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Su «Scarp de’ tenis» un’Italia che non ha paura di accogliere

Sul numero di aprile del mensile di strada storie che contraddicono l’immagine di un Paese razzista e xenofobo

28 Marzo 2018

L’Italia è un Paese intriso di ostilità e razzismo. È l’allarme lanciato da alcune ricerche, non ultima quella elaborata da Amnesty International. Ma davvero siamo così? Cosa ne è stata dell’Italia accogliente e generosa? «Colpa della precarietà lavorativa delle fasce medio-basse della popolazione – spiega il professor Maurizio Ambrosini -. È da questa insicurezza che nasce la paura dell’altro, dello straniero che diventa tuo concorrente».

Ma c’è un’Italia che sfugge alle ricerche e che ogni giorno lavora e vive con gli stranieri, un vissuto fatto di incontri e solidarietà. Scarp de’ tenis è andato a cercare qualcuna di queste storie e le racconta sul numero di aprile. Come la storia di Ionica, di origine rom, accolta dopo l’ennesimo sgombero al centro di autonomia abitativa di via Novara: oggi lavora alla stireria Taivè, della Caritas. Come la storia di un gruppo di parrocchie della zona di Varese che hanno dato il via a forme di accoglienza diffusa. Come la storia degli studenti del Mosè Bianchi di Monza che nel progetto di alternanza scuola-lavoro insegnano italiano ai rifugiati. Come la storia di Fumane, il paese in provincia di Verona, dove i rifugiato si sentono come a casa. Come la storia di Bouyagui Konate, dal Mali a Napoli dove ha creato una start-up e ha aperto un ristorante multietnico. Un’Italia diversa, insomma. Che non ha paura di accogliere e di integrare.

Su questo numero di Scarp de’ tenis ci sono poi come sempre tante altre storie: l’uomo che costruisce meridiane, la storia del giornalista Rai che ha portato la reliquia di Sant’Eustachio al monastero del Monte Athos, un dossier sull’arte delle marionette a partire dalla grande esperienza della famiglia Colla di Milano.

Scarp de’ tenis si può acquistare dal venditore con la pettorina rossa fuori dalla parrocchia.