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Tre giorni decani

Da Pietre vive a Santi per vocazione
Linee-guida del nuovo Anno pastorale

Il cardinale Tettamanzi, nella “Tre giorni” in corso a Venegono, ha presentato ai 74 decani il percorso pastorale per il 2010-2011. Dopo l’anno di riposo in Dio, «è tempo ora - ha spiegato l’Arcivescovo - di esplicitare la vocazione alla santità». Presentati anche i sette temi per il lavoro pastorale, raccolti nel testo “n cammino con san Carlo”

Davide MILANI

8 Settembre 2010

«I decani sono necessari, insostituibili nella nostra Chiesa locale – per come è fatta – per realizzare sempre più la prossimità del Vescovo al territorio, alle comunità cristiane. La valorizzazione dei decani dovrebbe essere ancor più evidente». Così l’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, ha introdotto i tre giorni di raduno – in svolgimento al Seminario di Venegono da lunedì 30 agosto a mercoledì 1 settembre – con i 74 decani della Diocesi di Milano, i responsabili degli uffici della Curia, i vicari episcopali e i vescovi ausiliari.

Il decano, segno della prossimità del Vescovo alle comunità

La riflessione sulla figura del decano è stata particolarmente utile per i 27 nuovi, in carica da poche settimane, che con questo incontro iniziano il proprio servizio quinquennale. Le parole dell’Arcivescovo, la riflessione sul servizio che i decani svolgono offerta da don Gianpaolo Citterio di Rho e il confronto reciproco si sono rivelate occasione opportuna anche per i 47 che sono stati rinnovati nel proprio incarico. Il lavoro dell’Arcivescovo con i decani costituisce anche la simbolica “restituzione” del lungo e paziente lavoro di suggerimento, ascolto e confronto (con i decani, il consiglio episcopale, i consigli pastorali e presbiterali diocesani) che ha portato alla nascita e alla definizione del percorso pastorale per il nuovo anno 2010-2011. Centro della prima giornata di lavoro è stata la presentazione delle linee fondamentali dell’anno che ufficialmente si inaugurerà con il Pontificale dell’8 settembre in Duomo.

Da “Pietre Vive” a “Santi per vocazione”

Dopo l’anno di riposo in Dio, nel quale si è voluto puntare sull’essenziale (il rapporto con Dio e la spiritualità spiegato nella lettera dello scorso anno “Pietre vive”) «è tempo ora di esplicitare la vocazione alla santità: siamo santi per vocazione!», ha spiegato il cardinale Tettamanzi. Figura esemplare sarà quella di san Carlo Borromeo, nel IV Centenario della sua canonizzazione (1° novembre 1610). Gli elementi fondamentali per questa avventura l’Arcivescovo li ha definiti nella nuova lettera a tutti i fedeli “Santi per vocazione”, uno strumento che «vuole aiutare a riscoprire il cristianesimo e il suo segreto». Tre le linee fondamentali di questa lettera: Gesù Cristo, la Chiesa, il cristiano. L’esemplarità di san Carlo nella contemplazione di Gesù Crocifisso – cuore della sua spiritualità – pone una domanda ineludibile alla Chiesa: «Ci lasciamo ancora provocare oggi dal paradosso della croce?». La seconda linea definisce il rapporto tra la Chiesa e la santità: «Quella di san Carlo è stata una santità che ha educato e continua ad educare la Chiesa: la sua è stata una santità popolare – quella di un vescovo che ha vissuto in mezzo al popolo – missionaria e contagiosa. Un santità che il Borromeo ha perseguito nel suo ministero di vescovo, fondando la sua azione pastorale sul Vangelo, sul desiderio di conformazione a Cristo e nell’ascolto del grido dei poveri che si alzava dalla città ferita dalla peste e dalla miseria». Il compimento di questo percorso – ed è il terzo capitolo di “Santi per vocazione” – sta nella consapevolezza della chiamata universale alla santità: la vocazione del cristiano. «Ciascuno è chiamato a santità – ha spiegato il cardinale Tettamanzi – e in san Carlo vocazione e santità crescono insieme: tutti siamo chiamati a trasmettere la fede, secondo le diverse vocazioni».

Sette temi per il lavoro pastorale

Il secondo giorno di raduno dei decani è coinciso con la presentazione e il confronto sugli adempimento concreti richiesti, raccolti nel testo “In cammino con san Carlo”. Un lavoro preceduto da una forte e chiara premessa dall’Arcivescovo: «Queste iniziative proposte a tutta la Diocesi devono restare fortemente collegate con le linee ispiratrici spiegate in Santi per vocazione e non risolversi in un attivismo separato dal progetto complessivo». È toccato a monsignor Gianni Zappa, moderator Curiae della Diocesi, presentare nei dettagli le linee operative e i relativi adempimenti concreti. Sette i temi raccolti in altrettante schede: la fase battesimale dell’iniziazione cristiana, i segni concreti della carità; la pastorale vocazionale; la formazione di base dei laici; la carta di comunione per la missione; la visita alle famiglie; preghiere e gesti per il Quarto centenario della canonizzazione di san Carlo. «Queste schede non delineano iniziative straordinarie o saltuarie, bensì sono strumento per organizzare e rilanciare l’impegno pastorale ordinario», ha spiegato monsignor Zappa. «Tutti devono sentirsi e comportarsi da protagonisti in questo cammino: le comunità cristiane, i sacerdoti, gli Uffici di Curia. Ad essere protagonisti saranno in particolare i laici, il cui ruolo risulta centrale in tutti e sette gli ambiti».

Un cammino segno della comunione diocesana

Non semplici “compiti” da eseguire quindi, ma «linee operative da declinare e incarnare sul territorio, tenendo conto della sua concreta situazione e maturazione pastorale, nel segno dell’originalità e specificità tipica di in una grande e variegata Diocesi come è la nostra», ha precisato il cardinale Tettamanzi. Dal lavoro dell’assemblea dei decani emerge come la celebrazione del centenario della canonizzazione di san Carlo Borromeo non significhi semplicemente tornare al passato per conoscere un grande santo bensì – come ha raccomandato l’Arcivescovo – «sostenere la sfida rivolta oggi alla Chiesa milanese: il cammino verso la santificazione. Un cammino che deve coinvolgere tutta la Chiesa ambrosiana, deve diventare evento, grazia e responsabilità per la Chiesa tutta. L’attuazione di queste linee guida siano il segno concreto della comunione diocesana».