo qualcuno diceva che dobbiamo insegnare ancora la grammatica della sobrietà, sapendo che essere sobri non significa castigarsi o dover rinunciare a qualcosa di buono, semplicemente perché c’è una regola, ma al contrario rinunciare a ciò che, uccidendo un legame, spezza qualcosa con gli altri. È un’idea di sobrietà che già San Tommaso aveva pensato e che è molto attuale anche per Expo 2015».

Condividere il cibo

Parole cui fa eco Luciano Gualzetti, vicedirettore di Caritas e vicecommissario del Padiglione della Santa Sede, seduto al Tavolo 40 dove si è parlato dell’eredità politica di Expo: «È emersa una richiesta forte, quella che il cibo sia condiviso. Ciascuno deve prendere la propria responsabilità con decisione. La strada per risolvere la questione è la rimozione strutturale delle cause. Il Papa parla di diseguaglianze e sprechi. Un Paese deve interrogarsi se garantire l’acqua e la terra alla propria popolazione e non invece fare scelte che lasciano spazio alle multinazionali, favorenti solo il Nord del mondo. Noi siamo all’Expo per ribadire che su questi temi bisogna prendere iniziative concrete. La Carta di Milano probabilmente può “costringere” tutti i partecipanti a Expo, oltre che a prendere coscienza di questa situazione, anche a prendere iniziative, a livello di diritti e di stili di vita. Su questo c’è tanto da fare anche nelle nostre case e nelle nostre famiglie. Expo è una grande occasione e lo si conferma anche oggi».

Rispetto della persona e del bene comune

«Mi pare che il messaggio del Papa abbia messo a fuoco la questione-cardine» – riflette don Roberto Davanzo, direttore di Caritas Ambrosiana, presente ai lavori del Tavolo 42, “Guerra alla povertà” -. Infatti il Santo Padre ha richiamato il dovere di evitare chiacchiere a vuoto quando si parla di cibo. Francesco ha denunciato lo sport diffusissimo di blaterare su questi argomenti che costano la vita a milioni di donne e uomini. È un richiamo a essere concreti e ad avere, specialmente dal punto di vista del mondo della politica, ben chiaro il rispetto della dignità della persona e la costruzione del bene comune. Questi sono i due “fari” che devono accompagnare ogni politico autentico. Naturalmente questo dice che la sconfitta del fenomeno della fame – che significa la sconfitta della povertà e degli squilibri spaventosi che ci sono nel Pianeta -, è un compito che non può essere affidato soltanto al generoso mondo del volontariato, del privato sociale o dell’associazionismo: è appunto una battaglia che va affrontata con la responsabilità piena di chi ha l’impegno a governare e a orientare politicamente le scelte internazionali e nazionali».

Un articolo ad hoc nella Costituzione

Convinto della grande rilevanza, in questo contesto, della Carta di Milano, il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, promotore dell’“Expo delle Idee”: «È un impegno per il futuro, un grande atto di consapevolezza per i cittadini, le imprese, le associazioni e le istituzioni. La Carta sarà un’eredità immateriale e, credo, lo strumento migliore per far crescere la coscienza sui grandi temi che anche il Santo Padre ha richiamato nel suo messaggio. Diversi articoli della nostra Costituzione tutelano e accompagnano la questione del diritto al nutrimento, ma non c’è un articolo che esplicitamente renda evidente l’impegno della Repubblica per garantire il cibo in particolare agli indigenti. Penso che sarebbe un segno importante per il nostro Paese essere il primo in Europa a dare questo segnale, inserendo nella Costituzione un articolo ad hoc. Ritengo che, nell’anno di Expo, sia doverosa questa riflessione».

Dai politici ai teologi, come monsignor Pierangelo Squeri, preside della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, partecipante al Tavolo 18: «La presenza della teologia cattolica in un Tavolo interreligioso credo sia un ruolo al quale non ci si può sottrarre. La sensazione è che la gente comprenda che c’è un nutrimento certamente problematico, come quello fisico, ma che esiste anche una fame di nutrimento spirituale. Questa “fame” non ha più parole per dirsi. Difatti, nel mio intervento ho sottolineato che noi per primi, uomini delle religioni, dobbiamo assicurarci che non circoli una religione-spazzatura, ma che arrivi della buona religione, capace di dire parole che la gente comprende. E questo il “pane” di cui si ha fame».

La fiducia dei giovani

E tra i Side Events anche una presentazione importante riguardante il rapporto tra “I giovani ed Expo”, così come è emerso da una ricerca del “Rapporto Giovani” promosso dall’Istituto Toniolo. «Il dato generale più significativo è il fatto che i giovani italiani, nonostante stiano attraversando un periodo di difficoltà nei confronti del mercato del lavoro e della progettazione del loro futuro, di incertezza e sfiducia di fronte alla politica e alle istituzioni, vedano Expo come occasione e come opportunità importante. Una sfida che l’Italia dovrebbe cogliere al meglio», evidenzia Alessandro Rosina demografo dell’Università Cattolica e coordinatore del “Rapporto”. «Per i giovani il tema dell’Esposizione è molto attraente e dai risultati uno dei dati più eclatanti è proprio questo: oltre il 90% dei giovani considera il tema dell’Expo come pienamente inserito nei loro valori e nella loro visione del mondo. C’è, poi, la dimensione internazionale che piace, che convince e alla quale vogliono partecipare. Significativo che vi sia una parte di giovani, soprattutto i Neet – quelli più in difficoltà – che auspica che l’Expo possa diventare un’occasione per l’innovazione, per la sperimentazione e per migliorare le possibilità di crescita del Paese».

«L’iniziativa che si sta venendo a delineare sempre più nitida e prossima, incontra un interesse crescente – analizza il rettore della Cattolica Franco Anelli -. Lentamente Expo sta entrando nella città, si rende sempre più percepibile e visibile e credo che anche i ragazzi possano rendersi conto che potrebbe essere un’opportunità per reinnescare movimenti che nella società attuale si ha la sensazione siano rallentati o addirittura fermi. Usciamo da anni di declino e, allora, iniziative così importanti, capaci di dare degli shock come Expo, hanno appunto il senso di scuotere un intero contesto sociale e credo che sia proprio questo l’oggetto dell’attesa principale che si percepisce: sperare che questa immissione di energia, di attività, di cose che verranno fatte, riesca a togliere la ruggine, per così dire, dagli ingranaggi».

«In realtà, ciò che sorprende è l’atteggiamento di maggiore calore e di maggiore interesse che i giovani evidenziano nei confronti dell’Expo, se lo confrontiamo con quello che emerge invece nelle ricerche nazionali sulla popolazione adulta – conclude l’amministratore delegato di Ipsos, Nando Pagnoncelli -. Non era un dato scontato e i giovani stanno guardando a questo evento con occhi un po’ meno velati da scetticismo e disincanto come si era immaginato. Rispetto agli adulti i giovani mostrano atteggiamenti decisamente più convinti. Che cosa li attrae? In particolare due aspetti: uno è il tema che è, in effetti, straordinario e molto vicino anche alla sensibilità giovanile. Inoltre ritengo, sperano che Expo possa rappresentare un’opportunità per  far ripartire l’economia del nostro Paese».

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